venerdì 20 novembre 2009

Bertolaso e l'emergenza rifiuti

Dieci discariche, cinque inceneritori, militarizzazione e poca differenziata. Questo sostanzialmente è il piano rifiuti di un anno fa.

Oggi Guido Bertolaso tira le somme e non vuole saperne di proroga dello stato di emergenza, per lui è in arrivo infatti la pensione anticipata grazie alla legge Brunetta sui dipendenti pubblici. Denuncia i continui “boicottaggi e sabotaggi che avevano come unico scopo quello di far fallire il piano per uscire dall’emergenza” e afferma di “aver sottratto gran parte della gestione rifiuti al patrimonio della camorra”. Poi alle domande dei giornalisti sul suo coinvolgimento in un’inchiesta risponde indicando la cava di Terzigno: “Se questo è un abuso di Stato, cosa dobbiamo dire delle altre migliaia di discariche abusive in Campania?”.

Tuttavia basta farsi un giro tra il sito www.laterradeifuochi.it e l’articolo di Francesco Piccinini su AgoraVox per capire che quelli di Bertolaso sono solo discorsi pretestuosi. Nessuno vuole ammettere che il 70% dei rifiuti prodotti è di tipo industriale e dunque se le valli comasche e le colline fiorentine sono così pulite e candide, pur avendo un cospicuo numero di fabbriche operanti in loco, significa che da qualche parte questa monnezza tossica deve andare a finire. E quali zone se non l’Africa, la Cina, il Mediterraneo tramite navi affondate o la Campania. Utilizzando le organizzazioni criminali come “quelli che fanno il lavoro sporco”, ovvero quelli che si occupano materialmente dello smaltimento illecito dei rifiuti e permettendo così ai colletti bianchi (politici, industriali, banchieri) di mantenere le mani lisce come il velluto. Semplice, no? Peccato che…

La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di disastro ambientale ed epidemia colposa nel quartiere napoletano di Pianura, sede della discarica di Contrada Pisani, l‘ecomostro di 8 milioni di tonnellate, grande divoratore dei rifiuti solidi urbani ed industriali del Nord Italia nonchè deposito illegale dei fanghi dell‘Acna di Cengio. Secondo i magistrati chi doveva fare le bonifiche non le ha mai fatte e dunque ecco che tre persone sono state indagate, ma non è escluso che possano esserci altri avvisi di garanzia, in particolare nei confronti dei funzionari dell'Ambiente della Provincia su cui si sta indagando. I carabinieri dei Nas infatti erano andati alcuni mesi fa a raccogliere cartelle cliniche e denunce presso gli abitanti della zona e il rapporto che venne fuori fu scioccante: circa 60 casi accertati di linfoma Hodgkin, una rara e gravissima patologia tumorale. Tuttavia è probabile che il reato di epidemia colposa andrà in archiviazione in quanto dimostrare questo tipo di incidenza è risultato troppo difficile. Chissà, forse quelli che manifestano contro le discariche non sono tutti camorristi.

Resta il fatto che i giornali hanno fatto la loro parte in tutta la vicenda rifiuti: infatti secondo “il Mattino” di ieri Berlusconi è l’anfitrione; l’esercito è la bacchetta magica che fa scomparire i cattivi che protestano, ovvero quegli incivili buzzurri che bloccano le strade e l’inceneritore di Acerra è il più moderno d’Europa.

Informazione criminale per un governo criminale. Solo questo c'è da dire. Punto. Chi abita in Campania sa come vanno realmente le cose.


Come funzionava la discarica di Pianura prima della chiusura. Nunzio Bernardo
ci illumina...

mercoledì 18 novembre 2009

I misteriosi veleni di Pianura

I carabinieri dei Nas hanno da tempo segnato sui propri taccuini le informazioni ricavate durante un'ispezione effettuata tra gli abitanti del quartiere napoletano di Pianura: acquisizione di cartelle cliniche e denunce per un totale di circa 60 casi accertati di linfoma Hodgkin, una rara e gravissima forma tumorale legati, secondo uno studio dei ricercatori dell'ospedale Monaldi, alla presenza di sostanze tossiche e forse radioattive nell'aria e nel suolo. Ecco dunque che la discarica di Contrada Pisani entra nel mirino dei magistrati per la mancata bonifica e il reato ipotizzato è quello di disastro ambientale, per cui sono state indagate tre persone. Se dovesse essere definitivamente confermata la relazione tra tumori e rifiuti tossici verrebbe contestato anche il reato di epidemia colposa.

Le proteste popolari del gennaio 2008 hanno portato alla ribalta un luogo apparentemente dimenticato da tutti, nascosto con cura da un tappeto verde che tuttavia non riesce a contenere la fuoriuscita del biogas e del percolato (durante la primavera di quest'anno un'esplosione verificatasi all'interno della cava ha generato un incendio a causa del materiale tossico presente all'interno). Quarant'anni di gestione affidate a ditte vicino alla camorra, una capienza di 8 milioni di tonnellate, rifiuti solidi urbani del Nord Italia, polveri di amianto, residui di vernice, ceneri di centrale elettrica, scorie di alluminio, il tutto sversato assieme alle 800mila tonnellate di fanghi industriali dell'Acna di Cengio, ovvero la ciliegina sulla torta.

Così scriveva Beffe Fenoglio in Un giorno di fuoco:

« Hai mai visto Bormida? Ha l'acqua color del sangue raggrumato, perché porta via i rifiuti delle fabbriche di Cengio e sulle rive non cresce più un filo d'erba. Un'acqua più porca e avvelenata, che ti mette freddo nel midollo, specie a vederla di notte sotto la luna. »

Per salvare il Bormida si è sacrificata Pianura. Anzi, si è sacrificata la città di Napoli. 

martedì 17 novembre 2009

Cosentino, fatti processare

"Napoli Pulita". Con questo slogan Silvio Berlusconi, al centro rispettivamente di Luigi Cesaro (attuale presidente della Provincia di Napoli) e di Nicola Cosentino (sottosegretario all'Economia e coordinatore regionale del PDL in Campania) un anno fa dichiaravano pomposamente la fine dell'emergenza rifiuti e l'inizio di un nuovo "Rinascimento" per Napoli e dintorni. Oggi quella frase che campeggiava su tutti i cartelloni pubblicitari della città già puzza di beffa.

Cinque pentiti accusano Cosentino di essere il referente del clan dei Casalesi, ma nonostante tutto il sottosegretario all'Economia continua a dichiararsi innocente e lo fa servendosi del mezzo televisivo (come la grande maggioranza dei politici che non vogliono affrontare un regolare processo), per la precisione del talk show unilaterale per eccellenza, Porta a Porta di Bruno Vespa. Nel suo lungo discorso gioca tutte le carte: butta in mezzo la famiglia, scredita i magistrati definendoli (solo quelli che lo indagano) politicizzata, innalza a pretesti delle formalità giudiziarie. Berlusconi infatti fa scuola, le sue frasi e le sue tattiche sono diventate quelle di un intero partito. E' incredibile come attorno a sè il premier sia riuscito a riunire elementi implicati con la giustizia, che niente hanno a che fare con la vera politica, e a trasformarli in un consolidato gruppo di potere capace di screditare impunemente una debole e corrotta magistratura.

Cosentino ne ha per tutti. Magistrati, collaboratori di giustizia. Definisce "pazzo cocainomane" il pentito principale che lo accusa, Gaetano Vassallo, imprenditore al soldo del boss Francesco Bidognetti, ritenuto credibile dagli inquirenti sulla base dell'entità del suo compendio immobiliare e mobiliare valutabile sui 41 milioni di euro.



Gli atti delle indagini sono stati desecretati e resi pubblici su Internet: si tratta di oltre 300 pagine colme di ricostruzioni, interrogatori, intercettazioni ambientali e telefoniche.

Le dichiarazioni del pentito, uscite anche un anno fa su "l'Espresso", pesano come un macigno:

“Confesso che ho agito per conto della famiglia Bidognetti quale loro referente nel controllo della società ECO4 s.p.a. gestita dai fratelli Orsi. Sono stato di fatto loro socio perchè richiesto di farlo da parte di Massimiliano Miele investito da BIDOGNETTI Francesco come da questi stesso riferito".

Posso dire che la società ECO4 era controllata dall’onorevole Cosentino e anche l’onorevole Landolfi aveva svariati interessi in quella società. Presenziai personalmente alla consegna di cinquantamila euro in contanti da parte di ORSI Sergio all’onorevole Cosentino, incontro avvenuto a casa di quest’ultimo a Casal di Principe. Ricordo che Cosentino Nicola ebbe a ricevere la somma in una busta gialla e Sergio m’informò del suo contenuto (…) Spiegando le ragioni della mia presenza in occasione del versamento della somma contante dell’ORSI Sergio al Cosentino, rappresento che io ero sostanzialmente un ‘socio’, seppure occulto, all’interno della ECO4 e la cosa era ben nota al Cosentino stesso. Astrattamente era come se quei soldi provenissero anche da me, tanto che Cosentino ebbe a ringraziare entrambi. Ricordo che in quell’occasione approfittai di quel momento per chiedere un favore a Cosentino nell’interesse di mio fratello, all’epoca impiegato nella GEOECO, una società analoga alla ECO4 che però operava nell’ambito del consorzio CE2”.

Cosentino è indagato anche per voto di scambio. La sua base elettorale infatti si sarebbe fondata sempre sull'ausilio del clan dei Casalesi. Il suo nome compare anche nell'inchiesta che vede l'inceneritore di Santa Maria la Fossa al centro degli interessi del clan e in particolare del gruppo di Francesco Schiavone; alla faccia di chi diceva che gli inceneritori non sono inquinabili da attività mafiose.
Ma nell'ordinanza del GIP non compare soltanto il nome di Nicola Cosentino.
Sempre Gaetano Vassallo dichiarerà che nel 2007, durante una riunione avuta con Raffaele Bidognetti, fratello di "quel famoso", abbia carpito i nomi di altri politici di rilievo nazionale: Cosentino, Bocchino, Landolfi e Coronella (attualmente gli ultimi tre non risultano indagati). "Fanno parte del nostro tessuto camorristico" avrebbe esordito Raffaele Bidognetti.

Basta questo per evitare la candidatura di Cosentino a Presidente della Regione Campania?
Evidentemente no.