venerdì 28 giugno 2019

Mani Su Bagnoli - Nessuno Disturbi il Manovratore

L'isolotto di Nisida. Fonte: Facebook
Preoccupatevi quando nessuno si preoccupa. Si potrebbe riassumere con questa frase l'accelerazione impressa alla bonifica e alla rigenerazione urbana di Bagnoli, ex area industriale ad ovest della città di Napoli. Le ultime sedute delle commissioni comunali sul tema hanno infatti trasmesso un'unità d'intenti senza precedenti tra le forze politiche, eccetto qualche voce critica sollevata dai consiglieri Matteo Brambilla (M5S) e David Lebro (La Città). L'ordine è avanzare, costi quel che costi. Trent'anni di stallo e di finte bonifiche sono più che sufficienti a liquidare ogni dubbio come diatriba politica, un termine caro al commissario di governo Francesco Floro Flores, a cui sta a cuore la rapidità dell'opera sopra ogni cosa. 

La definizione del PRARU come "virtuale" nel decreto n. 47 del 2019
Il PRARU (Programma per il Risanamento Ambientale e la Rigenerazione Urbana) è stato approvato nella Conferenza dei servizi del 14 giugno scorso nonostante il dissenso espresso dalla Regione Campania, ente il cui parere favorevole è invece fondamentale in virtù delle sue competenze in materia di fondi europei ed infrastrutture. E proprio sul piano infrastrutturale il PRARU appare monco, tanto da essere uno dei motivi che spinse il ministro Sergio Costa a bollarlo come "meramente virtuale" nel decreto di rilascio della valutazione d'impatto ambientale (pag. 10). L'unica cosa che sembra interessare è la destinazione d'uso dei suoli, in particolare quelli economicamente più appetibili, e lo sfruttamento della linea costiera a fini turistici e ricreativi. Tutti gli altri aspetti legati alla tutela dell'ambiente, del territorio e del tessuto sociale sono orpelli, aspetti secondari di un programma che valorizza anzitutto la profittabilità dell'operazione Bagnoli. Sono diversi i segnali in tal senso.

Non è un caso se anche il ministro Costa, apparentemente (e giustamente) inflessibile nelle sue considerazioni, abbia poi deciso di cedere dinanzi alle richieste di "chiarimenti" da parte del commissario, escludendo la necessità di una nuova procedura di valutazione d'impatto ambientale (VAS) per la localizzazione delle opere urbanistiche sui suoli individuati nel piano, contraddicendo il decreto emesso a febbraio che invece la prescriveva come doverosa

I due pareri contrastanti emessi dal Ministero dell'ambiente
Non è un caso se il commissariato di governo non si sia sentito in dovere di richiedere viceversa chiarimenti circa le tantissime altre prescrizioni formulate da Costa: dalla rimozione della colmata alla bonifica degli arenili e dei fondali, dall'adeguamento dei collettori fognari all'impatto delle nuove linee stradali e ferroviari sull'ecosistema naturale. Si tratta delle fasi più importanti del piano dal punto di vista ambientale, eppure sembrano pressoché ignorate dalla struttura commissariale. 

Non può essere frutto del caso l'annullamento delle gare per la progettazione disposto dal Consiglio di Stato, che ha rappresentato l'occasione per il "cambio di strategia" annunciato da Floro Flores e finalizzato a parcellizzare in lotti la bonifica, iniziando laddove è possibile estrarre maggior plusvalore, ossia il litorale di Coroglio e l'isolotto di Nisida. I fondi a disposizione del commissariato per la bonifica e la rigenerazione sono al momento pari a 470 milioni di euro, a fronte di un fabbisogno totale di 1,8 miliardi di euro. In attesa della registrazione della delibera del CIPE sulla tranche più consistente pari a 320 milioni di euro approvata il 4 aprile scorso, ma non ancora pubblicata in Gazzetta Ufficiale, occorre partire il prima possibile prima che una crisi di governo mescoli ancora una volta le carte in tavola.

Non è un caso che l'attenzione del commissariato di governo si concentri ora sulla realizzazione delle nuove residenze temporanee destinate agli abitanti del borgo di Coroglio, le cui case verranno espropriate in vista della riqualificazione. Al termine dei lavori i proprietari avranno la possibilità di rientrare in via preferenziale previo pagamento di una somma di denaro che al momento non risulta quantificabile in maniera precisa (che i vertici di Invitalia, l'agenzia responsabile per la progettazione ed esecuzione delle bonifiche, assicurano aggirarsi intorno al 5-10%).  

La caserma "Battisti" di Fuorigrotta in stato di abbandono. Ospiterà il carcere per donne e minori
Non è un caso che pochi giorni fa i ministri Trenta e Bonafede abbiano firmato a Napoli un protocollo d'intesa che prevede l'apertura di un carcere per donne e minori nell'ex caserma "Battisti" di Fuorigrotta, quale probabile preludio per la chiusura dell'attuale riformatorio di Nisida e l'ingresso dei capitali privati sull'isolotto. Nell'area in cui insisterà il carcere sono previste nel PRARU le nuove residenze da realizzarvi, ed è facile immaginare che il valore delle case si deprezzerà col collocamento dei detenuti. Quale immobiliarista sceglierà di investire in quell'area? E' chiaro che ancora una volta è il litorale di Coroglio a fungere da centro nevralgico dei futuri investimenti.

L'area cerchiata in rosso indica la caserma "Battisti"
Non è un caso che il presidente dell'Autorità Portuale, Pietro Spirito - uomo legato al PD e in particolare all'ex ministro alle infrastrutture Delrio - a cui spetta il rilascio delle concessioni demaniali nell'area congiuntamente col commissario, abbia chiesto quali siano le ricadute giuridiche della proroga di ulteriori 15 anni per le concessioni autorizzata dal governo Conte, visto che ad oggi il litorale di Bagnoli è preda di locali e discoteche che organizzano serate a tambur battente, molti dei quali titolari di tali concessioni. Una situazione che non può non porre una pesante ipoteca sulla futura spiaggia pubblica istituita dal Comune nel 2012.
Le richieste del presidente dell'Autorità Portuale in merito alle concessioni demaniali


Non è un caso se l'assessore all'urbanistica Carmine Piscopo possa affermare oggi che la moneta urbanistica con cui ripagare la realizzazione del parco pubblico e il recupero del paesaggio marino e costiero è la stessa già prevista nei piani urbanistici precedenti, che passa attraverso la riconferma dell'indice di fabbricabilità pari a 0,68 mc/mq, al cui valore apparentemente basso - è bene ricordare - si giunse all'epoca ricomprendendo aree assolutamente non edificabili, tra cui il costone di Posillipo e la colmata da rimuovere. Solo così si è potuto giustificare l'inserimento di ben 200 mila metri cubi di nuove residenze, per un totale di oltre 2 milioni di metri cubi previsti in piena zona rossa per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei.  

Francesco Gaetano Caltagirone
Non è un caso se il commissariato abbia dichiarato di voler concludere un accordo transattivo con l'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, proprietario della Cementir, mandando a farsi benedire il principio "chi inquina paga" sbandierato per anni dal sindaco de Magistris e dai vertici governativi 5 Stelle: ancora una volta lo Stato rischia di accollarsi gli oneri di bonifica dell'inquinamento prodotti dal privato.

Non è un caso se Floro Flores affermi di aver parlato con l'ANAC presieduta da Raffaele Cantone per chiedere maglie più larghe nei controlli al fine di garantire le ricadute occupazionali sul territorio. Cosa significhi ciò e quali siano le effettive competenze dell'Autorità nazionale anticorruzione in materia occupazionale non è ben chiaro. Il richiamo ai posti di lavoro sembra essere funzionale alle imminenti elezioni regionali, su cui si gioca buona parte della partita con il governatore Vincenzo De Luca, e al rinnovato interesse nazionale per la realizzazione delle "Grandi Opere" il cui frutto più evidente è dato dal decreto Sblocca Cantieri.

Non è un caso se gli esponenti nazionali più importanti di Lega e M5S, ma anche del PD che sul territorio ha tanti, troppi interessi, abbiano deciso di silenziare tutta l'operazione. Un sostanziale consociativismo che delinea una perfetta continuità tra voleri passati e presenti. Il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti nell'affaire Bagnoli rimane oscuro, tenuto conto che il commissario Floro Flores ne è uno dei consiglieri di amministrazione. Non è tanto peregrina l'ipotesi che la cassaforte del risparmio postale possa essere utilizzata come strumento per costruire e gestire grandi infrastrutture (ad esempio il porto turistico di Nisida) attraverso un partenariato pubblico-privato, o come garanzia per gli ingenti investimenti privati previsti nel PRARU (pari a 600 milioni di euro). Sul punto si scontrano due visioni dell'economia assolutamente antitetiche. Una cosa è l'idea di uno Stato che metta al centro la gestione pubblica dell'economia attraverso propri organismi di investimento e controllo, un'altra cosa è uno Stato che ricorre alle proprie riserve per cedere ulteriori quote di pubblico sottoforma di finanziamenti a pioggia o di partecipazione alla costruzione di opere pubbliche che verranno poi affidate alla gestione delle grandi imprese private a canoni irrisori: quest'ultimo modello economico si chiama "outsourcing", e ha consentito ad imprenditori come lo stesso Floro Flores di ottenere l'Arena Flegrea e lo Zoo - beni gestiti dalla Mostra d'Oltremare SpA, di proprietà di Comune, Regione, Città Metropolitana e Camera di Commercio - ad un canone annuo rispettivamente di 48mila euro e 30mila euro (qui l'elenco completo), a fronte di guadagni enormemente superiori.

In questo Paese è ancora consentito usare la parola tradimento?

- Il Comunicato Stampa delle commissioni consiliari del 26 giugno

sabato 8 giugno 2019

Assalto alla Città



Quando alcuni mesi fa venne presentato il progetto di riqualificazione del rione Sanità, qualcuno pensò di trovarsi dinanzi alle solite trovate megalomani che la politica napoletana è abituata a sfornare in prossimità delle scadenze elettorali. Ma l'annuncio della imminente stipula della convenzione tra Mibac e Comune di Napoli per l'elaborazione di uno studio di fattibilità, come annunciato dal presidente della municipalità Ivo Poggiani, sembra avergli dato concretezza. Le linee progettuali, redatte dall'università Federico II di Napoli, prevedono, oltre al prolungamento dell'Alta velocità nel cuore della città, la costruzione di una nuova rampa della tangenziale che vada ad immettersi nella trama viaria del rione. In prossimità del nuovo ingresso è prevista la costruzione di mega-parcheggi per 2000 posti auto, da collocarsi nelle delicate cavità tufacee che lambiscono le Catacombe di San Gennaro, in gran parte di proprietà della Curia.  

Frame del progetto (Fonte: Repubblica Tv)
Le motivazioni addotte per un'opera del genere sono le più svariate: si va dallo scomodare la rievocazione dello storico sopruso compiuto dai francesi nel 1800 con la costruzione del famigerato ponte della Sanità, fattore di isolamento del rione dal resto della città, fino alla ben più prosaica necessità di rendere il centro storico fruibile per i crescenti flussi turistici. Qualunque cosa pur di giustificare una delle più grandi speculazioni edilizie dai tempi d'oro del terremoto, quando i vari ministri Scotti e Cirino Pomicino (attuale presidente della Tangenziale di Napoli SpA) costruivano le fortune d'una vita sulle macerie di quegli anni. Nel partecipare al convegno indetto dall'università, il presidente della Camera Roberto Fico non ebbe difficoltà ad ascrivere il progetto nell'ottica di un piano complessivo di rigenerazione urbana di Napoli, insieme al sindaco Luigi de Magistris, al governatore Vincenzo De Luca e al sacerdote della chiesa di San Vincenzo Antonio Loffredo, grande sponsor della riconversione delle cave dello Scudillo in chiave turistica fin dai tempi del romanzo Nostalgia del compianto Ermanno Rea, al quale ne avrebbe parlato con lo pseudonimo di don Luigi Rega
Fico, Poggiani e de Magistris (Fonte: il Gazzettino Vesuviano)

Proprio le motivazioni a sostegno del progetto non reggono a semplici considerazioni: la tangenziale, lungi dal decongestionare un quartiere densamente abitato come la Sanità, è da sempre un fattore di aggravamento del traffico a causa della sua collocazione in prossimità del centro cittadino, oltre che dello scandaloso pedaggio; senza tener conto che l'opera potrebbe essere sfruttata dal gruppo Benetton per ottenere un ulteriore prolungamento della convenzione col Ministero delle infrastrutture, così come avvenuto per quella scaduta nel 2009 e prorogata fino al 2037 dietro il pretesto del cantieramento di nuovi lavori. Cosa dire poi del fatto che tutto ciò cozza contro qualsivoglia programma di disincentivazione del mezzo privato a favore dei trasporti pubblici. Dove sono finite le idee di car sharing, di mobilità sostenibile?

L'impressione è che pur di rendere la città a misura di turista, si finisce ancora una volta per piegare gli strumenti istituzionali al meccanismo di accumulazione del capitale. Strumenti che invece rimangono assolutamente inerti laddove sarebbe prioritario intervenire a sostegno dei tanti che non traggono alcun beneficio da questa nuova rincorsa all'oro: si tenga presente che ad oggi non c'è traccia delle delibere annunciate mesi fa da de Magistris, volte a regolamentare il fenomeno dei bed&breakfast spuntati come funghi nel centro storico, a cui è seguito il vertiginoso aumento dei fitti che ha spinto il procuratore Giovanni Melillo al paragone con la realtà immobiliare di Manhattan a New York. Emblematico di questo laissez-faire è stato il cartello "vendesi" apposto in un vicolo del centro storico, su cui il proprietario si è premurato di riservarlo ai soli turisti, con un laconico non ai napoletani. Un deja-vu che rimanda ad analoghi divieti rivolti ai meridionali emigrati nel Nord Italia, e che evidenzia come il disprezzo sociale sia un problema di classe e non di localizzazione geografica. 

Il cartello anti - napoletani

Ma che il mattone rappresenti ancora una volta il presente e il futuro della classe dirigente italiana, sia da un punto di vista statico (la messa a reddito della proprietà privata) che da un punto di vista dinamico (il ciclo del cemento), lo dimostrano le modifiche che il governo gialloverde sta approntando al codice dei contratti pubblici. L'obiettivo dichiarato è quello di estrarre ulteriore plusvalore da un territorio ormai esangue e altamente antropizzato, stanco di pagare tributi alla logica del profitto. A livello locale è sufficiente spulciare alcuni permessi a costruire rilasciati dall'amministrazione comunale per capire che la direzione intrapresa non è poi così diversa dai rampanti anni '80. Uno di questi prevede la demolizione di un opificio industriale abbandonato lungo via della Stadera - arteria orientale che connette la città col suo sgangherato hinterland - per far posto ad un grosso complesso residenziale usufruendo del bonus del 35% in più di cubature consentite dal Piano Casa approvato nel 2009 dall'allora governo Berlusconi. Ad aggiudicarsi l'affare è stato il costruttore napoletano Francesco Fontana, più volte finito nel mirino della magistratura per reati di abusivismo edilizio. 

Il procuratore di Napoli Giovanni Melillo
Ed è proprio l'economia informale il vero deus ex machina in grado di orientare il mercato immobiliare a queste latitudini, nonostante ci si sforzi di narrare una criminalità organizzata ormai ripiegata su sé stessa e ridotta a livelli di gangsterismo giovanile. Questo forse è vero per le paranze di giovanissimi, ma non per le organizzazioni più radicate, ormai proiettate nel mondo degli affari. Proprio il procuratore Melillo ci ha tenuto a sottolineare che gli alti prezzi delle case praticati a Napoli sono il frutto dell'inquinamento criminale nel mercato immobiliare, denunciando al contempo la collusione dai ceti professionali con la camorra, con rapporti tali da non consentire un agevole inquadramento delle fattispecie in chiave di diritto penale. A Crescenzo Esposito, presunto riciclatore al soldo di più clan, l'antimafia ha disposto pochi giorni fa il sequestro di 49 unità immobiliari. Fu arrestato nel 2017 quando venne coinvolto con alcuni commercialisti e funzionari di banca accusati di aver riciclato un ammontare di denaro pari a 700 milioni di euro. Cifre astronomiche, così come il numero di 1200 unità immobiliari che in quell'occasione furono sequestrate in tutta Italia. E qui si sta parlando solo della punta dell'iceberg, ossia di ciò che le indagini della magistratura riescono a scoperchiare, e soprattutto a reggere alla prova dei processi. Il mese scorso la DDA di Napoli si è vista sconfessare in primo grado il teorema accusatorio costruito ai danni di 25 imputati, quasi tutti assolti dall'accusa di far parte del clan Mallardo, a cui è seguito il dissequestro di beni mobili e immobili pari a 300 milioni di euro
Palazzo Caracciolo

A questo quadro bisogna aggiungere quegli enti istituiti dalla politica per dirottare denaro pubblico con l'obiettivo di conferirlo ai privati (a scopo di sviluppo, per carità!). Invitalia, l'agenzia per gli investimenti controllata dal Ministero dell'economia, ha staccato un assegno da 28 milioni di euro (di cui 11 milioni a fondo perduto) ai proprietari dei grandi resort cittadini. L'obiettivo dichiarato? Realizzare un nuovo polo del lusso. Secondo il comunicato di Invitalia "le imprese coinvolte sono la Palazzo Caracciolo SpA, che nel 2017, dopo la ristrutturazione e riqualificazione di “Palazzo Caracciolo”, ha acquistato lo storico Hotel Britannique trasformandolo in un hotel a 5 stelle, e la O.S.A.R.A. S.r.l, proprietaria del prestigioso Grand Hotel Parker’s a Napoli da quasi 70 anni." L'Invitalia così solerte verso gli albergatori è la stessa che poche settimane fa si è vista annullare dal Consiglio di Stato il bando di gara per la bonifica dell'ex area industriale di Bagnoli, spingendo così il commissario Floro Flores ad operare un "cambio di strategia" per accelerare le operazioni: non più un'unica azione globale di bonifica, bensì la suddivisione del territorio in lotti, iniziando prioritariamente dove sono previste le nuove cubature residenziali, in spregio alla definizione di zona rossa a rischio vulcanico che coinvolge l'intera area flegrea. Per le aree non interessate dalle residenze poi si vedrà.

E proprio il caso di dire: vecchie logiche che sanno di nuovo, o nuove logiche che sanno di vecchio? La finalità appare sempre la stessa: il profitto per gli affaristi, la sopravvivenza per i politici.