venerdì 12 aprile 2019

Vite di Clochard - Mario ed Eleonora


Dimorano da quasi tre mesi tra via Toledo e piazza Plebiscito, nel cuore di Napoli, come i tanti clochard che la notte si costruiscono un giaciglio per sfuggire alle intemperie. Mario ed Eleonora, una coppia di ragazzi di 27 e 22 anni rispettivamente, originari di Nola, si arrangiano anche loro come possono. Lei estetista, lui cameriere in un ristorante dell'agro nolano, entrambi con un passato tormentato alle spalle fatto di tossicodipendenza e conflitti in famiglia, fino all'ultimo litigio che ha decretato la loro cacciata di casa. Vivono insieme al loro cucciolo di cane, buonissimo e amico di tutti i passanti. 

Stamattina i solerti vigili urbani hanno sequestrato i materassi loro e di altri clochard che dimorano nei pressi della galleria Umberto I. Nella Napoli "desalvinizzata" che ama raccontarsi antileghista e antifascista, le misure di decoro urbano vengono applicate con una calcolata ipocrisia: non si comminano le sanzioni previste dai vituperati decreti Minniti e Salvini, ma si procede a sequestrare i mezzi di sussistenza per costringere i clochard a sloggiare. Una repressione soft, che salva la retorica demagistriana della Città dell'Accoglienza e di Pace, tutelando al contempo i turisti e lo shopping nei grossi negozi della galleria.

Nonostante la presenza di Mario ed Eleonora sia nota da tempo a livello istituzionale, così come di tante altre persone che vivono per strada, nulla si muove. Anzi, per giustificare la colpevole inazione, si suole diffondere il messaggio che chi si ritrova a vivere per strada non voglia farsi aiutare a prescindere, anche laddove un'età giovane e un'esperienza di vita di strada relativamente breve dovrebbe portare a considerazioni diverse, prima che passi troppo tempo e diventi arduo uscire da un abisso di rabbia e sensi di colpa.

Eppure sono centinaia le fondazioni caritatevoli, le parrocchie, le cooperative sociali presenti in città. Ma qui come altrove la povertà si tramuta in potere, stretti dalla morsa della Curia arcivescovile e delle Arciconfraternite da un lato, e dalla presenza di consorzi sociali come Gesco dell'ex assessore Sergio D'Angelo - oggi presidente dell'ABC, l'azienda idrica napoletana - dall'altro. Mario ed Eleonora vanno così ad ingrossare la truppa dei senzatetto che non trovano spazio nell'esigua offerta di ospitalità notturna messa in campo dalle istituzioni, Comune in primis, pari ad appena 300 posti sui circa 2000 clochard che si aggirano per la città. Le decine di progetti di recupero e di reinserimento professionale che si sentono in giro si perdono anche a causa della pressoché totale cessione dei servizi sociali agli enti privati - si tratti di Onlus, dei movimenti sociali (Scugnizzo Liberato, ex-Opg ecc.) che svolgono tra mille difficoltà funzioni a cui il pubblico ha deciso di abdicare - traducendosi in un panorama frammentario che sgrava gli enti preposti dalle loro responsabilità.

Occorre pertanto ricordare al pubblico i doveri a cui è tenuto ai sensi della Carta costituzionale, almeno come resistenza al progressivo depauperamento da parte del privato. Se si vuole risolvere il problema alla radice, bisogna cambiare modalità di intervento, altrimenti Mario ed Eleonora, e chi come loro si ritrova in condizioni di marginalità, non riusciranno a tirarsene fuori.