domenica 31 maggio 2009

In Campania nulla è cambiato

A Scampia nulla è cambiato.
Alla Sanità nulla è cambiato.
A Ponticelli nulla è cambiato.
A Casal di Principe nulla è cambiato.
In Campania nulla è cambiato.

Spiegatecelo al premier Silvio Berlusconi e al suo fedele galoppino, Guido Bertolaso. La Superprocura di Napoli ha intenzione di aprire una serie di inchieste sull'inceneritore di Acerra, sulle discariche e sull'operato del commissariato di governo, a partire dai siti di stoccaggio che sono diventati giganteschi sversatoi. Si faccia luce su questo altro capitolo vergognoso della storia campana.

Spiegatecelo al premier Silvio Berlusconi e a tutta la sua marmaglia politica che uomini come Clemente Mastella e Luigi Cesaro non possono essere presentati alle elezioni in Campania per le Europee e le Provinciali, al di là anche delle inchieste giudiziarie che pendono sulle teste di entrambi. Chi non riesce a spiccicare una parola in italiano non può diventare presidente della Provincia. Già ora abbiamo lì un morto vivente, tale Dino Di Palma, candidato nel partito Sinistra e Libertà. Le aule della politica campana sono state devastate dalla magistratura che ha provveduto, almeno in parte, a fare un po' di pulizia.

A quando una prossima passata?

venerdì 29 maggio 2009

Blitz delle forze dell'ordine ai Quartieri Spagnoli

Ai Quartieri Spagnoli sono ritornate le volanti della polizia e dei carabinieri. Stanotte le forze dell'ordine hanno effettuato un blitz a sirene spiegate e si sono dirette verso le roccaforti della camorra. Al passaggio delle vetture, numerose persone sono scese in strada o si sono affacciate ai balconi, chi per vedere semplicemente cosa stesse accadendo, chi per avvisare i propri amici e parenti affiliati ai clan dell'arrivo delle "guardie". Al momento non si è ancora in grado di sapere chi sono gli arrestati; il blitz, cominciato intorno alle 22, è infatti ancora in corso. In seguito alla sparatoria avvenuta nei vicoli del centro storico (centinaia sono i proiettili esplosi) e culminata con lo scontro tra uomini appartenenti al clan dei Mariano e dei Ricci-Sarno nei pressi della stazione della Cumana di Montesanto, dove è rimasto ucciso un ragazzo romeno e ferito un quattordicenne, le forze dell'ordine hanno intensificato la sorveglianza nel quartiere
Nel frattempo ieri sera si è verificata un'ennesima sparatoria nel quartiere di Pianura, periferia Ovest della città. La vittima dell'agguato è stata ritrovata ferita nel pronto soccorso del CTO, ma non ha fornito indizi utili al movente e all'identità dei killer.

giovedì 28 maggio 2009

Che fine ha fatto la raccolta differenziata?


Parole,parole,parole…non è solo il titolo di una famosissima canzone di Mina,ma anche un modo per definire l’operato della nostra classe dirigente,che invece di operare “parla”.

“Finita” l’emergenza rifiuti e spenti i riflettori che erano stati per mesi puntati sulla Campania, tutto sembra tornato alla normalità; ma in realtà è solo uno stato di calma apparente, una tregua, in attesa della prossima emergenza.

Nei giorni concitai dell’emergenza era stato detto ai cittadini: “Mai più rifiuti per le strade,parte la raccolta differenziata”. Questo sogno però è durato molto poco,infatti è svanito in meno di 6 mesi…

La mancata attuazione della raccolta differenziata in molte zone della Campania affonda le sue radici nella notte dei tempi; in Campania norme sull’avviamento della raccolta differenziata erano già presenti prima del “decreto Ronchi” del 1997,che obbligava tutte le regioni a differenziare i rifiuti. Questo decreto ,che prevede l’ “Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio”,fornisce infatti le direttive per Regioni,Province e Comuni su come gestire i rifiuti. Gli Art. 3 e 4 del decreto riguardano proprio la “Prevenzione della produzione dei rifiuti “e il “Recupero dei rifiuti”,che sono quindi delle priorità per lo smaltimento della spazzatura.

La raccolta differenziata è affidata a tutti gli organi amministrativi,allo Stato spettano “l'indicazione delle misure atte ad incoraggiare la razionalizzazione della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti”e“l'individuazione delle iniziative e delle azioni, anche economiche, per favorire il riciclaggio ed recupero di materia prima dai rifiuti”(Art.18);alle Regioni spetta invece “la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti, ivi compresa la raccolta differenziata di rifiuti urbani, anche pericolosi” (Art.19); alle Province spetta poi “l'organizzazione delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati sulla base di ambiti territoriali ottimali delimitati ai sensi dell'articolo 23.” (Art.20); infine ai comuni spettano ”le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti urbani al fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli stessi” (Art.21).

Insomma tutti sono chiamati a fare la loro parte ma nessuno sembra che,almeno in Campania, l’abbia fatto. Il “decreto Ronchi” prevedeva inoltre all’Art.24 che “In ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti:
a) 15% entro due anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto;
b) 25% entro quattro anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto;
c) 35% a partire dal sesto anno successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto”

Se il decreto fosse stato seguito alla lettera entro il 2003 tutti i Comuni avrebbero dovuto avere una percentuale di raccolta differenziata pari al 35%,se non superiore. Ma,come tutti ben sanno,questo non è avvenuto e così il mancato avviamento della raccolta differenziata,unito alla disonestà e alla incapacità della classe politica e agli interessi della camorra,ha fatto si che prendesse vita quella “emergenza rifiuti” che è stata una tragedia per la Campania. Il governo Berlusconi allora ha emanato un decreto il numero 90 del 23 maggio 2008,convertito in legge il 14 luglio 2008,contenente “misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile",che non faceva altro che ribadire,in materia di raccolta differenziata,quanto espresso nella legge del 1997. Non sarebbe stato più facile e meno dispendioso fare rispettare il decreto del 1997,punendo coloro che non rispettavano i termini previsti dalla legge,evitando in questo modo che la Campania vivesse per oltre 10 anni sommersa dai rifiuti?

Quel che è fatto è fatto,si diranno molti,ci sarà servito di lezione. Invece no,passata l’emergenza , nonostante le tante chiacchiere dei politici,non si è passati ai fatti.

Come mostra la carta,nella provincia di Napoli,su 92 comuni solo 35 superano il 50% di raccolta differenziata; nel limbo,sono 15 i comuni che non superano il 20%,mentre sono 7 i comuni che si fermano al 10% (Bacoli,Procida Agerola,Striano, Acerra,Afragola e Melito di Napoli),15 i comuni che non hanno fornito dati sufficienti per il calcolo della percentuale, tutti gli altri hanno una percentuale compresa tra il 30% e il 40%.

Secondo il decreto del 2008 “Ai comuni della regione Campania che non raggiungano l'obiettivo minimo di raccolta differenziata pari al 25 per cento dei rifiuti urbani prodotti entro il 31 dicembre 2009, al 35 per cento entro il 31 dicembre 2010 e al 50 per cento entro il 31 dicembre 2011, fissati dal Piano regionale dei rifiuti adottato con ordinanza del Commissario delegato per l'emergenza dei rifiuti n. 500 del 30 dicembre 2007, e' imposta una maggiorazione sulla tariffa di smaltimento dei rifiuti indifferenziati pari rispettivamente al 15 per cento, al 25 per cento e al 40 per cento dell'importo stabilito per ogni tonnellata di rifiuto conferita agli impianti di trattamento e smaltimento.”

Quindi se entro la fine dell’anno non sarà raggiunto almeno il 25% di raccolta differenziata i comuni inadempienti saranno costretti a pagare il 15% dei costi di discarica;ma dove prenderanno questi soldi? Ovviamente a farne le spese saranno i cittadini,che saranno costretti a pagare una TARSU molto più cara(del 15%),nonostante la Campania abbia già la tassa sui rifiuti più cara d’Italia. Facendo un semplicissimo calcolo al momento sono 22 i comuni che non raggiungono il 25% di RD (oltre a quelli che non hanno fornito i dati).

Parole,soltanto parole...

mercoledì 27 maggio 2009

Acerra: fuorilegge l'inceneritore

L'inceneritore di Acerra è fuorilegge. Dal sito dell'Arpac, l'ente regionale protezione ambientale della Campania, si evince che l'inquinamento prodotto dai camini dell'impianto ha sforato i limiti imposti dalla legge. Contro un massimo di 35 giornate, in due mesi la concentrazione di Pm10 nell'aria ha superato il tetto massimo dei 50 micron, arrivando a ben 76,3 micron per metro cubo. E stiamo parlando di polveri sottili, non nanopolveri. Sebbene il termodistruttore sia ancora in fase di collaudo, le analisi parlano chiaro. Figurarsi a pieno regime. Che rischia tuttavia di non raggiungere mai, a causa delle proteste dei lavoratori. Minacciano di bloccare tutto, se no Acerra si ferma definitivamente. Così si risolvono i problemi! Vero, Bertolaso? Vero, Berlusconi?
Le analisi vengono rese note il giorno dopo il blitz della Guardia di Finanza compiuto all'interno degli uffici di Palazzo Salerno prima, poi eseguito anche nell'inceneritore stesso. Nel frattempo la situazione dei rifiuti è tornata critica nei Comuni dell'hinterland napoletano. A causa delle lunghe code degli autocompattatori dinanzi agli impianti CDR (mai risolte dopo il presunto "miracolo" berlusconiano) e delle criticità lavorative che hanno investito le aziende incaricate di raccogliere la spazzatura, grosse montagne di immondizia rimangono accatastate nelle strade di Quarto, Ercolano, Marano di Napoli e nel quartiere di Chiaiano. Via S. Maria a Cubito, nei pressi di Giugliano, è poi un monumento alle menzogne di Silvio Berlusconi. Ma l'importante è che il centro di Napoli non venga toccato, almeno non prima delle elezioni Europee e delle Provinciali. Bisogna votare, le strade devono essere tirate a lucido, le periferie possono anche marcire: lì ci pensano i clan a dare i voti ai partiti, nei quartieri "bene", veri fulcri della gestione delle economie criminali, bisogna assicurarsi l'appoggio della borghesia.

Napoli: sparatoria tra Montesanto e i Quartieri Spagnoli

Un quattordicenne ferito ad una gamba da un colpo di pistola e un uomo di etnia Rom ucciso nei pressi della stazione della Cumana di Montesanto. I protagonisti della sparatoria si sono inseguiti in motocicletta per tutti i Quartieri Spagnoli, seminando il panico.

Sparatoria ai Quartieri Spagnoli, nel centro di Napoli. Gli inseguitori si sono affrontati per tutto il dedalo di vicoli di Via Toledo, ferendo nei pressi della Cumana di Montesanto un quattordicenne, dove poco dopo è stato anche ucciso a coltellate un Rom di 25 anni. Tuttavia, in seguito alla scoperta di un colpo di proiettile nell’ascella del giovane di etnia Rom, è probabile che si trattasse dell’obiettivo, giustiziato poi con una pugnalata, oppure di una vittima innocente. Ma la sparatoria è poi proseguita anche nei vicoli in direzione di Via Toledo.

Ero da pochi minuti entrato in casa e mi ero messo a leggere un libro, cercando così di dimenticare il calore e l’afa, piuttosto inusuale in questo periodo di Maggio. Leggo le prime pagine, ma dopo un po’ stacco e mi metto a pensare al più e al meno. Ad un tratto vengo interrotto da un forte rombo di motociclette. Sebbene abituato al rumore dei motorini sfreccianti, rimango colpito comunque dal frastuono e decido di affacciarmi fuori al balcone. Da dietro al vicolo spuntano improvvisamente due motociclette guidate da due o tre uomini senza casco e che sfiorano di striscio un gruppetto di donne: l’inseguitore mira e spara tre colpi di pistola che non centrano il bersaglio. E’ il panico, la gente comincia a fuggire. Un gruppo di giovani dello Sri Lanka, che erano usciti dall’abitazione per prendere una boccata d’aria, si rintana sbarrandosi in un "basso". Sono tante le persone presenti alle 7 di sera in strada. Chi è in casa apre il balcone e si affaccia, allarmato. Le "botte" delle armi da fuoco si riconoscono subito. Urla, pianti, fuggi fuggi generale di donne e bambini, per un minuto buono non si capisce più niente. Intanto nel vedere le scintille dei proiettili mi sono gettato anch’io in casa, aspettando che i killer della camorra se ne andassero. Dopo poco torno ad affacciarmi e subito noto l’arrivo di un ragazzo sui vent’anni che entra di corsa nel palazzo: il padre cerca di afferrarlo, gli urla contro. E’ terrorizzato, corre a destra e a sinistra, ha preso da casa un casco integrale azzurro, non si ferma ai richiami dei parenti. La gente lo guarda incredula, finchè non decide di tornare sulla motocicletta e fuggire. Forse era lui l’obiettivo dell’agguato. Dopo mezz’ora arriva una volante della polizia, seguita a sua volta da un gruppo di “falchi“. Si fermano davanti all’ingresso di un basso, la cui proprietaria ha pensato bene di tappezzarlo fin dentro la cucina di manifesti elettorali del Pdl e in particolare dell’Udeur, raffiguranti il volto sornione di Mastella. Dopo un po’ vengo a sapere della sparatoria alla Cumana di Montesanto, ad un chilometro di distanza dall’agguato sotto casa mia: hanno giocato al gatto e al topo per tutti i Quartieri Spagnoli, fregandosene della vita delle persone.

Il tutto si potrebbe inserire nelle nuove geografie criminali cittadine: nei vicoli di Via Toledo stanno tornando i vecchi padroni del quartiere in seguito alla scarcerazione di Marco Mariano, i Faiano, autori di sanguinose faide negli anni passati e sono intenzionati a riprendere il controllo delle piazze di spaccio. Hanno dinanzi i Sarno di Ponticelli, che nel frattempo hanno messo le mani su buona parte della città, indeboliti dall’arresto del loro boss, Giuseppe Sarno. Ma è presto per tirare le somme, lo diranno gli investigatori.

Gelsomina Verde, Annalisa Durante, Nicola Scarpa. Vittime innocenti della camorra, di questi sorci (solo così si possono definire) che escono dalle loro tane ammazzandosi per quattro soldi, protetti dal quartiere e, soprattutto, dal silenzio e dalla paura delle persone. Chi sarà il prossimo? A cosa servono gli appelli alle istituzioni, le denunce, le fiaccolate? Qui non si è mai vista una pattuglia. Le camionette delle forze dell’ordine ai Quartieri sono arrivate soltanto la settimana scorsa, quando si presentò per un comizio al Teatro Augusteo il candidato del Pdl alla Provincia, Luigi Cesaro, accusato da quattro pentiti di essere uno dei principali referenti del clan dei Casalesi, insieme ad un altro gentiluomo, Nicola Cosentino, sottosegretario all’ Economia, meglio conosciuto dalle sue parti come Nick ‘o ‘Americano, anch’egli accusato di essere uomo di fiducia dei Casalesi.

Chi ha voglia di votare?

martedì 26 maggio 2009

P.za del Gesù: solarium a cielo aperto


Volete prendere la tintarella? Non c'è bisogno affatto di andare in fogne a cielo aperto come Varcaturo o pagare cifre esorbitanti per recarsi nelle isole del golfo. Basta andare in pieno centro di Napoli, in Piazza del Gesù. Gli ultimi lavori di manutenzione che la hanno riguardato, fatti male come al solito, hanno provocato danni alla viabilità invece di migliorarla. La pece posta da poco tra i sampietrini si squaglia al primo sole e la piazza diventa così un pozzo di catrame bollente e maleodorante, costrigendo le persone a intraprendere percorsi alternativi. Così si è deciso di stendere del pietrisco bianco per ovviare, molto simile alla neve, ma che riflette il sole e trasforma il pavimento in un solarium abbagliante a cielo aperto.
O Comune caro Comune! Fateci entrare nel Consiglio Comunale che noi Napoletani vogliamo soltanto sputarvi in un occhio ad uno ad uno senza nemmeno prenderci la briga di ascoltarvi. Non chiamate la polizia per non farci partecipare ai vostri "interessanti" dibattiti. Abbiate il coraggio di affrontarci.

giovedì 21 maggio 2009

Un regalo per Terzigno dall'inceneritore di Acerra


Eccolo il documento ufficiale, tenuto segreto finora sia ai consiglieri di maggioranza sia a quelli di opposizione del Comune di Terzigno. Le scorie dell'inceneritore di Acerra verranno portate nelle cave all'interno del Parco del Vesuvio, in località Pozzelle e Cava Sari presso Terzigno, e verranno utilizzate come "materiale di copertura". Si tratta di ceneri pesanti pericolose, che devono pur essere smaltite in qualche modo. Figurarsi con cinque inceneritori attivi in Campania: la favoletta di Berlusconi riguardo i livelli d'inquinamento dell'impianto non spiega di certo che suddetto inceneritore produce il 30% di ceneri come scorie derivante dalla combustione, mentre il restante 70% viene disperso nell'aria o in parte agganciato da filtri (i quali vanno smaltiti) e che tuttavia sono del tutto inutili per bloccare le nanopolveri.
Fra dieci anni scoppierà uno scandalo sulla gestione rifiuti di questo governo, a disastro ormai compiuto. Per allora possiamo essere sicuri solo di una cosa: Berlusconi o sarà dietro le sbarre o sarà presidente della Repubblica. Non ha alternativa alcuna.

lunedì 18 maggio 2009

Napoli e le elezioni



E’ tempo di elezioni a Napoli, così come nel resto d’Italia. Al popolo l’ardua sentenza su quale politico riciclato e ultra trombato bisogna mandare in Europa e alla Provincia. Fortuna che non ci sono le preferenze! Sarebbe un gran bel problema per il cittadino accollarsi la responsabilità di scegliere quale cane o quale porco deve andare a marcare il proprio territorio tra gli scranni del potere. Sta di fatto che un numero cospicuo di cartelloni elettorali sono già stati oscurati dal Comune perché abusivi: si intravede appena la povera faccia di Casini e di Di Lello coperti da dei pezzi di cartone azzurro.
Sarà vero che il centrosinistra è al comando alla Regione, alla Provincia e al Comune, ma scorgere i manifesti elettorali del Pd o di Sinistra e Libertà è una chimera in questi giorni a Napoli. Ovunque cartelloni del Pdl che pubblicizzano il candidato prescelto alla guida della Provincia, Luigi Cesaro, citato più volte negli interrogatori dell’imprenditore dei Casalesi Gaetano Vassallo, e dell’Udeur di Mastella, nel frattempo rinviato a giudizio insieme alla moglie per illeciti in alcuni appalti. Sui Quartieri Spagnoli sono stati appesi ad uso di festoni decine di manifesti raffiguranti il partito dell’MPA di Raffaele Lombardo. Dalla Sicilia con furore. Addirittura una signora si è fatta tappezzare i muri interni del proprio basso, la caratteristica e scomoda abitazione posta al livello della strada, con giganteschi cartelloni dell’Udeur. Ovviamente a pagamento. Ogni cosa è infatti a pagamento. Lo stesso vale per i manifesti attaccati nei vicoli: pagate i clan oppure i vostri simboli non compariranno sui muri. E i clan sono stati pagati, come sempre.
Ma ad infiammare la corsa elettorale non sono né i comizi soporiferi dei candidati, né le cene di gala organizzate in lussuosi ristoranti di Santa Lucia o di Posillipo al lume della luna riflessa dal mare, né le proposte (che di fatto non ne hanno), ma i Disoccupati. Le sigle storiche dei sottoproletari organizzati hanno inscenato una dura protesta nelle strade della città partenopea, compiendo blitz alle convention del Pdl e dando fuoco ad un autobus a Piazza Carlo III, bloccando infine il traffico in Via Marina. Alcuni di loro si sono addirittura arrampicati sulle invadenti impalcature della Galleria Umberto, minacciando di lanciarsi nel vuoto. Per carità, sono ormai quarant’anni che questa storia va avanti e si è capito che i disoccupati rappresentano un serbatoio di voti niente male per l’uomo politico di turno, nonché una presenza costante in quasi tutte le manifestazioni cittadine. Che siano però l’unica voce di una Napoli che non ce la fa più ad andare avanti così sembra effettivamente troppo poco. Possibile che non vi sia nessuno in grado di ribaltare le sorti di questa terra? Dove sono i membri della classe intellettuale? Dove sono gli artisti e i personaggi dello spettacolo partenopei? Solo la classe borghese napoletana è più attiva che mai. Negli anni passati forse era silente e rinchiusa nel suo guscio, ora è troppo indaffarata in clientelismi, intrallazzi e affari con la camorra.
A Napoli non si elegge per gestire: a Napoli si compra per comandare. Nicolais o Cesaro, Di Lello o Mastella. Sotto a chi tocca.

sabato 16 maggio 2009

Lo scandalo del depuratore di Cuma:un disastro che dura da oltre 25 anni…



“La depurazione è il sistema tecnologico che si realizza e si attiva per eliminare dai corpi liquidi e gassosi sostanze estranee o inquinanti. Si svolge un processo composto da una serie di azioni programmate di carattere meccanico, fisico e biologico.”

Tutto ha inizio alla fine degli anni ’70 quando la Italimpianti S.p.a,la stessa ditta che ha costruito parte degli impianti ormai dismessi di Bagnoli, iniziò la costruzione di un depuratore per la depurazione delle acque reflue dei comuni dell’area compresa tra i campi flegrei e parte del litorale domitio.I lavori furono completati negli anni ’80,completati per modo di dire infatti già nel 1986,quattro anni dopo l’apertura,l’impianto fu chiuso su ordinanza del presidente della Provincia Antonio Somma che decise “per la chiusura dell' impianto fino a quando la Casmez non avrà risolto i problemi tecnici”.Questi “problemi tecnici” consistevano nella quantità spropositata di idrogeno solforato liberato nell’aria dall’impianto che risultava superiore ai livelli di tollerabilità. Le analisi dell’amministrazione provinciale hanno sentenziato una pericolosità (anche 150 microgrammi per metro cubo) ben oltre il limite accettabile di quaranta microgrammi. Le analisi effettuate su campioni di fanghi essiccati, inoltre, rilevarono percentuali crescenti di cromo, tali da farli ritenere “tossici e nocivi”.La regione però si prodigò per la riapertura che puntualmente avvenne. Si decise di riaprire l’impianto solo a metà, consentendo “il trattamento biologico delle acque nere” mentre fu bloccato “la linea dei fanghi prodotti dalla depurazione dei liquami”. Si trattò quindi di un compromesso politico,di una pagliacciata che vide come attori protagonisti Regione,sindaco di Napoli,Provincia,Casmez e tecnici che si azzuffarono sul da farsi non concludendo nulla, decidendo infine di riaprire il depuratore,ma solo a metà servizio,in attesa dei lavori di adeguamento affidati alla Casmez.In sostanza non si poteva chiudere un’opera costata ben 200 miliardi di lire del tempo,rovinando in questo modo l’immagine dei numerosi politici che si vantavano di aver risolto il problema degli scarichi fognari: il depuratore doveva restare aperto a tutti i costi. L’allora sindaco di Napoli Carlo d’Amato dichiarò che “L'impianto che è costato duecento miliardi ha esercitato, al di là delle tracce di inquinamento atmosferico un effetto risolutivo sulle condizioni del mare”. Secondo il sindaco quindi non era importante che l’impianto immettesse nell’aria sostanze pericolose, l’importante era che il mare fosse (anzi sembrasse) ”pulito”. In altre parole era conveniente non inquinare il mare, inquinando l’aria.

Inutile dire che i lavori della Casmez non sono mai partiti, la Cassa per il Mezzogiorno fu soppressa proprio in quell’anno da Bettino Craxi e tutt’oggi è in corso un’inchiesta per verificare l’operato di questo fondo speciale per il Sud;l’eredità della Casmez è infatti pesante si parla di circa 22.000 pratiche ancora aperte per una somma che si aggira attorno ai 7 mila miliardi tra contenzioso e fondi per completare i lavori in sospeso.

A finanziare i lavori di adeguamento però ci ha pensato la Regione Campania che nel 2000 ha stanziato 1350 miliardi (in project financing)per la “realizzazione e gestione di sistemi di depurazione”. Nelle voci di spesa di questo “Strumento di Programmazione” figurano investimenti per “Cuma: Impianto di depurazione di Cuma - Impianto di sollevamento Alveo Camaldoli e Licola Mare” e per “Cuma: Ristrutturazione statica e funzionale del collettore”.

I lavori anche questa volta però non si sa per quale motivo non sono partiti; pare che la Tme Spa Termomeccanica Ecologica,la ditta che doveva attuare i lavori,abbia presentato al Commissariato di governo un progetto lacunoso e erroneo. Fatto sta che i lavori non sono partiti, come risulta da un rapporto dell’ “ENEA” del 2001 l’impianto non risulta per nulla a norma con le normative vigenti ma anzi presenta carenze strutturali. Secondo il rapporto risulta che:

“·Non tutti i collettamenti fognari previsti dal progetto sono stati realizzati.
· Il canale di alimentazione impianto nel tratto finale risulta intasato da sabbie e da sedime in modo particolarmente grave[…]presenza di odori e pessime condizioni igieniche sanitarie.
· Presenza di scarichi abusivi di natura industriale

· Pretrattamenti di grigliatura e dissabbiatura fuori uso

· La centrale di cogenerazione e l’unità di desolforazione sono fuori esercizio.

[…]Il responsabile dell’impianto ci ha informato solo della presenza di nitriti al di sopra dei limiti consentiti.

In conclusione nel rapporto veniva ribadito circa lo stato generale delle opere:

· Obsolescenza delle opere e delle apparecchiature
· Cattivo stato di conservazione delle opere in esercizio
· Carenza di manutenzione straordinaria delle opere elettromeccaniche

Nel 2006 la regione ha stanziato nuovamente 63 milioni e 700 mila. La gara è stata vinta dal Consorzio "Uniter C.S. a r.l."e lo scopo dei lavori erano il risanamento statico dell’impianto,la progettazione di sistemi integrati di condotte a mare allo scopo di allontanare dal litorale le acque reflue e molti interventi per evitare che le acque malsane finissero nel lago d’Averno e sul litorale domitio.

Sempre nel 2006 si è poi conclusa la gara che era stata avviata nel 2003 dalla Regione per affidare la gestione dell’impianto, la gara è stata vinta dalla “Hidrogest Spa” che ha avuto in concessione l’impianto per quindici anni. Ma i guai non sono finiti, infatti il sito è stato perquisito più volte dalla polizia Ecologica e nel 2009 durante un incontro tenutosi presso il municipio di Pozzuoli, cui hanno preso parte l'assessore all'ambiente del capoluogo flegreo, Michelangelo Luongo, alcuni tecnici dell'Asl e un rappresentante della Hydrogest, è stato ribadito che il che “l'impianto di Cuma non ha l'autorizzazione per lo scarico in mare e che a tutt'oggi non sono stati avviati i lavori per l'adeguamento dell'impianto” in quanto il depuratore non rispetta i limiti massimi di alcune sostanze chimiche contenute nei liquami che finiscono in mare dopo il trattamento presso l'impianto.

Insomma,siamo tornati al punto di partenza,è dal 1986 che l’impianto necessita di lavori di adeguamento che ad oggi (nel 2009 per chi non lo sapesse) non sono stati ancora effettuati.

Come se non bastasse il sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, ha di recente denunciato che anche «L’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli scarica i suoi rifiuti direttamente in mare, saltando l’impianto di depurazione»,il tutto dovuto al mancato funzionamento del derivatore di Toiano”.

Tutto questo scempio in una delle zone più belle della Campania,ricca di beni archeologici e paesaggistici. L’ecosistema di Cuma, il cui habitat naturale è ritenuto sito di importanza comunitaria (SIC) e zona di protezione speciale (ZPS), “comprende una vasta banda dunare caratterizzata da una vegetazione variegata e non esente da rarità; per quanto riguarda la fauna, molteplici sono le varietà di uccelli che vi trovano riparo, palustri e migratori, incluse talune specie rare quali aironi e cormorani”. C’è inoltre la possibilità che una specie al limite d’estinzione, la tartaruga caretta caretta sia minacciata.” L’intera area è stata altresì inserita nel parco Regionale dei Campi Flegrei e qualificata come “area di riserva generale” (zona B) e pertanto protetta da rigide regole che non dovrebbero essere violate. Nonostante tutto questo il malfunzionamento della struttura ha fatto si che tutta la fascia costiera interessata dallo sversamento nelle acque del depuratore ricevesse la Bandiera Nera di Legambiente,distruggendo ben 40 km di costa.

A questo agghiacciante resoconto c’è veramente poco da aggiungere. Il depuratore di Cuma risulta essere l’emblema di quanto di cattivo c’è nella nostra regione e in coloro che ci governano e ci hanno governato. E’tutto compreso in pochi chilometri quadrati, non manca nulla:c’è l’incapacità e la disonestà di una intera classe politica,c’è lo spreco di danaro pubblico,c’è la violazione delle leggi sulla salvaguardia dell’ambiente,c’è l’infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti pubblici, c’è quel lassismo che permette che un’opera non sia completata dopo più di venticinque anni dalla sua costruzione,c’è il permissivismo di tutti coloro che dovevano controllare e che non lo hanno fatto,c’è l’assenza dello Stato e c’è il degrado,ma soprattutto c’è un senso di abbandono percepito da tutti quei cittadini che vivono nella melma…

martedì 12 maggio 2009

Fiamme all'Interporto di Caserta

Un enorme incendio si è sviluppato la scorsa notte nell'Interporto di Caserta in un deposito di pneumatici, presso gli ex stabilimenti EcoRec e Cubex. A causa della mancanza di attrezzature adatte e di uomini, come dichiarato da Salvatore Terziario, membro della Protezione Civile di Marcianise, l'incendio si è propagato per tutta la giornata di oggi e, da questo video, pare che sarà spento soltanto entro domani. Già una decina d'anni fa il medesimo sito fu oggetto di un altro incendio. La nube tossica è stata avvistata fino a 100 km di distanza e ha coinvolto soprattutto l'area intorno a Marcianise.
L'Interporto di Caserta è un altro scandalo campano e ancora una volta le istituzioni si sono dimostrate del tutto incapaci, sebbene siano state numerose le denunce dei cittadini depositate in Procura. Tanti sono i posti a rischio ambientale e non messi in sicurezza in Campania, come la Vanetta, dove sono stoccate delle vasche di acido.
Le denunce dei cittadini rimangono inascoltate, non vi sono mezzi, aree industriali vengono lasciate nella morsa della devastazione ambientale. La Campania merita di essere una Regione come le altre, non il buco del culo d'Italia e d'Europa!

domenica 10 maggio 2009

Torna l'estate,tutti a mare! Si,ma dove?


“Con le pinne fucile ed occhiali quando il mare e' una tavola blu sotto un cielo di mille colori ci tuffiamo con la testa all'ingiù'…” Le giornate si fanno sempre più lunghe e assolate,il caldo diviene sempre più intenso, le scuole si avviano alla chiusura,molti lavoratori aspettano già le loro ferie,insomma arriva l’estate e con essa il desiderio di passare tre mesi di assoluta tranquillità e relax,magari al mare,su una spiaggia dalla sabbia bianchissima e con un mare cristallino…Magari!!

Si perché nonostante l’Italia sia una penisola,e quindi quasi interamente circondata dal mare,non è detto che sia sempre agevole l’accesso al mare.

In Campania su 469.7 Km di costa ben 115.7 Km non sono balneabili. Per questo motivo la Campania risulta il fanalino di coda nella graduatoria stilata dal ministero della Salute; con il suo 19.9% di coste non balneabili infatti è di molto sopra la media nazionale(8.7%). La provincia di Caserta risulta inoltre la provincia con la percentuale più elevata di costa inquinata (67,1% %), la seconda,Roma, risulta distanziata di quasi venticinque punti (44.4%).

Alla base di questo tracollo c’è sicuramente il poco impegno per la tutela dell’ambiente da parte delle autorità locali che investono poco o niente nella salvaguardia del territorio e del mare; per anni infatti il mare è stato considerato una discarica naturale in cui sversare le acque di scarico di industrie e città,senza una adeguata depurazione. Il danno è duplice infatti non solo l’ambiente e l’ecosistema ne risentono fortemente,ma anche le attività umane legate ad esso come la pesca, la miticoltura e il turismo.

Ma i problemi legati al mare non si fermano solo all’inquinamento delle acque, le spiagge comunali sono molto spesso discariche a cielo aperto,infestate da cartacce,bottigliette di plastica,siringhe e quant’altro; l’abusivismo edilizio poi ha irrimediabilmente devastato ampi tratti di costa così come gli scarichi fognari abusivi; la creazione di ormeggi per le barche non autorizzati poi oltre ad inquinare le acque deturpa fortemente l’ambiente.

Insomma siamo in un MARE di guai..

venerdì 8 maggio 2009

Ecocriminali


E' calato un silenzio spettrale sulla Campania, rotto solamente dal rapporto annuale di Legambiente di pochi giorni fa, che ci vede ancora una volta come immondezzaio e cementificio della Nazione. Fino all'anno passato sembrava che dovesse scoppiare la rivoluzione: proteste, blocchi stradali, scontri, rifiuti ovunque, danni alla salute, roghi nelle strade, camorra e via dicendo. Ed ora? Lì dove vi erano proteste della popolazione sono stati utilizzati i militari a presidiare tutto e a soffocare le rivolte, i sacchetti dalle strade vengono raccolti solo grazie ad un escamotage del governo che tuttavia non impedisce agli autotrasportatori di incolonnarsi per chilometri davanti agli impianti CDR, esattamente come nella fase più appariscente dell'emergenza rifiuti. Vige la "Pax Berlusconiana", caratterizzata da una forte sinergia fra esercito e mass media, impegnati entrambi a zittire e a diffondere menzogne.

mercoledì 6 maggio 2009

Truffa alla Regione, l'inchiesta va avanti

Nuovi particolari emergono dalle indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere sul giro di tangenti che si è messo in moto per la costruzione di una centrale elettrica a biomasse presso Pignataro Maggiore, nel casertano, e che vede indagate diverse persone per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della Regione Campania.
La Procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Corrado Lembo, sta scoperchiando un vaso di Pandora. Lo scandalo giudiziario che ha colpito la Regione Campania la settimana scorsa ha portato agli arresti di 23 persone e all’iscrizione nel registro degli indagati per associazione a delinquere, truffa ai danni della Regione, corruzione e falso riguardo la costruzione di una centrale a biomasse, l’Assessore Regionale alle Attività Produttive Andrea Cozzolino, candidato Pd alle Elezioni Europee, e il coordinatore del presidente della Regione Bassolino, Gianfranco Nappi. La truffa ammonta a 6,8 milioni di euro. Ma, secondo gli investigatori, ci sarebbe dell’altro.

L’Operazione Biopower, che prende il nome dalla ditta guidata dai due imprenditori romani Renzo Bracciali e Gianpiero Tombolillo coinvolti nell’inchiesta, ha svelato molto più di quanto ci si potesse aspettare. Secondo i magistrati, che indagano su un giro di tangenti fra Comuni, Provincia, Regione e Genio civile di Caserta, vi sarebbe un sistema che boicotta o agevola la costruzione delle centrali e ne regola la loro gestione. Non vi è più la sola centrale a biomasse di Pignataro Maggiore nel mirino della Procura, bensì quattro. Fra queste la famigerata turbogas di Sparanise, costruita dalla Calenia Energia Spa nel 2007, composta a sua volta per il 15% dal gruppo Hera e per l’85% dal gruppo EGL. Quest’ultima società risulta indagata in un’altra inchiesta sulla centrale elettrica di Salerno.
Tutte le quattro centrali campane risultano essere di tecnologia Ansaldo, colosso italiano delle costruzioni e ditta costruttrice della nuova linea metropolitana di Napoli.

La centrale elettrica di Sparanise fu definita due anni fa dall’Assessore alle Attività Produttive Cozzolino: "Un esempio di Campania positiva". Ma la popolazione locale era scesa in piazza per protestare, non voleva un ennesimo scempio ambientale sul suo territorio. A questo punto intervenne il clan dei Casalesi, che soffocò le proteste sul nascere. Lo racconta Roberto Saviano in un articolo redatto sul "Manifesto" nel 2004 e che riguardava proprio la centrale termoelettrica in questione. Il partito di Forza Italia sosteneva la ditta Calenia, incaricata della costruzione, e il clan Papa affiliato ai Casalesi si occupava di zittire gli oppositori (Nicola Pepe, candidatosi nel 2004 in una lista civica contraria alla centrale, fu intimidito col lancio di bombe carta nel suo giardino). Già allora si parlava di costuire a Pignataro Maggiore una piattaforma per lo smaltimento di rifiuti tossici e già risultava che il clan Papa si stava infiltrando nei lavori della centrale di Sparanise attraverso i soliti meccanismi: controllo dei subappalti con le proprie aziende, estorsioni alle ditte appaltatrici, mediazione tra ditte e committenti e controllo dei trasporti.

L’articolo di Saviano fu dimenticato, le inchieste della magistratura ancor prima. Ora che è scoppiato un nuovo terremoto giudiziario in Regione (Antonio Bassolino sarà sentito a breve dai pm) ci si chiede se è possibile andare avanti così.

martedì 5 maggio 2009

La camorra faceva affari vicino villa Rosebery

Giorgio Napolitano, in veste di presidente della Repubblica, ha più volte fatto visita alla "sua" città natale, Napoli. Figlio dell'alta borghesia cittadina, si è prodigato in visite e visitine private fra il caffè Gambrinus vicino Piazza del Plebiscito e villa Rosebery (bloccando non di rado il traffico, già congestionato), situata sulla splendida costa di Posillipo. A poche centinaia di metri di distanza in linea d'aria la Questura di Napoli ha sequestrato ai clan dei Nuvoletta, dei Terracciano e dei Mallardo uno stabilimento balneare, insieme ad altre proprietà sparse in tutta Italia per un valore complessivo di 12 milioni di euro, dotato di piscina, terrazza sul mare e una grotta, dentro la quale era stato costruito un soppalco. Dalla fotografia si evince chiaramente che la struttura domina praticamente un porticciolo e vi sono degli yacht di grosse dimensioni in attesa di riparazione. Con grosse ville e palazzine nei paraggi. Il demanio pubblico qui non esiste, è tutto privato, ci sono pochissime discese a mare e la maggior parte a pagamento.
Napolitano si sarà affacciato dal suo balcone a Villa Rosebery ad ammirare lo stabilimento dei Nuvoletta fare affari a gonfie vele? Chi lo sa.

domenica 3 maggio 2009

Acqua da analizzare

Servono immediatamente delle analisi precise ed accurate delle acque campane. Gli ultimi test degli Americani hanno dimostrato che l'inquinamento raggiunge livelli inaccettabili, e queste fotografie ne sono la prova.


Le sostanze inquinanti si trasferiscono nell'organismo tramite l'acqua, il cibo e l'aria. L'Arpac e l'Asl, più volte imputata dai magistrati per collusioni con la camorra, dicono che è tutto a posto.

Nel frattempo Corrado Catenacci, ex commissario straordinario all'emergenza rifiuti, è stato indagato per disastro ambientale, inquinamento atmosferico e del suo, sversamento reiterato di rifiuti pericolosi. Insieme a lui Michele Greco, Armando Cattaneo (legale rappresentante di Fibe Campania), Angelo Sordelli (responsabile per la Fibe dell’impianto Tre Ponti di Montesarchio), Ciro Turiello (ex dirigente dell’Asìa, l’azienda addetta alla raccolta rifiuti a Napoli) e Claudio De Biasio. L'oggetto della discordia è la discarica di Montesarchio, in provincia di Benevento, in cui sono stati versati rifiuti non conformi alla legge.
Tutti imputati, nessuno si salva.