La Mehari di Giancarlo Siani, il giovane giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, è "ritornata" nella redazione del Mattino, per onorare la memoria di chi aveva sacrificato la propria vita per inseguire la passione giornalistica. Prima di giungere al Mattino, l'auto, guidata dallo scrittore Roberto Saviano, ha compiuto un lungo giro presso le sedi istituzionali più importanti della città, ed è stata l'occasione per ribadire insieme ai tanti cittadini e alle autorità presenti un "No" netto alla camorra. Molti si sono emozionati nel vedere di nuovo quell'auto ripercorrere con le proprie forze le strade di Napoli. Un'immagine può valere più di mille parole: diventa un simbolo e trasmette una grande energia a chi crede in determinati valori. Un gesto che però ripaga solo in minima parte la solitudine in cui venne abbandonato Siani, la stessa solitudine che ancora oggi avvolge altre centinaia di cronisti sottopagati (o non pagati affatto) e costretti a lavorare in condizioni precarie, senza nessun tipo di tutela o copertura.
Io però quella Mehari così esibita e magnificata l'avevo già vista un paio di anni fa circa, quando fu esposta ad una maratona della legalità organizzata per inaugurare la rotonda di via Caldieri al Vomero (non a caso chiamata "Piazzale della Legalità"). La manifestazione era patrocinata dal presidente della municipalità Coppeto e dal neoeletto sindaco de Magistris. Il presidente Coppeto, in particolare, si lanciò in una filippica senza quartiere contro il male assoluto della camorra e contro la speculazione edilizia, ricordando come su quel luogo erano state girate le scene iniziali del film "Mani sulla Città" di Francesco Rosi.
Fu tutto molto bello e molto giusto. Ma come sempre, sono i dettagli a fare la differenza. Coppeto dichiarò che la rotonda "era stata costruita gratuitamente dalla cooperativa di residenti Parco dei fiori". Quindi, si trattò di un gesto di benevolenza e filantropia di un gruppo di cittadini, che ha voluto così onorare la memoria di Giancarlo Siani donando alla città un'opera attesa da anni. Ma fu davvero così? Oppure le cose sono un tantino più "complesse", come rispose l'Andreotti di Toni Servillo a Scalfari nel film "Il Divo"? La rotonda rientra nelle cosiddette "opere compensative" che il Comune impone alle ditte private in cambio della concessione gratuita per 90 anni di vaste aree del suolo comunale su cui costruirvi dei parcheggi pertinenziali in base alla legge "Tognoli"(box privati su suolo pubblico). E anche in quel caso, l'inaugurazione della rotonda coincise con la consacrazione dei lavori per la costruzione del parcheggio di via Guido de Ruggiero da parte della cooperativa Parco dei fiori, che oggi si staglia in tutta la sua bellezza in queste foto sottostanti:
Parlare di lotta alla speculazione edilizia e rievocare le vittime innocenti della camorra per inaugurare una rotonda che è stata utilizzata come moneta di scambio per realizzare quello che altro non è che una cementificazione del territorio, potrebbe risultare quantomeno un pochino incoerente. Un mio amico disse che così si "marketizzava" la memoria di Giancarlo Siani. Probabile, ma non è purtroppo la prima volta che ciò accade.
Ma ancor più clamorosa è stata la vicenda che ha riguardato l'inaugurazione dei lavori del parcheggio privato da 122 box di via Aniello Falcone, approvato nel 2007 con delibera di giunta dell'amministrazione Iervolino e partito ad inizio 2012 con il nulla osta dell'attuale amministrazione. Anche in quel caso fu messa in piedi una parata contro la camorra alla quale venne invitato il presidente della Federazione nazionale antiracket Tano Grasso, insieme alle autorità politiche e ai vertici di polizia della città.
Passavano pochi mesi e la Procura sequestrava il parcheggio ad imprenditori vicini al clan Polverino: i magistrati accertavano l'illegittimità del permesso a costruire del Comune e dei pareri dell'Autorità di bacino del Genio civile, nonché il pericolo rappresentato dal parcheggio per la tenuta statica di un edificio limitrofo.
Qual è quindi la morale della favola? Non è sufficiente parlare di lotta alla camorra, che anzi si presta ad essere sfruttata dai politici per imbellettare la propria immagine. Bisogna parlare di lotta ad un sistema politico, economico e culturale, che consente a vari attori sul campo, tra cui la criminalità organizzata, di potersi inserire in maniera clientelare nella gestione della cosa pubblica. E qui la denuncia si affievolisce, visto che in molti, senza questo sistema, non potrebbero occupare le poltrone che scaldano oggi.
Ma perchè parlare oggi di quell'evento di due anni fa, proprio oggi quando è stata organizzata un'altra commemorazione in ricordo di Siani? Il rischio, non so se voluto o meno, è quello di fare di tutt'erba un fascio, e non mi sembra corretto... Mi piacerebbe che l'autore di questo articolo si esprimesse anche sull'evento della settimana scorsa al PAN, in cui non c'erano palazzinari o altri pezzi della 'casta', Vorrei sapere se per l'autore di questo articolo anche le manifestazioni dei giorni scorsi, in cui De Magistris ha speso parole importanti, sono da considerarsi un abuso di simboli....
RispondiEliminaMi scusi, ma non ho capito il senso della sua critica. Perché dice che c'è il rischio di fare di tutt'erba un fascio? Io qua mi riferisco a due episodi chiave avvenuti in tempi recenti, che hanno coinvolto persone che oggi amministrano la città (ci fosse stato Alemanno, per dire, o Taglialatela, la sostanza non cambiava, il mio non è un attacco politico a de Magistris), e che a mio giudizio dimostrano come spesso la politica utilizzi i simboli dell'antimafia per imbellettare ciò che non sono altro che delle speculazioni edilizie (in questo caso), cioè i parcheggi privati al Vomero, e nascondere invece che dietro alle belle parole ci sono centinaia di giornalisti precari che non vivono una condizione molto differente da quella di Siani prima di essere ucciso.
EliminaNon so quale sia l'altra manifestazione che c'è stata al PAN, ma non credo mi sarei discostato dal parere suddetto.