Foto di Gustave Denuncio |
Dal lockdown del 2020 in poi è apparso chiaro che il diritto alla mobilità, da sempre propagandato come caposaldo del mondo globalizzato (vedi Airbnb o i fantomatici Erasmus) per la sua capacità di generare grandi profitti, sarebbe divenuto man mano inaccessibile ai più.
Se in quegli anni, infatti, furono le misure di contenimento anti contagio a determinarne le restrizioni in chiave emergenziale, queste diventano strutturali a causa dell'aumento spropositato dei prezzi. Che si tratti di auto, aereo, treno o nave, si assiste ad un'inflazione inarrestabile.
Il problema è che questa impennata dei costi non sembra scalfire l'Overtourism, alimentato da una crescente moltitudine che si affaccia sul mercato in cerca dell'agognato viaggio esperienziale, anche se breve e sfuggente, dove è possibile risparmiare solo se si approfitta di offerte last minute o con un'ampia programmazione anticipata delle vacanze (a cui si aggiunge il costo delle assicurazioni per coprire le inevitabili disdette).
Il progressivo venir meno del diritto a spostarsi diventa assai più incisivo se si guarda alla mobilità interna ai territori in cui si abita, specie se motivata da ragioni di lavoro, cura o altra necessità.
Alcuni esempi nella città dove vivo.
Negli ultimi anni il prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici a Napoli è progressivamente salito, fino ad arrivare ad € 1,80 per un ticket valevole per 90 minuti, a fronte di disservizi quotidiani. Da ultima rilevazione anche l'RC auto ha subito un ulteriore aumento del 6,2% a livello nazionale rispetto al 2023, che su Napoli vede il primato nazionale annuo di € 583 in media. Non va meglio sul fronte dei taxi, dove da settembre si registrerà un aumento delle tariffe fino al 15%.
Ai costi dei trasporti privati e pubblici si accompagnano quelli degli altri beni e servizi che rientrano comunque nell'ambito del diritto alla mobilità in senso lato, poiché chi si sposta deve poter mangiare, riposare, ecc., sperimentando così un costo della vita fuori controllo, senza alcuna forma decente di sostegno al welfare. E purtroppo Napoli si riconferma a luglio prima città in Italia per crescita percentuale dell'inflazione, pari al doppio della media nazionale.
Tutto questo - si ricordi - in un Paese che vede ferma la crescita dei salari da almeno trent'anni.
Alla luce di ciò, l'art. 16 della Costituzione è ancora valido?