mercoledì 29 aprile 2009

AAA Beni archeologici vendesi...








“Il sacrificio della patria nostra è consumato…”così Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis esternava tutto il suo dolore per la cessione(o per meglio dire la vendita) di Venezia all’Austria. Ebbene il 18 febbraio 2009 parte della nostra “patria” è stata venduta; il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, e il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, hanno siglato a Roma un Accordo di Programma “finalizzato a promuovere la conoscenza, a sostenere la conservazione e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica degli ambiti territoriali e dei luoghi ed istituti della cultura” (Accordo di Programma,articolo 4).Fin qui nulla di male, anzi bisognerebbe rallegrarsi del fatto che finalmente lo Stato si è deciso ad impegnarsi nella valorizzazione del nostro straordinario patrimonio archeologico e paesaggistico; ma leggendo meglio l’intero documento ci si rende conto che c’è in ballo qualcosa di più importante,infatti il protocollo prevede anche che la Regione Campania riceva in gestione alcuni siti di interesse culturale,come specifica l’articolo 1,punto 3 del su detto Programma “lo Stato e la Regione Campania stipulano specifici accordi applicativi volti a definire forme operative di gestione in collaborazione dei siti”. La concessione dei monumenti alla Regione Campania è stata confermata più volte sia da Pio Baldi,direttore regionale per i Beni culturali della Campania,che ha spiegato “Si tratta del primo esempio di trasferimento di competenze, dallo Stato alle Regioni”,sia dallassessore al turismo della Regione Claudio Velardi che ha ribadito che si tratta del “primo accordo con cui il Mibac affida la tutela e la valorizzazione di alcuni beni culturali della regione alla regione stessa”.Ma quali sarebbero i monumenti interessati? Si tratterebbe di 23 monumenti,compresi tra i Campi Flegrei,l’isola di Capri, il museo storico di Nola, Velia e la certosa di Padula,insomma tutti gioielli unici al mondo per bellezza e valenza storica.
Si tratterebbe dunque di un primo passo verso quello che molti hanno definito “federalismo archeologico”,cioè di affidare alle istituzioni locali la gestione dei siti attrattivi del proprio territorio,il tutto sotto la supervisione della Sovrintendenza. Una cosa davvero lodevole,in teoria, che permetterebbe alle comunità locali di gestire direttamente i propri beni e quindi di usufruire dei relativi introiti,creando posti di lavoro e favorendo in questo modo lo sviluppo economico e culturale di queste zone.In realtà le cose non stanno per niente così,infatti l’Accordo di programma,che poteva essere una occasione di rilancio per la Campania,si trasformato in un’arma a doppio taglio.La Regione Campania ha infatti affidato tutti i siti archeologici che ha ottenuto in gestione ad una società mista pubblico - privata,la Scabec,con la quale collabora già dal 2003. La Scabec(Società Campana per i Beni culturali),come si apprende dal sito web della stessa società,è stata costituita nel 2003 dalla Regione Campania con lo scopo di “valorizzare il sistema dei Beni e delle Attività Culturali quale fattore dello sviluppo della Regione Campania”; essa però nel 2004,con una delibera della Giunta Regionale è divenuta una S.P.A. a capitale misto pubblico-privato: 51% Regione Campania, 49% privato. La Regione si è inoltre impegnata a finanziare questa società per dieci anni,con un finanziamento totale di 118 milioni di euro.Una manovra a dir poco “sospetta”,in evidente contrasto con l’articolo 115 comma 3 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio che recita “I privati che eventualmente partecipano ai soggetti indicati all'articolo 112, comma 5, non possono comunque essere individuati quali concessionari delle attività di valorizzazione”. In poche parole la regione ha affidato parte del suo patrimonio artistico ad una società mista pubblico-privata, chiudendo nuovamente nel cassetto i sogni di rilancio e di sviluppo per i cittadini che non solo non potranno beneficiare dei proventi legati alle ricchezze del loro territorio,ma che saranno anche scippati della possibilità di gestire direttamente quello che è un patrimonio di tutta l’umanità,a maggior ragione delle persone che ci vivono vicino. Credo che se uno Stato,in tutte le sue rappresentanze,non sia in grado di gestire,di valorizzare e di proteggere direttamente il suo patrimonio culturale,abbia fallito completamente. Infatti i popoli che non sono in grado di tutelare e di conservare la loro cultura e la loro storia,non sono popoli,ma genti..

Mark03

La cava di Chiaiano oggi

Eccola la cava di Chiaiano, oggi, col solito cane che "pascola" tra i rifiuti (cerchietto rosso). Scena impietosa tratta dal sito del Sottosegretariato all'Emergenza Rifiuti. Il ministero dell'ambiente l'ha inserita fra i siti da tutelare, che beffa! Con la scusa dell'emergenza rifiuti si è aperto un cancro in pieno territorio cittadino, sopra la principale falda acquifera della città partenopea. Manifestazioni, petizioni, denunce, niente. Non c'è stato niente da fare. Roccaforte del clan dei Nuvoletta, l'area fra il quartiere di Chiaiano e il comune di Marano è stato occupato da centinaia se non migliaia di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa per impedire le manifestazioni. A pochi metri i covi e gli investimenti della camorra.
Il Parco delle Colline non è mai esistito, sebbene sia stato fondato un ente impalpabile. Alcune di queste cave furono vendute dal Comune di Napoli ad acquirenti sconosciuti, che a loro volta le vendettero all'Impregilo per poi essere requisite dal governo e militarizzate. La Brigata Garibaldi sorveglia un buco maleodorante e fonte di morte per gli abitanti, soltanto per proteggere gli interessi di industriali e camorristi. Le cave, prima di essere vendute ad una somma maggiore di quattro volte del valore originario all'Impregilo (sempre lei, è ovunque), appartenevano ad uomini vicino ai clan della camorra. Le quindici cave a Nord di Napoli sono state riempite di rifiuti speciali pericolosi, secondo il rapporto del geologo Franco Ortolani, dell'Università Federico II di Napoli. Risulterebbe, secondo le analisi, che diversi milioni di tonnellate di rifiuti sono state sversati nel Parco delle Colline, poco distante dalla zona ospedaliera, la più grande del Mezzogiorno. Di questa spazzatura, il 10% (500.000 tons) risulta tossico. Nella Cava del Poligono furono ritrovate 10.ooo tons di amianto, sbriciolate dai mezzi dell'esercito, precedentemente rinchiusi in sacchi blu dell'Enel. Attualmente non è stata fatta alcuna bonifica.
Crolli, smottamenti, errori nella progettazione e inosservanze hanno trasformato la discarica di Chiaiano in una bomba ecologica. Ma cosa fare dinanzi a militari armati e decine di camionette della polizia?
E hanno chiamato pure camorristi chi protestava durante il Maggio del 2008... a quelli che protestavano... non loro che sversano... L'Italia alla rovescia.

martedì 28 aprile 2009

Bufera giudiziaria si abbatte sulla Regione: 23 arresti

Ci risiamo. Ogni due o tre settimane viene indagato qualche assessore, consigliere o politico. Stavolta tocca nuovamente alla Regione Campania che si vede bersagliata dalle toghe rosse di Berlusconi (anche se inspiegabilmente ora colpiscono amministratori di centrosinistra). La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha emesso 23 ordinanze di custodia cautelare nei confronti dell’ex assessore provinciale di Caserta, Francesco Capobianco; l’amministratore del Comune di Pignataro, Francesco D’Alonzo; i funzionari del genio civile di Caserta Michele Testa e Mario Pasquariello; gli imprenditori Renzo Bracciali, Giampiero Tombolillo, Giovanni e Tommaso Verrazzo; il direttore dei lavori Giuseppe Esposito; i firmatari del progetto Italo Verzillo, Giacomo Scacciante e Gianluigi Fregosi. Fermati inoltre i progettisti Pietro Marco Stella, Gerardo Befi, Giovanni Bassi, Alessandro Salvini. Custodia cautelare anche per Silvia Fiorani, contabile del gruppo Bracciali e per Margherita Di Vincenzo, dipendente. A quanto pare la Procura ha indagato queste persone per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della Regione Campania, alla corruzione di pubblici ufficiali, alla rivelazione di segreti di ufficio e per falso in atti pubblici. Avvisi di garanzia nei confronti dell’assessore regionale alle attività produttive, Andrea Cozzolino e di Gianfranco Nappi, coordinatore del presidente della Regione Bassolino.

La cosiddetta questione morale va a farsi friggere, ovviamente. Tuttavia l’indagine è ancora in corso e non è detto che non vengano fuori altri nomi.

L’oggetto del desiderio sarebbe stata una centrale elettrica a biomasse nei pressi di Pignataro Maggiore, comune del casertano. I magistrati rendono noto che gli imprenditori laziali Renzo Bracciali e Gianpiero Tombolillo avevano costituito tre società, la Biopower S.p.a., la Natural Energy S.r.l. e la Energethic S.r.l., costruendo una fitta rete di corruttela e favoritismo con l’Assessorato alle Attività Produttive e col Genio Civile di Caserta. Quest’ultimo ente, tramite Michele Testa e Mario Pasquariello, aveva il compito di aggirare le norme antisismiche (il che è una bestemmia in tempi di terremoto in Abruzzo). Entrambi avrebbero ricevuto una tangente di 100mila euro dai due imprenditori romani, prelevata da un conto svizzero di una società con sede a San Marino. Bracciali e Tombolillo avrebbero concesso al figlio del dirigente della Regione Vincenzo Guerriero un posto nel team project della centrale in cambio di favoritismi; inoltre un funzionario pubblico in seno alla Regione, Fulvio Scia, avrebbe rivelato atti segreti a Tombolillo, favorendo così le sue scelte imprenditoriali e ricevendo in cambio un compenso annuo di 25mila euro.
Per mantenere rapporti istituzionali il duo si rivolgeva a Eugenio Di Santo, coordinatore della segreteria particolare dell’assessorato, il quale avrebbe provveduto a fissare degli incontri con l’assessore regionale Andrea Cozzolino, facilitando così i loro affari. Per lui un “premio” di 140mila euro consegnati direttamente da Bracciali.

I due imprenditori romani avevano ora bisogno di contatti con i politici locali. Due imprenditori locali, Giovanni Verazzo e Tommaso Verazzo, avrebbero funto da intermediari al Comune di Pignataro Maggiore con Francesco D‘Alonzo, alla Provincia di Caserta con Francesco Capobianco e coi funzionari del Genio Civile detti prima.
D’Alonzo avrebbe inoltre accettato come sponsor della propria squadra di calcio, la S.C. Pignataro Calcio, la Biopower e la Cover Sud Srl di Giovanni Verazzo e di Tommaso Verazzo, in cambio del proprio voto favorevole al rilascio del nulla osta per la realizzazione della centrale, durante una riunione del consiglio comunale del maggio 2007.

L’assessore provinciale alle attività produttive Capobianco avrebbe assicurato pieno sostegno pubblico alla realizzazione della centrale, dissuadendo un suo collega della stessa area politica dal protestare contro le modalità di costruzione, in cambio della promessa, fattagli da Tombolillo, di assumere un suo “pupillo” come consulente del gruppo Bracciali. Capobianco avrebbe così conseguito un accrescimento del consenso elettorale in quelle persone che sarebbero state assunte, tramite una sua segnalazione, presso la centrale di Pignataro Maggiore.

A vario titolo sono stati messi in custodia cautelare Giovanni Esposito di Casoria, Italo Verzillo di Caserta, Gianluigi Fregosi di Lecco, Giacomo Scacciante di Vimodrone. Anche i progettisti Giovanni Bassi, Marco Pietro Stella e Alessandro Savini della società di Tombolillo e Bracciali, tutti originari di Forlì, sono stati arrestati.
Figurano poi due donne tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare: Fiorani Silvia di Roma, consulente contabile e responsabile della gestione di somme illecite del sodalizio criminoso; Di Vincenzo Margherita, col compito di “avvicinare”, grazie a conoscenze dirette in settori amministrativi, funzionari pubblici utili al gioco di Tombolillo.

Anche Giuseppe Raguzzi, funzionario del settore attività produttive della Regione Campania, è stato messo agli arresti domiciliari per aver favorito la società Tombolillo-Bracciali nel fornire l’autorizzazione necessaria alla realizzazione di diverse centrali eoliche a San Bartolomeo in Galdo (BN) a discapito della Sorgenia Spa, della Gaia Srl e della Ecoenergia srl, insieme a Guerriero Vincenzo. Avrebbe diviso i guadagni con Giampiero Tombolillo, Fulvio Scia e Gerardo Befi (progettista comunale incaricato di far pervenire l’ok alla realizzazione della centrale).

Bracciali, Tombolillo e Giovanni Verazzo avrebbero indotto in errore i funzionari della Regione dichiarando all’ente falsità, in quanto attestavano che la società Area Sviluppo Srl, che era parte alienante del terreno su cui sarebbe sorta la centrale e la Biopower, che ne era parte acquirente, non avevano reciproci interessi o partecipazioni societarie fra loro, a pena dell’inammissibilità dei fondi europei. In cambio avrebbero ricevuto tramite agevolazioni statali diverse (i certificati verdi) un finanziamento di 60 milioni di euro da parte dell’UNIPOL Merchant Bank.

La tentata truffa ammonta a 6,8 milioni di euro.

Solo per la costruzione di una centrale a biomasse si scatena un putiferio, figurarsi con la ricostruzione dell’Abruzzo, con gli inceneritori, col Ponte di Messina, con la TAV e con tutte le opere private e pubbliche di questo Paese.

Nel frattempo Lepore, procuratore di Napoli, afferma che il 30% della politica è collusa con le organizzazioni mafiose. Viva la sincerità!

Ps: Il condizionale, purtroppo, è d’obbligo poiché non vi è un processo. Con la scusa del garantismo si stanno mangiando l’Italia.

lunedì 27 aprile 2009

La Campania sta morendo

"Visto che la Campania durante la fase acuta dell'emergenza rifiuti è stata aiutata dalle altre regioni, così essa aiuterà le altre regioni in crisi a smaltire immondizia." Così il generale Giannini al termine dell'incontro con Berlusconi in prefettura per fare il punto sulla situazione rifiuti. Si è stabilito che saremo ancora, ancora e ancora l'immondezzaio d'Italia, ma stavolta in maniera del tutto ufficiale: lo dice l'esercito tramite Giannini, più ufficiale di così!
Il vomito delle regioni settentrionali continuerà dunque ad avvelenare questa terra, fino al giorno in cui saremo costretti ad abbandonarla per non continuare a morire di cancro. 
Bruceremo nei futuri cinque inceneritori la monnezza del Lazio, della Calabria, della Puglia, della Lombardia, di ogni maledetta regione di questo Paese. Per quelle poche migliaia di tonnellate trasportate in Sardegna all'inizio del 2008 si scatenò un putiferio, ma per centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti tossici versati allegramente nelle nostre campagne non si è mossa una foglia. 
La Statale Domitiana... perchè non intitolarla a Sandokan? Perchè non chiamarla "Statale Bidognetti"? Su quella lunga striscia d'asfalto non vi passa neanche una pattuglia della polizia, dei carabinieri, eppure questa è terra di camorra. Le tre principali città che vi sorgono lungo di essa, Villaggio Coppola, Castelvolturno e Mondragone, sono dei monumenti eretti al degrado. Vi verrà nostalgia di Scampia o di Pianura se passate da quelle parti. Tutto intorno sorgono mostri di cemento, allevamenti di bufale circondati da montagne di rifiuti e abbeverati con l'acqua mortifera dei Regi Lagni, campi sterminati su cui crescono erbacce e collinette di arbusti secchi su cui è stato sversato di tutto negli anni, laghetti di colore verde o nero. Ci vuole un coraggio (o un'incoscienza) non indifferente nell'acquistare la mozzarella di bufala: non v'è un solo allevamento nel basso casertano che non sia stato accerchiato di monnezza tossica, il cui terreno di pascolo è riverbero di ogni sostanza inquinante del Nord Italia. 
Ma i volti delle persone, quelli sì, colpiscono più dell'enorme degrado di quei posti: facce scavate, incollerite, contratte in una smorfia di disgusto e di dolore malcelato per quegli orrendi luoghi in cui abitano e per quella situazione sociale che vivono, ma che questo popolo NON MERITA ASSOLUTAMENTE, come non lo meriterebbe nessun altro al mondo. 
Ecco perchè non si può riconoscere alcuna valenza nelle parole del generale Giannini, ecco perchè la struttura stessa del Sottosegretariato all'Emergenza Rifiuti non ha alcun diritto di esistere, ecco perchè Bertolaso e Berlusconi non sono altro che uomini che si fanno pagare per mettere la loro faccia davanti a televisioni e giornali compiacenti da lobby ben più grandi dietro di loro, capaci di muovere praticamente tutto nel Paese. Perchè le economie criminali sono ancora lì. Perchè l'Italia si basa su queste economie. 
E' comodo stonare le persone davanti alle televisioni ed ucciderle con crisi finanziarie e lavori massacranti per impedire loro di poter sapere. Solo che questo giochetto sta portando la Campania alla rovina.

sabato 25 aprile 2009

Gli USA spaventati dai dati sulle acque campane


Gli Americani sono rimasti inorriditi dopo aver constatato i risultati delle analisi di campioni d’acqua del casertano e del napoletano: “Inquinamento oltre la norma”, “Acqua pericolosa per la sola igiene personale”, “Acqua pericolosa anche per consumo non umano”, “Tetracloroetilene disciolta insieme a coliformi fecali e nitrati”. Con queste motivazioni i militari hanno evacuato 17 famiglie per “rischio non accettabile”. Gli effetti di trent’anni di scarichi indiscriminati di rifiuti tossici stanno cominciando a farsi sentire, e non è che l’inizio.
L’Asl 1 di Napoli, nel novembre del 2008, aveva istituito delle controanalisi per contestare i dati in possesso dell’Us Navy di stanza in Campania (l’inchiesta della Marina USA è infatti partita lo scorso autunno in seguito alla segnalazione di disturbi clinici di vario genere riscontrati nelle famiglie americane che abitano vicino le basi militari). Per bocca del capo dipartimento prevenzione dell’Asl nonché principale referente in materia di sanità ed igiene del sindaco Rosa Russo Jervolino, Giuseppina Amispergh, si dichiara che l’allarme è “pericoloso e ingiustificato”. Il Comune di Napoli dichiara: “Acqua potabilissima, bevete senza preoccupazione”. “Rischi non accettabili nei rubinetti di Napoli città” dichiarano invece gli Americani. Di chi fidarsi? Risposta scontata. Gli appelli di oncologi e medici campani stanno cadendo nel vuoto: già si era parlato della città di Bacoli e di come l’assunzione di acqua inquinata e il consumo di prodotti agricoli coltivati su campi zeppi d’immondizia. In Campania, infatti, gran parte dell’irrigazione viene effettuata tramite pozzi o allacciamenti abusivi ad acquedotti non controllati. Tenendo conto che la maggior parte dei terreni coltivati viene irrigata dalla rete di canali dei Regi Lagni costruiti sotto i Borbone, i cui argini sono a loro volta costituiti da montagne di monnezza, e la cui acqua in alcuni canali assume strane colorazioni, passando dal verde al giallo fino al blu chiaro, si capisce che il casertano e il napoletano risultano totalmente compromessi. La stessa produzione di mozzarella di bufala è compromessa. In Campania vi è la consuetudine di costruire edifici e allevamenti su terreni interessati precedentemente a scarico abusivo di rifiuti e di allacciarsi a reti idriche anche loro abusive. Gli incendi che si verificano quotidianamente spargono sostanze nocive su campi e pascoli adiacenti, nella totale indifferenza delle autorità preposte che ignorano denunce e segnalazioni dei cittadini esasperati.

venerdì 24 aprile 2009

C'era una volta...BACOLI















C'era una volta... BACOLI:"terra di miti e leggende". Con questa formula iniziano molte favole ma,a quanto pare,non tutte sono a lieto fine. La favola inizia più di duemila anni fa quando i Greci fondarono sul promontorio di Cuma la loro prima colonia in Italia e in Occidente;anche i Romani apprezzarono l'amenità di quei luoghi tanto da farla diventare la località di villeggiatura preferita da molti imperatori e da numerosi personaggi illustri. Basti pensare alla quantità smisurata di ville che furono edificate a Baia,che fu perciò detta "piccola Roma", e al fatto che a Miseno venne stabilito il più importante presidio navale del Mediterraneo,dove era di stanza la cosi detta"Classis Misenensis". Simmarco,a proposito di quei luoghi,recita:"Lasciai quel luogo perché c’era pericolo che se mi fossi affezionato troppo al soggiorno di Bauli, tutti gli altri luoghi che mi restano da vedere non mi sarebbero piaciuti". Ma cosa resta oggi di questo antico splendore? Nulla...o meglio solo poche costruzioni,di straordinaria bellezza, purtroppo abbandonate al loro destino,piene di erbacce,destinate a diventare ruderi seminterrati o pareti e fondamenta di qualche villa moderna.Bacoli oggi,con i suoi quasi trentamila abitanti,è uno dei più popolosi comuni della periferia di Napoli,con un rapporto abitanti/kmq tra i più alti in Europa; l'abusivismo edilizio ha irrimediabilmente danneggiato molti siti archeologici e paesaggistici,si è costruito senza un criterio per la mancanza di un piano regolatore,in modo disordinato,violando vincoli ambientali e paesaggistici. Una classe politica a dir poco incompetente è stata incapace di tutelare il territorio e le grandissime ricchezze che possiede,bloccandone nello stesso tempo lo sviluppo economico e culturale. Bacoli infatti,tra i suoi tristi primati,vanta un tasso di disoccupazione altissimo,con moltissimi giovani che sono costretti ad emigrare per cercare lavoro. La classe dirigente infatti non è stata in grado di sfruttare le infinite risorse che possiede il comune,creando posti di lavoro tramite lo sviluppo del turismo. Lo sviluppo economico è possibile solo dove c'è una rete di servizi ben funzionante ma a Bacoli mancano le infrastrutture(le strade infatti sono in condizioni pietose,con i conseguenti problemi legati alla viabilità e alla vivibilità),così come le strutture ricettive(tra Bacoli,monte di Procida e Quarto ci sono appena 300 posti letto!),per non parlare delle strutture per lo svago e dei mezzi pubblici.Lo scempio più grave però è quello legato alla questione dei rifiuti,illegali e non. Bacoli è infatti,secondo uno studio dell'O.M.S. presentato nell'Aprile 2007, tra gli otto comuni con il più alto tasso di mortalità e di malformazioni della Campania. Una grande quantità di rifiuti tossici provenienti dal Nord Italia è stata infatti sversata per anni su tutto il territorio comunale,riempiendo cave in disuso(come la "cava Lubrano"in via Castello),oppure disperdendo direttamente nelle campagne tra Cuma e il litorale Domitio tonnellate di rifiuti pericolosi. Anche i laghi non godono di ottima salute,il lago Miseno infatti è stato,fino a pochi anni fa,il ricettacolo di tutti gli scarichi fognari di Bacoli,che finivano nello specchio d'acqua senza essere prima depurati. più grave è invece la situazione del lago Fusaro nel quale sono state riscontrate tracce di sostanze molto pericolose,come metalli pesanti ecc.. Il depuratore di Cuma e il suo cattivo funzionamento è invece fonte di inquinamento per tutto il litorale domitio,rendendo non balneabile una vastissima porzione di costa. Il degrado si sa,provoca tumori e malattie,ma nonostante sia stata approvata all'unanimità in consiglio comunale una delibera,la n. 18 del 18/04/2008,per la bonifica del territorio e per la creazione di un registro tumori,ad un anno di distanza,nulla è stato ancora fatto.Il comune di bacoli infatti non se la passa bene,ha ipotecato molti suoi beni ed ha contratto debiti con la società Flegrea Lavoro,incaricata della raccolta dei rifiuti sul territorio comunale e dell'attuazione della raccolta differenziata. Secondo i dati del Sir però la raccolta differenziata è ferma all'11.77%;considerando che entro il 2009 bisognerà raggiungere il 25%,come previsto dalla nuova normativa del governo Berlusconi ma che difficilmente il comune riuscirà in questa impresa,le casse del comune,che sono già vuote, si dovranno sobbarcare il25% dei costi di discarica,che porterà certamente all'aumento della TARSU per i cittadini.

E' proprio vero,non tutte le favole hanno un lieto fine,soprattutto ai giorni nostri..
E vissero tutti felici e Scontenti...

Mark03


giovedì 23 aprile 2009

Manifesto del blog


La Campania sta morendo. Rifiuti, malattie, camorra, mala politica e indifferenza la stanno spingendo sul baratro. Se le stime sull’aumento di tumori in questa Regione sono le più alte d’Italia e sono progressive, se soltanto Napoli vede 9000 persone all’anno che emigrano, se l’informazione è schiava di logiche di potere che non hanno alcun interesse al benessere della gente, se nonostante ciò si continua a vivere nell’indifferenza verso il proprio futuro, noi non ci stiamo. Non possiamo starci perché a nessuno è dato diritto di distruggere la vita delle persone per perseguire il profitto, che mai può corrispondere alla felicità raggiunta.
L’Italia è dominata dalle mafie. Gli ultimi dati indicano un fatturato di 150 miliardi di euro l’anno, pari al 6-7% del PIL. Tale somma non può assolutamente essere frutto di semplici attività criminali di strada, ma necessita del coinvolgimento della società “bene”, composta da avvocati, banchieri, industriali, politici e affaristi di alto livello. I clan devono ormai essere considerati come centri nevralgici del potere e dell’alta finanza, essendo semplici pezzi dell’azienda più forte in Italia e in Europa, che si contendono il territorio e le attività produttive. Nella finanza capitalistica odierna bastano pochi uomini privi di etica per poter tenere in scacco un intero settore economico, che necessariamente si riversa sulla vita politica e sociale del Paese.
Compreso ciò, è chiaro che in Italia mai nulla cambierà in meglio e presto vedremo la mafia comandare totalmente la Nazione. Noi non ci stiamo e vogliamo impedire che ciò avvenga.
Ci proponiamo di fare informazione e di cambiare effettivamente le cose, al pari di tante altre persone che vogliono effettivamente incidere sulla realtà in cui vivono. Ci atterremo in particolar modo al territorio campano, ma l’Italia sarà comunque il centro delle nostre discussioni. Perché Napoli è l’Italia, la Campania è l’Italia. Questo è il polso del Paese, il luogo dove si accumulano i maggiori record negativi. Risolvere i problemi qui vuol dire risolvere i problemi dell’Italia e far ripartire il Paese.