venerdì 24 giugno 2022

La Napoli Feroce e Parassitaria che piace al Turista

I vicoli del centro storico invasi dai tavolini: foto tratta da Comitato Vivibilità Cittadina

E' inutile che il senatore Sandro Ruotolo faccia appelli alla legalità
dal ristorante del centro di Napoli il cui proprietario è stato vilmente aggredito da alcuni esponenti della malavita di Forcella, così come è inutile continuare a strombazzare in giro che il fenomeno camorristico sia slegato dal tessuto economico e sociale della città, come se la camorra fosse un tumore che, una volta estirpato, consentirà al corpo sano di riprendersi. La rissa scoppiata per l'accaparramento degli spazi in via dei Tribunali
(anzi, a guardare le immagini sarebbe meglio definirla l'aggressione), ormai trasformati in un enorme bar a cielo aperto, denota una realtà marcatamente tribale, brodo di coltura perfetto per il fenomeno camorristico, il quale a sua volta torna ad inquinare la società con l'enorme disponibilità di denaro liquido di cui l'asfittica economia napoletana necessita come l'aria.

Tavolini occupano un cantiere: foto tratta dal profilo Fb del consigliere Gennaro Esposito

Ed è inutile anche che si tenti di imbellettare questa realtà richiamando usurati valori di solidarietà reciproca e di mutuo supporto che l'animerebbero da secoli, magari rievocando fino alla nausea gli sketch di Totò, Peppino ed Eduardo De Filippo (che, forse qualcuno dimentica, era un iscritto al PCI) o creando brand commerciali fondati su una napoletanità melensa ed irreale. Basta grattare la superficie per rendersi conto che Napoli è a tutti gli effetti una fogna sociale, come tra l'altro emerge dalla denuncia di una giovane 22enne che su TikTok racconta di aver ricevuto un'offerta di lavoro in un negozio di abbigliamento a Secondigliano per 10 ore al giorno a 280 euro al mese. Nel luogo in cui l'ex leader degli ultras era soprannominato Genny 'a carogna, non c'è mica da fare tanto gli indignados dinanzi a cotanta carogneria: sono offerte che a queste latitudini avvengono all'ordine del giorno per le migliaia di senza risorse, a meno che non si è parte di ristretti gruppi sociali la cui affiliazione parentale o amicale elargisce come privilegi quelli che costituzionalmente parlando dovrebbero essere diritti. 

Screenshot tratto da NapoliToday

Nostalgia di Ermanno Rea, trasposto sul grande schermo da Mario Martone, è in realtà l'ultimo di una serie di romanzi che lo scrittore ha dedicato ai diversi segmenti territoriali, sociali e politici della città. Prima di quello ci sono Mistero Napoletano, La Dismissione, Napoli Ferrovia. E ancor prima del travaglio interiore e sentimentale di Felice Lasco quando compie l'errore di restare nel Rione Sanità, è la ferocia dei rapporti sociali in cui è immersa la dimensione partenopea ad emergere con prepotenza dall'opera. L'appartamento dell'anziana madre occupato con la forza, il predominio del clan dell'ex amico Oreste Spasiano detto 'o Malommo sul rione, l'ostilità - ancor prima dell'omertà - da parte degli abitanti del quartiere quando Felice si limita a citare il nome di 'o Malommo, il paternalismo di don Luigi che nella sua "tutela" del rione sostituisce in tutto e per tutto le istituzioni, e che agli occhi della gioventù bruciata del rione appare come l'unico (e illusorio) viatico di speranza, delineano una situazione tangibile che spinge ancora molti napoletani ad abbandonare la città: dati Istat alla mano, tra 2019 e 2020 se ne sono andati in 26mila.

Eppure bisogna ammettere che fa un certo effetto rendersi conto che al turista odierno non fa più schifo o paura la Napoli incivile, sporca, camorrista, come avveniva invece fino a pochi anni fa. Eccolo oggi questo turista che si unisce estasiato ai frizzi e lazzi locali aggiungendoci i suoi, insudiciando i già tracimanti vicoli del centro storico con gli aperitivi a base di spritz e panzarotti. E' il "turismo esperienziale" di cui si fa vanto e promotore il ministro Franceschini quando parla di Napoli "capitale del turismo mondiale nei prossimi dieci anni", la metropoli - Disneyland come qualcuno ha scritto su Facebook. Una nuova corsa all'oro che si appresta a fare il tris da queste parti senza aver fatto davvero tesoro delle due epoche di fallimenti che hanno caratterizzato gli ultimi settant'anni: dapprima la mancata industrializzazione del Mezzogiorno, per poi passare alla mitologia della de-industrializzazione ribattezzata "Rinascimento napoletano", di cui è stato assoluto protagonista l'ex sindaco Antonio Bassolino, almeno finché quella (flebile) speranza non si è rivelata come l'ennesima bolla di sapone. La nuova corsa all'oro - anzi sarebbe meglio chiamarla la nuova drammatica corsa verso il baratro -  sottrae spazi di vita ai residenti e fa schizzare verso l'alto i canoni di affitto del mercato immobiliare, già fortemente monopolizzato da congregazioni religiose e criminalità organizzata.

Questo turista così desideroso di immergersi nel bailamme cittadino sembra suggerirci che forse anche il mondo si sia un po' napoletanizzato, ma non nel senso nobile che ne davano i compianti Mastroianni e De Crescenzo, piuttosto nel senso che la ferocia dei legami economico-sociali tipici di un certo capitalismo parassitario inizia ad essere non così dissimile nel resto d'Italia.