Riprendo questo post della settimana scorsa da me pubblicato sul vecchio blog FreeCampania, relativo alla imminente costruzione dell'inceneritore a Giugliano.
Dopo anni di discussioni, si è deciso che l'inceneritore a Giugliano si farà: il bando di gara, a firma del commissario straordinario Carotenuto, è stato pubblicato e si procederà come stabilito dalla legge 123 del 2008 e dal piano regionale dei rifiuti che prevedono nuovi impianti di incenerimento oltre a quello già attivo ad Acerra. Inutili le proteste di comitati e associazioni.
La storia si è ripetuta ancora una volta, il mese di agosto ha regalato l'ennesima sorpresa sul fronte della crisi rifiuti in Campania. La sorpresa si chiama "inceneritore" e verrà costruito a Giugliano per smaltire le 7 milioni di tonnellate di "eco" balle accatastate in gran parte a Taverna del Re.
Con la pubblicazione del bando di gara sulla Gazzetta ufficiale, è partito l'iter burocratico: i costi dell'appalto si aggirano intorno ai 450 milioni di euro e l'impianto sarà ultimato nel giro di 3 anni. In base al cronoprogramma, i cantieri apriranno entro dicembre.
Due mesi fa, il Ministro dell'Ambiente Orlando prometteva ai cittadini campani che il Governo sarebbe intervenuto per bloccare la piaga dei roghi tossici e, contemporaneamente, per avviare le procedure di bonifica del territorio. L'avvio dell'inceneritore non può che essere vissuto come una beffa dagli abitanti di Giugliano e diventano inevitabili le proteste degli abitanti: su Facebook è già comparsa la pagina ufficiale, eloquente il titolo: "NO TAVerna del Re. Io blocco". I presupposti per un autunno caldo sul fronte delle lotte ambientali ci sono tutti.
Giugliano conta oltre 100mila anime, nel suo circondario sono disseminate 45 discariche abusive (tra cui la famigerata "Resit") e i roghi tossici, così come in tutto l'hinterland napoletano, continuano a funestare l'esistenza di migliaia di famiglie costrette a rimanere chiuse in casa. L'incidenza di patologie tumorali tra la popolazione è arrivata a livelli talmente alti che la Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti della scorsa legislatura ha definito la situazione di devastazione ambientale campana "paragonabile alla peste del Seicento".
La scelta di costruire un inceneritore che bruci le (poco eco) balle di Taverna del Re appare quindidiscutibile sia sul piano ambientale che su quello economico.
Dal punto di vista economico, la scelta dei tempi non è casuale: il bando di gara arriva a pochi giorni dall'approvazione della legge di riconversione del Decreto del Fare, ovvero l'accozzaglia di norme emanate dal governo Letta, che interviene nei settori più disparati della vita italiana. Si sa, quanto più le leggi sono confusionarie e incomprensibili, tanto più diventa semplice infilare con emendamenti e ordini del giorno "ad hoc" paroline che cambiano magicamente il senso delle disposizioni. E infatti, il 18 luglio scorso, un emendamento del Governo (n. 5.90) all'art. 5 comma 5 (Disposizioni per la riduzione dei prezzi dell’energia elettrica ed estensione della c.d. Robin Hood Tax) del Dl Fare approvato dalle Commissioni riunite della Camera ha stravolto il senso originario della disposizione. Il testo dell'articolo, a sua volta modificato dal Senato, è il seguente:
5. In deroga ai commi 3 e 4, per gli impianti di termovalorizzazione di rifiuti in esercizio da non più di otto anni alla data di entrata in vigore del presente decreto e che sono stati ammessi al regime di cui al provvedimento del Comitato interministeriale dei prezzi n. 6/1992, fino al completamento del quarto anno di esercizio dalla data di entrata in vigore del presente decreto il valore di cui al comma 1 è determinato sulla base del paniere di riferimento di cui alla legge 23 luglio 2009, n. 99, in cui il peso dei prodotti petroliferi è pari al 60 per cento. Per gli anni successivi di esercizio, si applica il metodo di aggiornamento di cui al comma 4. Per gli impianti situati in zone di emergenza relativa alla gestione del ciclo dei rifiuti il valore di cui al comma 1 è determinato sulla base del paniere di riferimento in cui il peso dei prodotti petroliferi è pari al 60 per cento fino al completamento dell'ottavo anno di esercizio dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
Il Governo Letta, con il comma 5, stabilisce così che gli inceneritori di più recente costruzione e quelli situati in zone di emergenza rifiuti (ovvero Lazio, Campania, Calabria e Sicilia) continueranno a godere degli incentivi statali Cip 6 agevolati rispetto a quanto previsto dai commi 3 e 4, i quali stabiliscono invece che il nuovo metodo di calcolo basato sul CEC (costo evitato del combustibile) debba avere come parametro di riferimento i mercati spot del gas (più economico) e non quelli del petrolio (più oneroso) come è stato fino ad oggi.
La deroga inserita nel comma 5 si configura così come una concessione, un "regalo" estivo che consentirebbe ai gestori degli impianti, tra cui Giugliano, di poter godere, per i prossimi otto anni a partire dall'entrata in vigore del decreto, di incentivi superiori rispetto a quanto stabilito dai commi 3 e 4. Il paradosso è che i Cip 6 per le fonti rinnovabili saranno inferiori, mentre i Cip 6 per le fonti "assimilate" (quindi gli inceneritori) rimarranno sostanzialmente invariati.
A rigor di legge, anche l'inceneritore di Giugliano dovrebbe beneficiare del Cip 6. Tuttavia, l'articolo l’articolo 2 comma 137 della legge 244/2007 (Finanziaria 2008) stabilisce che gli inceneritori, per poter godere degli incentivi Cip 6, devono bruciare una "certa quantità" di rifiuto organico. Le balle che oggi sono presenti a Taverna del Re e nei vari siti di stoccaggio della Campania non possono più contenere rifiuto organico a causa degli anni trascorsi dalla loro produzione negli impianti ex CDR; tutt'al più contengono "FOS", ovvero frazione organica stabilizzata, che il Consiglio di Stato ha classificato come "rifiuto speciale" nella sentenza n. 5566/2012 e che non può essere considerato rifiuto organico ma può essere utilizzato per le bonifiche.
La disposizione della Finanziaria 2008 si sarebbe dovuta applicare anche all'inceneritore di Acerra, se l'ex premier Prodi non fosse intervenuto a fine legislatura con due ordinanze in cui concedeva il Cip 6 ad Acerra e stabiliva che vi si sarebbe potuto bruciare rifiuti "tal quale" (disposizione poi confermata e riformulata con la legge 123/2008 del governo Berlusconi). Quindi potrebbe profilarsi all'orizzonte un nuovo "blitz" normativo per modificare la legge, poiché un inceneritore senza sovvenzionamenti statali non risulta conveniente alle aziende energetiche.
Se dal punto di vista economico l'inceneritore a Giugliano non sembra vantaggioso (tranne per le lobby inceneritoriste), dal punto di vista ambientale la scelta appare scellerata a dir poco. Anzitutto, come si evince dalle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto l'Impregilo, il termodistruttore di Giugliano andrebbe a bruciare milioni di balle non a norma e quasi certamente rifiuti tossici imballati illecitamente.
Aggiungere un fuoco "a norma di legge" nella Terra dei Fuochi illegali non può rappresentare l'oggetto di scambio per risolvere il problema: lo Stato deve tutelare a prescindere la salute di milioni di persone.
Infine, c'è la questione sociale: di fronte ad una popolazione falcidiata dai tumori, e dopo le promesse (mancate) della politica nazionale, spendere centinaia di milioni di fondi pubblici per la costruzione dell'inceneritore e per gli incentivi Cip 6, invece di utilizzare gli stessi soldi per le bonifiche e per i piani di monitoraggio dei roghi tossici, costituisce un affronto che difficilmente i cittadini potranno digerire.
Si è ancora in tempo per ripensarci.
Ps. Una settimana fa è andato a fuoco il deposito di ecoballe di Benevento che ha fatto scattare l'allarme per gli abitati circostanti. Forse qualcuno crede ancora alle coincidenze?
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