Le proteste popolari del gennaio 2008 hanno portato alla ribalta un luogo apparentemente dimenticato da tutti, nascosto con cura da un tappeto verde che tuttavia non riesce a contenere la fuoriuscita del biogas e del percolato (durante la primavera di quest'anno un'esplosione verificatasi all'interno della cava ha generato un incendio a causa del materiale tossico presente all'interno). Quarant'anni di gestione affidate a ditte vicino alla camorra, una capienza di 8 milioni di tonnellate, rifiuti solidi urbani del Nord Italia, polveri di amianto, residui di vernice, ceneri di centrale elettrica, scorie di alluminio, il tutto sversato assieme alle 800mila tonnellate di fanghi industriali dell'Acna di Cengio, ovvero la ciliegina sulla torta.
Così scriveva Beffe Fenoglio in Un giorno di fuoco:
« Hai mai visto Bormida? Ha l'acqua color del sangue raggrumato, perché porta via i rifiuti delle fabbriche di Cengio e sulle rive non cresce più un filo d'erba. Un'acqua più porca e avvelenata, che ti mette freddo nel midollo, specie a vederla di notte sotto la luna. »
Per salvare il Bormida si è sacrificata Pianura. Anzi, si è sacrificata la città di Napoli.
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