giovedì 18 marzo 2021

Mani Su Bagnoli - I Fantasmi del Terremoto (prima parte)

Il campetto dove Jorit ha da poco ultimato la sua opera dedicata al rapper catalano Pablo Hasel, arrestato dalle autorità spagnole, dista poche centinaia di metri in linea d'aria dai suoli di proprietà privata della collina di San Laise. Oltre ai terreni di pertinenza della FBNAI (che abbiamo spiegato essere in realtà un'azienda pubblica di servizi alla persona), esistono ulteriori ettari che hanno subito diversi cambi di proprietà negli ultimi decenni.

IL PIANO CASE SULLA COLLINA DI SAN LAISE

Nel bollettino firmato dal vicesindaco Carmine Piscopo, deus ex machina della delibera sui beni comuni e ideatore del Pua (piano urbanistico attuativo) elaborato per l'ex base Nato, si evince come i terreni appartenessero in origine alla famiglia Salluzzo conti di Corigliano, sui quali vivevano da generazioni diverse famiglie di coloni. Successivamente, all'insaputa dei coloni stessi, i Salluzzo vendevano tutto alla SIMIT Spa, una società con sede legale a Milano, ma gli uffici a Maddaloni nel casertano.

Negli stessi anni - siamo in epoca post-sisma in Irpinia - il commissario straordinario alla ricostruzione, nella persona dell'ex sindaco Carlo D'Amato, aveva deliberato nel 1987 la costruzione e l'acquisto di nuovi alloggi da destinare agli sfollati del terremoto e del bradisismo puteolano, sulla base dei finanziamenti stanziati con la legge n. 94 del 1982 (art. 2). Tra gli interventi finanziati rientrava la realizzazione di ben 910 vani residenziali proprio sui terreni limitrofi alla ex base Nato. 

La nuova cementificazione fu denunciata da alcune interrogazioni parlamentari provenienti da diversi gruppi politici (qui, qui, qui e qui), e la risposta dell'allora ministro all'ambiente Giorgio Ruffolo era sempre la medesima:

Non è stata effettuata alcuna valutazione d'impatto ambientale perché non prevista per legge. L'area oggetto dell'intervento è di solo 20 mila quadrati di cui solo le aree di sedime dei fabbricati, cioè circa 2 mila metri quadrati, non saranno destinate a verde e quindi l'alterazione, in termini percentuali, della quota di verde pro capite è trascurabile.

A quel punto iniziarono gli espropri dei coloni, come previsto dalla legge n. 219 del 1981. Molti furono costretti ad andarsene, qualcun altro riuscì ad opporsi e a rimanere. Alla fine gli alloggi non si fecero più, sia grazie alla resistenza opposta dai coltivatori e dalle associazioni, sia in virtù del cambio di strategia che si registrava verso la fine degli anni '80 da parte della classe dirigente cresciuta sulle rovine del sisma: la gallina dalle uova d'oro non erano più le case, bensì le grandi infrastrutture. Ma di questo occorre parlarne nella seconda parte di questa mini-inchiesta che spero di pubblicare a breve.

I NUOVI PROPRIETARI

L'ex base NATO sulla collina di San Laise

Sempre sulla base dello scritto di Piscopo, i suoli passano nuovamente di proprietà, e precisamente alla Ingegneria e Costruzioni Generali Spa. Scorrendo sul registro imprese risulta trattarsi di un'impresa di costruzioni con sede a Napoli in via Gaetano Filangieri, 72. Da fonti di stampa si apprende poi che l'amministratore risulta essere Rossella Raiola, il cui nome è finito tra le carte dei Panama Papers per il ruolo di director in due società offshore nelle Isole Vergini Britanniche e alle Seychelles. 

Paolo Cirino Pomicino
Nel corso degli anni la ICG2 Spa (acronimo dell'impresa suddetta) ha cambiato più volte sede in quel di Roma, per qualche tempo è transitata anche in via Giosué Carducci 10, nota per essere stata a lungo la location della galassia di società legate all'entourage di Paolo Cirino Pomicino, in particolare facenti capo al suo storico collaboratore Vincenzo Maria Greco, l'ingegnere finito nel 2016 agli arresti domiciliari per il crac di Impresa Spa (il processo è iniziato pochi mesi fa), una delle aziende impegnate nella realizzazione del Tram veloce di Firenze, opera da 257 milioni di euro fortemente voluta dal tandem Verdini - Renzi. L'accusa è di aver svuotato le casse di Impresa, soldi che sarebbero stati utilizzati per le spese personali proprie e dei figli di Greco. Il danno sarebbe pari a 25 milioni di euro, a fronte di un ammontare di debiti pari alla cifra monstre di 700 milioni di euro, in gran parte accumulato nei confronti del fisco e dei dipendenti. In quell'inchiesta fu coinvolto anche l'altro socio di Impresa, Raffaele Raiola, costruttore napoletano impegnato su diversi fronti anche a Napoli, anche lui finito nell'inchiesta giornalistica dei Panama Papers.

Proprio i Greco e la ICG2 erano parte della cordata imprenditoriale interessata alla costruzione della centrale geotermica di Agnano, un progetto che suscitò tante proteste per i rischi connessi alla caldera dei Campi Flegrei, e che venne bloccato dalla Regione solo nel 2017. In quella cordata figuravano molti dei protagonisti del periodo storico della ricostruzione e che in effetti sull'area flegrea non sembrano aver mai mollato la presa.

IL RISCHIO DI SPECULAZIONI E LA FAMIGLIA PETRONE

Tornando alla collina di San Laise, il vicesindaco Piscopo chiarisce che il progetto complessivo di recupero del parco (elaborato tra gli altri dallo stesso Giovanni Grasso, presidente del circolo di Legambiente "Thomas Sankara" che ha ottenuto in concessione i terreni della Fondazione, ne abbiamo parlato qui) è finalizzato ad evitare che si verifichino speculazioni edilizie nei terreni della Ingegneria e Costruzioni Generali Spa. Un intento lodevole, ma che al momento rimane su carta. Sarebbe interessante capire se e come il Piano urbanistico approvato dal Comune preveda misure finalizzate alla tutela di quelle aree, visto e considerato che attualmente rimangono nella piena disponibilità di un'impresa che ha per oggetto sociale "la esecuzione di opere edili di qualsiasi genere per conto proprio, di pubbliche amministrazioni, di enti e di privati, in appalto o in concessione". Una soluzione potrebbe essere l'acquisto da parte dell'ente pubblico, il Comune o la stessa Fbnai, e la concessione alla coltivazione secondo regole e procedure trasparenti e partecipate, senza intermediari privati di sorta.

Occorre poi menzionare un ulteriore elemento che ha il sapore della beffa: il bando di gara emanato da Legambiente, per aprire ai cittadini della municipalità la coltivazione delle terre, impediva di partecipare a chi avesse in proprietà, in concessione o in uso terreni agricoli. Una condizione che, seppur animata dalla migliore delle intenzioni per dare spazio a chi non ha mai coltivato la terra (ma molti dubbi li sollevai sulle modalità con cui quel bando venne pubblicizzato), ha finito per tagliare fuori i pochi coloni non ancora espropriati, ossia coloro che hanno impedito agli avvoltoi del post-terremoto di cementificare la collina.

E come in un puzzle dove ogni tassello trova alla fine il suo posto, sempre a poca distanza dal murales di Jorit ecco spuntare il nuovo quartier generale della Petrone group, potente famiglia di imprenditori napoletani che oltre al settore farmaceutico e dei centri diagnostici, ha esteso i propri interessi nel campo dell'edilizia e in quello della gestione di parcheggi, in qualità di soci di maggioranza delle imprese della Quick No Problem Parking, società leader della sosta privata a Napoli e nel resto d'Italia. Fino a qualche anno fa vicepresidente del CdA di una delle loro aziende farmaceutiche, la Pierrel Spa con sede operativa a Capua, era uno dei protagonisti citati  prima. Indovinate chi? L'ex ministro Paolo Cirino Pomicino, ancora lui (Link).

Per questo non è il caso di scannarsi per un campetto privato, pur se riqualificato dalla mano di Jorit. Da queste lotte di appropriazione tribale del territorio, spacciate come rinascita di un quartiere o come processo spontaneo di mobilitazione, meglio tirarsene fuori. A maggior ragione per quel che dirò nella seconda parte di questa mini-inchiesta.

L'opera di Jorit a Bagnoli