Dei 51 SIN (Siti d'Interesse Nazionale), Napoli ne vanta ben tre nel solo territorio comunale. Uno di questi è quello di Bagnoli-Coroglio.
Le passeggiate sul lungomare di Bagnoli, quartiere a vocazione operaia nella zona occidentale di Napoli, sono per gli abitanti più anziani di queste strade un tuffo in un passato malinconico che i più giovani non hanno mai conosciuto. Le poche strutture rimaste dell'ex Italsider offrivano lavoro e stabilità ai residenti, ma danneggiavano irrimediabilmente un ambiente particolare e suggestivo, fatto di delicato equilibrio tra mare, verde, rocce tufacee e acque termali. Ancora oggi, a fronte del sacrificio ambientale a cui è stato sottoposto questo territorio, ci si interroga sull'opportunità di costruire un apparato industriale di quelle dimensioni che mai avrebbe da solo potuto promuovere lo sviluppo economico della regione. Ad ogni buon conto, oltre alle difficoltà sociali legate alla perdita dei posti di lavoro, c'è l'emergenza ambientale a preoccupare maggiormente.
Su quei tratti di spiaggia dove ad inizio Novecento erano situati i principali stabilimenti balneari, oggi domina il degrado e l'abbandono. Le recenti libecciate hanno sparpagliato sulla sabbia migliaia di sedimenti bituminosi (nelle foto), alcuni di grosse dimensioni, che a prima vista sembrano pietre ma al tatto rivelano la loro natura artificiale, residui delle lavorazioni industriali dell'Italsider. La sabbia presente, di origine pugliese, che ha sostituito quella “indigena” a seguito delle bonifiche fatte tra il 2007 e il 2008, risulta già annerita dalle sostanze chimiche presenti nell'acqua. All'entrata, un cartello recita insicuro: “Divieto di balneazione. E' consentita l'elioterapia”. Precetto che ovviamente non viene rispettato durante l'estate, dove centinaia di bagnanti si riversano in mare e gli abusivi spadroneggiano. Rifiuti, erbacce e ruderi completano il quadro desolante.
Oltre ai sedimenti bituminosi già presenti nel fondo del mare, la causa principale dell'inquinamento è rappresentata dalla grossa colmata costruita con i rifiuti della fabbrica. Una legge del 1996 ne impone la rimozione e il ripristino dell'antica linea di costa. Ma da allora nulla è stato fatto e le controversie, anche giudiziarie, contribuiscono ad allungare ulteriormente i tempi per la bonifica e, contestualmente, ad acuire i rischi per la salute degli abitanti.
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