sabato 2 dicembre 2017

Il silenzio su Bobb


Tra le decine, centinaia di ammalati su una barella che aspettano nei corridoi dei nostri ospedali di essere curati, si staglia questa storia che i media nazionali hanno opportunatamente provveduto ad oscurare (o a narrare in maniera distorta).

Dopo appena tre settimane dal ferimento a colpi di pistola, Bobb Alagiee sarà dimesso dal Cardarelli. Secondo i medici "è tutto ok" nonostante il proiettile sia rimasto conficcato in una vertebra all'altezza del collo. Al momento non c'è certezza che possa essere inserito in qualche centro che possa seguirlo nella riabilitazione e in tutte le difficoltà sanitarie che inevitabilmente si troverà ad affrontare.
Inutile dire che a questo fatto avrebbero dovuto seguire interventi istituzionali e prese di distanza pubbliche da chi ha commesso il tentato omicidio. E invece ecco calato il solito silenzio generale (partiti e movimenti compresi), eccetto quei comitati antirazzisti che seguono le vicende della malaccoglienza da diversi anni. Anzi, è partito il solito meccanismo di colpevolizzazione della vittima, stavolta ancor più becero visto che il soggetto è "immigrato" e "di pelle oscura".

Sulla ricostruzione della vicenda non mi sbilancio perché quello è compito della magistratura. Ma davanti a tutto questo, per quello che possiamo concretamente fare per lui, mi viene solo una cosa da dire.

Onore a Bobb che ha avuto il coraggio di ribellarsi anche davanti a chi vigliaccamente impugnava una pistola.

venerdì 3 novembre 2017

Quanno staje for'a 'sta Loggia


A Napoli, come in tutte le grandi città italiane, hanno sede le due confraternite massoniche principali del nostro Paese: il Grande Oriente d'Italia e la Gran Loggia d'Italia degli A.L.A.M. Entrambe hanno individuato il loro quartier generale nel comprensorio della Galleria Umberto e condividono lo stesso angolo di edificio a nord - est (quello tra via Santa Brigida e via Giuseppe Verdi), ma i due ingressi sono curiosamente posti in direzione contrapposta: mentre al tempio del Grande Oriente si accede dall'interno della galleria (cerchio blu), alla sede della Gran Loggia (cerchio rosso) si accede invece dal portone esterno di via Giuseppe Verdi n. 18 (secondo alcuni il celebre compositore sarebbe stato iscritto alla massoneria), quasi a voler simboleggiare la distanza che contraddistingue i due ordini fin dalla scissione avvenuta nel 1908.




La massoneria non può divulgare ai non appartenenti (i cosiddetti "profani") né i suoi segreti né il suo modus operandi. Per questo anche la sua proiezione esterna dev'essere sempre schermata. Ciò avviene sotto forma di associazioni culturali o "Centri studi" i cui membri coincidono con i fratelli massoni (come è riportato anche questo stralcio della relazione della Commissione Anselmi sulla P2 di Licio Gelli).

Pag. 16

La sede della Gran Loggia d'Italia a Napoli è infatti chiamata "Centro Sociologico Italiano" e si riferisce all'omonima associazione che fu fondata nel 1968, dove all'art. 3, lettera g) dello statuto si specifica che il Centro Sociologico Italiano "si identifica con la Massoneria Italiana - Discendenza Storica di Piazza del Gesù [...]" (allegati alla relazione, pag. 610)

La sede del Grande Oriente partenopeo, adibita a tempio massonico durante la svolgimento dei riti, è intestata invece al "Circolo Darwin". Se si fa una ricerca sul web, si noterà che il Circolo Darwin viene ascritto alle associazioni a scopo artistico e culturale, mentre da un decreto dirigenziale della Regione Campania del febbraio 2016 - di approvazione di una modifica statutaria - si legge che l'associazione è stata costituita nel lontano 1970 ed è iscritta al registro regionale delle persone giuridiche private. Inoltre l'Agenzia delle Entrate riporta che per l'anno 2017 (e anche per i precedenti) l'associazione ha chiesto ed ottenuto il beneficio del 5 x mille. 



Insomma, una metodologia che per certi versi non si discosta da quella tipica del periodo della famigerata P2, anche se per analizzare la peculiarità di quella loggia occorrerebbe approfondire in una diversa occasione.


lunedì 10 luglio 2017

Tra migranti e larghe intese, tornano la destra e la sinistra


L'aggravarsi della "crisi" migratoria ha obbligato gli attori politici a porre nuovamente al centro del dibattito la questione ideologica tra destra e sinistra, in una fase in cui il successo del MoVimento 5 Stelle la faceva già presagire morta e sepolta. Il "post-ideologismo" ha infatti dimostrato tutta la sua fragilità alla prova dei fatti e il ritorno dell'asse destra-sinistra sta paradossalmente contribuendo a ricostituire quel progetto politico chiamato larghe intese. Proviamo a capire come.

Venuta meno l'intesa (fragile) sulla riforma elettorale tra Partito Democratico, Forza Italia e MoVimento 5 Stelle a causa di un "disguido tecnico" al tabellone elettronico della Camera, in cui furono palesate le indicazioni di voto dei parlamentari durante una sessione che doveva essere a scrutinio segreto, il PD a trazione renziana ha ripreso a marciare sulla linea strategica di destra inaugurata dapprima con la nomina di Minniti a capo del Viminale e la ratifica dei decreti sui migranti e sull'ordine pubblico nelle città, utili a guadagnarsi le simpatie dell'elettorato di destra e a rendere possibile una futura alleanza con Forza Italia e finanche Lega Nord, e infine con l'allontanamento dei dirigenti mugugnoni (in primis Bersani) che sono usciti dal partito e confluiti in MDP.

Il Partito della Nazione avrebbe così un numero decisivo di consensi per poter governare alle prossime elezioni, con Renzi e Berlusconi nuovamente insieme sullo stesso carro, sul quale però peserebbero come macigni due incognite rilevanti.
Per Matteo Renzi, la scelta di schierarsi su posizioni securitarie in materia di immigrazione ha suscitato l'opposizione di una parte rilevante della sinistra che ha fatto dell'accoglienza (più o meno interessata) la sua bandiera. Questo fronte è attualmente capeggiato dall'ex ministro Emma Bonino (impegnata nella campagna nazionale "Ero Straniero" per i diritti dei migranti, promossa dai Radicali insieme alle ARCI) la quale ha rivelato alla stampa come fosse stato lo stesso Renzi ad accettare tre anni fa che i migranti sbarcassero tutti in Italia, una scelta "umanitaria" dietro la quale si nascondevano probabilmente interessi meno nobili: dalla necessità di offrire la "materia prima" (perdonate la brutalità) alle cooperative dell'accoglienza, fino alla volontà di Renzi di accreditarsi presso le istituzioni europee dopo il celebre #staisereno rivolto ad Enrico Letta.
Per Silvio Berlusconi, l'incognita più pesante ha origine giudiziaria. Il boss Giuseppe Graviano, durante alcuni colloqui in carcere col camorrista Umberto Adinolfi, avrebbe indicato l'ex Cavaliere come mandante delle stragi degli anni '90. I colloqui sono stati intercettati dagli inquirenti e depositati dal pm Di Matteo nel corso del processo per la presunta trattativa Stato - mafia (ricominciato peraltro lo stesso giorno in cui alla Camera naufragava l'accordo sulla riforma elettorale) e su cui potrebbe arrivare l'iscrizione nel registro degli indagati da parte delle Procure che indagano sulla vicenda.

Se il "vecchio" si muove su dinamiche già rodate da tempo, più complesso è offrire una chiave di lettura per il "nuovo". Di certo la ricerca del consenso è divenuta centrale anche per il M5S, con buona pace dell'antico "uno vale uno" e del "né di destra né di sinistra". Finito nell'occhio del ciclone a seguito di infelici uscite in pubblico e del fallimento di alcune strategie (caso Marra su tutti) che hanno fatto irritare buona parte dei suoi colleghi parlamentari, Luigi Di Maio ha iniziato a smarcarsi dalla manovra di accerchiamento, puntando il mirino sul ruolo delle ONG e sulla necessità di utilizzare il pugno duro contro i flussi migratori provenienti dall'Africa. La mossa è servita a guadagnare consenso personale e ad orientare il M5S su posizioni di destra, contro quelle più di sinistra attualmente incarnate dai suoi avversari interni ed esterni (i "buonisti alla Saviano"). Sulle diatribe interne veglia imperturbabile Casaleggio jr., non interessato alle questioni di orientamento ideologico che pure animano il suo partito.

Tatticismi che quindi sfuggono al perseguimento dell'interesse nazionale, frutto del più grave deficit di democrazia che il nostro Paese vive dal dopoguerra. L'Italia è rappresentata dall'ennesimo Governo non eletto da nessuno e da un Parlamento votato sulla base di una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Consulta. La governabilità è resa impossibile dalla presenza di tre schieramenti - PD, M5S e centrodestra - che si contendono la stessa resa elettorale del 30%. Venuti meno i grandi partiti indissolubilmente legati alle rispettive ideologie di riferimento, l'asse destra-sinistra si sposta rapidamente a seconda delle convenienze e degli umori del corpo elettorale, e il tema forte delle migrazioni sta imponendo la propria agenda alle forze politiche, fino a spingerle a dare formalmente vita al Partito della Nazione.

giovedì 1 giugno 2017

Afragola, ombre di camorra sui lavori della TAV




Stazioni bellissime, treni insufficienti. Se dovessimo riassumere la politica dei trasporti regionali in Campania degli ultimi vent'anni, basterebbero queste poche parole a raffigurare la condizione in cui si riconoscono migliaia di utenti che utilizzano quotidianamente (loro malgrado) i mezzi pubblici, tra carri bestiame e ritardi cronici. Invece di affrontare la ristrutturazione delle vecchie linee ferroviarie (salvo sotto elezioni), si preferisce aprire il fondo cassa per finanziare i soliti progetti ciclopici. I cantieri della Linea 1 della metropolitana di Napoli sono diventati un tratto caratteristico della città, tanto da attirare le attenzioni della Corte dei Conti per il lievitare dei costi: dai 350 milioni di euro iniziali preventivati per la tratta Dante - Capodichino, in pochi anni si è arrivati a ben 1,7 miliardi di euro. Un incremento complessivo del 21% rispetto alle stime iniziali, più di Roma e di Milano, i cui costi sono già notoriamente alti.

Fiore all'occhiello di questa intraprendenza politica è la stazione TAV di Afragola, in provincia di Napoli. Battezzata come "una delle opere architettoniche più belle al mondo" (almeno così afferma la CNN) in mezzo ai campi della fu Campania felix, i lavori iniziarono nel 2003 su progetto dell'archistar Zaha Hadid e dovevano terminare nel 2008, ma la consegna slittò per diversi anni finché nel 2012 non fu bloccata per mancanza di fondi. Ripartito l'iter nel 2015, il termine finale è stato fissato alla metà di giugno, con somma gioia di quelle figure politiche che si sono spese tanto per quest'opera. Frattanto i costi sono lievitati: si parla di 140 milioni di euro per la parte ferroviaria e 70 milioni per le opere compensative. Soltanto alcuni dei quattro livelli previsti saranno pronti e bisognerà attendere il 2022 per saggiarne la piena funzionalità, atteso che al momento la "Porta del Sud" (come viene chiamata da alcuni) è priva di collegamenti ferroviari (oltre a quello per Salerno) e disporrà di appena quattro treni ad alta velocità nei primi 5 anni di esercizio. E poco male se Michele Oricchio, procuratore generale della Corte dei Conti, ha espresso forti perplessità sull'utilità dell'opera e sull'investimento definito "eccessivo". L'emozione è tanta; il sindaco di Afragola Domenico Tuccillo ha espresso grande soddisfazione per il risultato raggiunto. In questo marasma di emozioni contrastanti, a giocare la partita più pericolosa è sempre lei, la camorra, protagonista di un fatto di sangue che ha scosso la città di Afragola a pochi giorni dall'inaugurazione. E non per caso.

Salvatore Caputo
Salvatore Caputo, 73 anni, ex consigliere comunale ed ex assessore ai lavori pubblici negli anni '80, era un nome pesante in città. I killer lo hanno assassinato giovedì scorso con una mossa degna della serie tv Gomorra: nascosti all'interno di un furgone, hanno prima tagliato la strada all'auto di Caputo, e poi sono sbucati dal retro scaricandogli addosso una sventagliata di proiettili. La Dda di Napoli parla di "omicidio eccellente", "prova che si tratta di mafia più che di camorra". Secondo alcuni collaboratori di giustizia, Salvatore Caputo sarebbe stato referente del clan Moccia e forse ne avrebbe assunto la reggenza dopo i recenti arresti avvenuti ad Afragola, che hanno visto il boss Luigi Moccia tornare in carcere. Proprio gli interessi del clan sui cantieri della TAV potrebbero essere il movente di quest'ultimo omicidio.

Dell'influenza dei Moccia sui cantieri dell'alta velocità si vocifera da anni, ma è solo negli ultimi tempi che si sta delineando un quadro a tinte fosche. Il Fatto Quotidiano, con un pezzo a firma di Arnaldo Capezzuto, parla apertamente della stazione come di un "bluff al servizio del clan Moccia", tanto che le ditte impegnate nei lavori avrebbero parcheggiato i propri mezzi nei terreni di proprietà dei Moccia. Le Ferrovie dello Stato si sono affrettate a smentire, ma un'interrogazione parlamentare a firma di Luigi Di Maio riporta i nomi delle imprese rintracciate dalla polizia in quei terreni: COGEDI, BOEMIO, SEPE autotrasporti, SAMAR, VARRACCHIO, ARIZONA E CASTALDO. Alcune di queste sono effettivamente impegnate nella costruzione della Porta del Sud.

Questa rinnovata attenzione mediatica sugli interessi del clan Moccia sembra aver dato una svolta alle indagini della Procura di Napoli. Il mese scorso viene arrestato il boss Luigi Moccia, insieme al sequestro di beni per un valore di 10 milioni di euro. Il clan - a detta degli inquirenti - è ormai smembrato, proprio l'anno scorso un'altra inchiesta aveva decapitato la filiale romana della cosca. Ma i rapporti coi colletti bianchi non cadono mai. E Salvatore Caputo potrebbe aver concentrato tali relazioni su di sé per appropriarsi delle opere compensative, tra cui un centro commerciale, e delle ulteriori infrastrutture che dovranno essere costruite per rendere pienamente operativa la stazione TAV di Afragola. Il Patto per la Campania sottoscritto da Renzi e De Luca ha infatti destinato altri fondi per collegare l'alta velocità alla metropolitana di Napoli pari a 310 milioni di euro. Questa intesa è stata raggiunta grazie ad un'inedita convergenza di tutte le forze politiche (compreso il M5S), che a novembre 2015 sottoscrissero un ordine del giorno a firma del vicepresidente del Consiglio regionale Tommaso Casillo per impegnare la giunta a prolungare il tracciato della Linea 1 di Napoli con la stazione di Afragola. L'ennesimo drenaggio di risorse pubbliche giustificato con la necessità di non trasformare quella stazione in una cattedrale nel deserto. Il che è vero, ma evitabile  con una scelta meno infelice nella sua collocazione e rapportata alle reali esigenze del territorio.

L'ordine del giorno sottoscritto dal Consiglio regionale (link)
Così, che si tratti di errore o malafede, parliamo di altri soldi pubblici che verranno regalati alle solite grandi aziende delle infrastrutture (Ansaldo Sts, Astaldi, Salini Impregilo ecc.) e dispersi nei rivoli insidiosi (e spesso criminali) dei subappalti, con buona pace dei tanti utenti che aspettano da decenni il riammodernamento delle vecchie linee ferroviarie.

Pubblico la replica di Rete Ferroviaria Italiana:

Nell’aprile 2003 FS Italiane, attraverso la società TAV, poi incorporata in RFI, pubblica il concorso internazionale per la progettazione della stazione Napoli Afragola. Nell’ottobre dello stesso anno, viene proclamato vincitore il progetto dello studio Zaha Hadid Architetti di Londra. I lavori non sono mai stati bloccati per mancanza di fondi, bensì per problemi di natura economica e giudiziaria delle due imprese vincitrici di appalto. A marzo 2015 sono ripresi i cantieri con l’ATI Astaldi-NBI e i lavori di costruzione hanno avuto una durata di circa due anni.


L’opera non è mai stata oggetto di “lievitazioni” di costi. L’investimento economico complessivo è stato sempre di circa 140 milioni, di cui 75 per la costruzione della prima fase (14 milioni spesi con la prima ditta e 61 ora con Astaldi).


Saranno 36 i treni di Trenitalia e NTV che fermeranno ad Afragola, verso Salerno, Reggio Calabria, Roma e tutta la dorsale AV/AC. Nel 2022 sarà completata la linea Napoli – Cancello – Frasso Telesino, che intercetterà la stazione di Napoli Afragola, offrendo così collegamenti regionali e un collegamento diretto con Bari e Foggia. Inoltre, Regione Campania ha già avviato il progetto di prolungare la Circumvesuviana con una bretella dalla stazione esistente di Volla a quella di Afragola, diventerà così possibile avere anche collegamenti metropolitani.

giovedì 13 aprile 2017

A Coloro che si Candidano



A chi vuole occuparsi della cosa pubblica.

Prima di candidarvi a qualsiasi carica istituzionale, sento di dovervi dare dei consigli.

Valutate la vostra posizione sociale. Se alle spalle avete una storia personale solida, costruita sulla cultura, sul lavoro, sul sacrificio, nessuno potrà imporvi alcunché. Se lo faranno, avrete i mezzi per resistere e contattaccare. Altrimenti vi pisceranno in testa e voi direte che piove. 

Assicuratevi un appoggio disinteressato alla vostra causa. L'interesse muove più facilmente gli uomini verso di voi, ma state sicuri che questi yesmen batteranno cassa al momento opportuno. Un principe in balìa delle armi mercenarie è destinato a perdere (leggersi Machiavelli).

Organizzate un gruppo di persone amiche che vi apprezzano per quel che siete e non per quel che gli promettete. Saranno la vostra spina dorsale durante la campagna elettorale e oltre.

Nei momenti difficili si vedono chi sono gli amici e chi non lo è. Questo è un principio di comune esperienza, ma nei giochi politici la posta in gioco è la vostra stessa vita, e loro ne sono i custodi.

Non fate accordi facili.

Mettetecela tutta e pensate di essere d'esempio per chi vuole perseguire la stessa strada.

Studiate e imitate gli uomini illustri.


Le invidie, i rancori, i litigi e i nemici sono inevitabili. Metteteli in conto fin dall'inizio e calcolate sapientemente chi fronteggiare e chi no. La maggior parte vi scivolerà addosso.

Magari al momento non lo direte, ma è mille volte meglio una sconfitta che una vittoria ottenuta con le armi mercenarie. Queste sono facili ad ottenersi, ma il prezzo da pagare è la propria libertà: quella non ve la potrà restituire nessuno.

Tanto vi dovevo, torno al campo-base.

domenica 9 aprile 2017

Dalle Lotte del Novecento all'Ideologia Unica

E' stata dunque tutta un'illusione?

Che fine ha fatto quel patrimonio di lotte, ideali, studi, che ha caratterizzato il secolo passato?

Quello che ha sorretto i primi movimenti operai, le lotte di liberazione nazionale, il fronte anti-imperialista internazionale?

Oggi che si festeggia la fine delle ideologie, oggi che si decanta il superamento della destra e della sinistra, oggi che i valori della sinistra sono stati introiettati dai padroni e messi al servizio del capitale, possiamo quindi archiviare quell'esperienza come un incidente della Storia?

Il sogno di un mondo equo e giusto è tramontato sull'altare della non-ideologia, ossia l'unica ideologia imperante? Un mondo fatto di startup, innovazione (come? quale?) e tecnicismi di ogni sorta.

La dittatura orwelliana è già realtà: o sei imprenditore (padrone) o sei schiavo (lavoratore). Puoi ammantare questo schema con la tecnica comunicativa inaugurata da Steve Jobs - siate affamati, siate folli, possibilmente comunicatelo con un bel sorriso e dentro una grafica digitale accattivante - ma la sostanza non cambia. C'è chi comanda e c'è chi è comandato.

Ci dicono di guardare al futuro, dove solo i "meritevoli" (chi? sulla base di quale criterio?) ce la faranno. Gli altri continueranno a guardare dalla finestra. Nessun accenno al conflitto sociale e nessuna obiezione sulle diseguaglianze di classe. E' tutto perfetto: il Medioriente brucia per colpa di uomini barbuti vestiti di nero, migliaia di migranti fuggono senza motivo, le fabbriche tessili in Bangladesh crollano in testa agli operai per ironia della sorte. In un mondo siffatto, la politica si trasforma in un business plan da mettere in atto secondo le regole del buon manager.

Ebbene, festeggiatelo voi questo nuovo mondo insieme alle vostre élites.

Qua spendiamo il nostro tempo nei peggiori bassifondi delle metropoli, senza far parte della schiera dei meritevoli. E ci piace così.

Se poi dovessimo organizzarci, non verremo certamente a dirvelo.

lunedì 27 febbraio 2017

Desecretazione atti, quale verità?


Sono circa una sessantina gli atti desecretati dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti in merito alle indagini sui traffici transfrontalieri dagli anni '90 ad oggi. Il presidente Alessandro Bratti ha scritto sul suo blog che si tratta soltanto della prima "tranche" delle centinaia di richieste che la Commissione ha già inviato al DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), l'ente di coordinamento dei servizi segreti, competente a rilasciare il via libera alla desecretazione.

Gli atti in questione investono un arco temporale che va dal 1992 al 2009 e sono liberamente consultabili previa procedura di identificazione del richiedente, a cui vengono chiesti i dati anagrafici e la scansione di un documento d'identità.

Da una prima lettura degli atti, si evince che circa il 30% di essi si riferiscono alla figura dell'ing. Giorgio Comerio, indicato nelle note dell'ex SISMI (il vecchio servizio militare) come presunto trafficante di armi e di rifiuti tossici e radioattivi, mente scientifica del famoso progetto "O.D.M." (Oceanic Disposal Management) sviluppato nell'ambito dell'OCSE e poi abbandonato, consistente in siluri riempiti di scorie tossiche e gettati nelle profondità marine. Secondo i servizi, il progetto sarebbe stato utilizzato dal Comerio per accreditarsi presso i governi che volevano usufruire di questa tecnologia (Corea del Nord, Sierra Leone ecc.), al fine di smaltire in mare ogni genere di rifiuto anche nucleare. Le carte richiamano inoltre un procedimento penale a suo carico per estorsione, accusa da cui è riuscito a sfuggire rendendosi latitante per alcuni anni in Tunisia finché sul procedimento non si è abbattuta la prescrizione, consentendogli così di tornare in Italia.
Attualmente l'ingegnere vive a Mazara del Vallo, costantemente assediato dai giornalisti, ai quali nega di aver mai avuto a che fare con i traffici illeciti di cui viene imputato.

La lista degli atti prosegue con una serie di carteggi tra il SISMI e il CESIS (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza - struttura in capo alla Presidenza del Consiglio), molto intensi durante il periodo delle indagini sulle "navi dei veleni" che a metà degli anni '90 hanno occupato numerose Procure italiane, in primis quelle di Matera e di Reggio Calabria. Le autorità politiche erano interessate all'inchiesta e alla collaborazione offerta dal SISMI al pool investigativo diretto dall'allora sostituto procuratore Francesco Neri, titolare delle indagini, che si traduceva nell'esibizione al magistrato di ben 277 documenti su Giorgio Comerio (motivo per il quale Neri ha sempre ringraziato il contributo apportato dal servizio militare). La collaborazione divenne talmente stretta che il SISMI decise di insediarsi in Procura a Reggio Calabria con un proprio ufficio per dare (formalmente) supporto alle indagini. Un aspetto spesso trascurato di quella vicenda ed emersa solo nella relazione della scorsa Commissione di inchiesta, la cui presenza non era gradita ad alcuni dei membri del pool, dal maresciallo Moschitta allo stesso defunto capitano di corvetta Natale De Grazia.

Il carteggio si concludeva con i ringraziamenti del procuratore Neri al direttore gen. Sergio Siracusa "per la collaborazione prestata a questo Ufficio". Il generale ne approfittava per esprimere a sua volta "il più vivo compiacimento" alle articolazioni coinvolte (in particolare all'ottava divisione). Qui è importante segnarsi la data. E' il 9 luglio 1996. Il capitano De Grazia è morto da alcuni mesi in circostanze sospette (oggi sappiamo per probabile avvelenamento), il procuratore Neri si è da poco spogliato dell'inchiesta e le indagini si avviano inesorabilmente verso il loro naufragio. Nessun obiettivo è stato raggiunto e lo Stato non ha saputo tutelare i suoi uomini. In compenso, lo Stato (o meglio, chi lo rappresenta) si auto-compiace. 




Gli atti più recenti (inizi anni 2000) si riferiscono soprattutto alle domande di audizione dei vertici dei servizi segreti inoltrate dalle Commissioni parlamentari di inchiesta, a cui sono allegate le cartelline preparatorie che gli uffici predisposero per i direttori da audire (in particolar modo il generale Nicolò Pollari). Interessante un documento datato 2002 riferito alle varie segnalazioni di traffici di rifiuti radioattivi inoltrate dagli Stati all'A.I.E.A. (Agenzia internazionale per l'energia atomica) o tratte da articoli di stampa: segno che tali traffici sono tutt'altro che svaniti e continuano imperterriti ad impensierire i popoli di tutto il mondo.


Che si sia trattato o meno di una storia di Guardie o Ladri, per dirla con le parole del giornalista Roberto Galullo, di certo queste carte, pur interessanti dal punto di vista della ricostruzione storica, non offrono elementi nuovi, trattandosi perlopiù di notizie già ampiamente riportate da articoli di stampa, reportage e libri. Una storia dove ci sono gli omicidi (Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Natale De Grazia) ma non i colpevoli, dove tutti coloro che sono stati indiziati dalla magistratura come presunti faccendieri coinvolti nei traffici, proclamano la loro innocenza anche sul web, da Aldo Anghessa a Giancarlo Marocchino passando per lo stesso Giorgio Comerio.

Nel frattempo le navi rimangono a marcire nei fondali con i loro carichi misteriosi.

mercoledì 1 febbraio 2017

Camorra e Nuovi Equilibri


Parliamo di camorra, con dati alla mano. Era da tempo che lo Stato non colpiva i clan a Napoli in maniera così decisa, ma ogni azione repressiva genera vuoti di potere presto colmati dalle nuove leve.


Il mattino del 4 gennaio scorso si verifica una sparatoria al mercato della Maddalena, alle spalle di piazza Garibaldi. Tre ambulanti senegalesi e una bambina italiana di 10 anni rimangono feriti alle gambe, fortunatamente nessuno in maniera grave. All'origine degli spari ci sarebbe il rifiuto degli ambulanti africani di pagare il pizzo agli esattori del clan Mazzarella, che verranno tratti in arresto pochi giorni dopo.

Da questo momento in poi inizia la controffensiva degli apparati statali durata per tutto il mese di gennaio. Gli equilibri sono saltati, occorre spostare l'asticella per bilanciarla su nuovi (fragili) equilibri, adottando una strategia di attacco "trasversale" che mira a ridurre (momentaneamente) la pressione criminale. Gli organi inquirenti decidono così di colpire tre grosse organizzazioni criminali che controllavano da tempo il traffico di stupefacenti in città, ossia:

  • Clan Elia (Pallonetto di Santa Lucia - centro storico) - 17 gennaio
    I Carabinieri eseguono 45 ordinanze di custodia cautelare e smantellano tre piazze di spaccio poste nel dedalo di vicoli alle spalle di piazza Plebiscito. Particolare clamore a livello nazionale suscita l'utilizzo di bambini da parte dei genitori nella consegna delle dosi ai clienti. A leggere le carte delle indagini, il clan imponeva alle famiglie di spacciatori una tangente sui profitti ottenuti, pari a circa cinquemila euro al giorno. Le riprese video mostrano anche una "stesa" effettuata a luglio 2015 dai vertici del clan, per intimidire i pusher che si erano rifiutati di sottostare all'aumento della tangente.
  • Clan Amato - Pagato (periferia Nord) - 17 gennaio
    La Polizia arresta circa 20 persone tra Napoli e la Spagna. Viene arrestata Rosaria Pagano, moglie del defunto boss Pietro Amato, considerata l'attuale reggente del clan (conosciuti anche come "Scissionisti"). Le Fiamme Gialle sequestrano 37 rolex e gioielli a Giuseppe Casillo, gioielliere del Tarì, considerato tesoriere del clan. Le attività criminali coinvolgono anche i paesi dell'hinterland, in particolare Mugnano e Melito.
  • Clan Puccinelli (Rione Traiano - area occidentale) - 30 gennaio
    Ottantotto ordinanze di custodia cautelare, 137 indagati in tutto. E' il bilancio dell'operazione portata avanti dai militari dell'Arma contro il clan Puccinelli del Rione Traiano, che ha rivelato il coinvolgimento di intere famiglie nello spaccio. Gli appartamenti erano stati trasformati in fabbriche per la produzione delle dosi, mentre i sottoscala (di proprietà del Comune) venivano utilizzati come bunker adatti alla custodia di droga e armi. Il rione veniva controllato in maniera capillare dalle vedette del clan poste sui tetti delle case o sugli scooter. Anche in questo caso sono stati utilizzati ragazzini adolescenti per il trasporto delle sostanze. Il fatturato delle piazze di spaccio è pari a 1,5 milioni di euro al mese.

L'azione di contrasto a questi clan si somma alle azioni di poche settimane prima contro il cartello dei Mallardo - Contini - Licciardi, un'alleanza criminale fondata sui legami familiari tra i capi, che mira a ricostituire la cd. Alleanza di Secondigliano e a reinvestire i propri proventi in grosse attività economiche, a differenza degli altri gruppi del centro storico che bruciano rapidamente capitali (meno ingenti) e vite umane. A dicembre scorso sono state sequestrate al cartello diverse gioiellerie frutto del riciclaggio, per un valore di 25 milioni di euro.

Insomma, la repressione arriva fin dove può, ma non può certo arrestare la polverizzazione dei clan camorristici, e soprattutto il disagio sociale che li alimenta. C'è da scommettere che i vuoti di potere saranno presto colmati: la legge della domanda e dell'offerta di droga, unitamente allo stato di miseria di troppe famiglie napoletane, sconfiggono qualsiasi attività repressiva sul lungo periodo.
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- Relazione I° semestre 2016 della DIA

mercoledì 4 gennaio 2017

Migranti, ecco l'Accoglienza a 5 stelle


Questo è uno dei centri gestiti dalla cooperativa Homo Diogene per conto della Prefettura di Napoli. Più di cento anime, uomini e donne, sono stipati in una palazzina di tre piani alla periferia di Giugliano, località Ponte Riccio, nelle condizioni che potete riscontrare dal filmato.

Proprio pochi giorni fa, il prefetto di Napoli Gerarda Pantalone ha dichiarato alla giornalista Gaia Bozza di Fanpage di essere pronta "ad ascoltare le denunce di irregolarità che arrivano dal territorio."

Dedichiamo questa videodenuncia a Sandrine Bakayoko, la ragazza ivoriana morta nel centro di Cona senza nessuna assistenza medica, così come a Seyenne Ftwi, travolta e uccisa da una macchina mentre fuggiva dal centro di Ponte Riccio un anno fa.