domenica 27 novembre 2011

Bonifiche sospette: l'ex Italsider di Bagnoli


Meno 5 giorni. A Bagnoli è scattato il countdown per la Coppa America. Se entro questo lasso di tempo non ci saranno le autorizzazioni necessarie permettere l'insediamento di uomini e mezzi dello staff, Napoli potrebbe non ottenere le tanto agognate tappe delle regate di vela, programmate per il prossimo aprile 2012 (salvo un precipitoso spostamento della sede in un'altra area della città) e fortemente volute dal neo sindaco Luigi de Magistris.

Il problema, nemmeno tanto segreto, è l'imminente chiusura delle indagini della Procura di Napoli sulle bonifiche effettuate nell'area dell'ex Italsider che potrebbe portare al sequestro dei terreni, mettendo a repentaglio lo svolgimento dell'America's Cup. Da tempo, infatti, i pm partenopei lavorano ad un fascicolo sulle modalità di bonifica portate avanti da una serie di ditte che hanno ricevuto l'appalto dalla Bagnolifutura, la controllata pubblica le cui azioni sono ripartite tra Comune, Provincia e Regione. Già diverse inchieste giornalistiche e le analisi del prof. Benedetto De Vivo, perito della Procura, hanno dimostrato l'elevata concentrazione di sostanze inquinanti nei terreni sottoposti ad opere di bonifica, nonché i contaminanti rilasciati in mare a causa della colmata mai rimossa, che tuttora rende non balneabili le acque occidentali della città.

Ma è da alcune settimane che circolano indiscrezioni sull'inchiesta, per il momento limitatesi a pochi trafiletti sui giornali locali. In quest'Italia assuefatta a scandali e tangenti, esse non susciteranno scalpore e nessuna o poche conseguenze tra il potere politico. Indiscrezioni, comunque, da accogliere col beneficio del dubbio perché prive di riscontro processuale.

Tammaro Diana è un imprenditore vicino al clan dei casalesi, attualmente collaboratore di giustizia. Le sue dichiarazioni portano al sequestro un mese fa di un terreno vicino Villa Literno, in provincia di Caserta, adibito negli anni passati a discarica abusiva. Rivela Diana dinanzi ai magistrati: “negli anni 2007-2008, all’interno di quest’area, entrando a destra, nella zona ancora non edificata, sono state sotterrate diverse tipologie di rifiuti, tra cui amianto tritato e polverizzato, provenienti dalla demolizione dell’ex Italsider di Bagnoli. I trasporti furono effettuati e curati dalla ditta di Salvatore Liccardi e dalla ditta Eusa facente capo allo stesso Salvatore Liccardi, cugino del boss Roberto Perrone di Quarto (Na) affiliato al clan di Giuseppe Polverino

La EuSa Edilizia Srl ottenne l'appalto per la bonifica della spiaggia antistante l'Arenile di Bagnoli proprio nel periodo in cui, secondo Diana, sarebbero avvenuti i traffici illeciti di amianto (nell'Italsider insisteva una delle principali fabbriche di Eternit). Le carte continuano così: “Il collaboratore dichiarava di aver appreso dello sversamento dei rifiuti al polo nautico direttamente da Salvatore Liccardi che, in più occasioni, aveva visto lo sversamento dei rifiuti tossici e di aver chiesto spiegazioni al Liccardi che, confermando la pericolosità dei rifiuti, gli rappresentava che lui era formalmente “a posto con la documentazione” e che bisognava fare presto a coprire il tutto, raccomandando la massima riservatezza altrimenti avrebbero rischiato di “finire tutti in carcere”....”.

Bagnoli, per chi non lo sapesse, rientra nei SIN, cioè nella lista dei Siti d'Interesse Nazionale. Qualsiasi opera effettuata nell'area necessita del placet del Ministero dell'Ambiente, che si occupa anche di versare i finanziamenti per i lavori. Se l'inchiesta verterà effettivamente su questo fronte e se verranno confermate queste dichiarazioni, ci si dovrà seriamente chiedere quali saranno le conseguenze, che in altri Paesi avrebbe fatto cadere molte teste, dai vertici governativi a quelli locali, soltanto per la loro circolazione tra l'opinione pubblica, senza passare per la conferma dei tribunali, tenendo conto che nell'area si sta per organizzare uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo. Al momento, queste dichiarazioni hanno ottenuto appena qualche ritaglio di giornale...

E il destino della America's Cup? Come si dice a Napoli, è bene pensare prima alla salute (quella dei cittadini, in questo caso). E dunque devono essere fatte delle vere bonifiche; soltanto in un secondo momento si potranno organizzare gli eventi. 

mercoledì 23 novembre 2011

Chiaiano, la vera eredità del governo Berlusconi


Quasi tre anni di esercizio ed oltre 700 mila tonnellate di rifiuti stoccate in una cava dove intorno insiste un abitato di 200 mila persone: questo il bilancio di quasi tre anni di sversamenti nella cava di Chiaiano, quartiere facente parte dell'ottava municipalità di Napoli e a ridosso delle cittadine di Marano e Mugnano. Berlusconi puntò su questa "discarica modello" per risolvere l'emergenza rifiuti e costruirsi il consenso iniziale che contraddistinse il suo governo subito dopo le elezioni del 2008. A poche settimane dalla sua chiusura, è ora di fare un bilancio di quella che è diventata l'ennesima pesante eredità per Napoli e il suo territorio.

domenica 11 settembre 2011

Navi dei veleni: continua il silenzio


Dal ritrovamento ufficiale del piroscafo Catania nella acque di Cetraro (Cs) due anni fa è calato di nuovo il silenzio. Trent'anni di scarichi di sostanze nocive e forse radioattive nei mari italiani non possono passare così, come se nulla fosse mai successo.

venerdì 15 luglio 2011

Gli affari della famiglia Cesaro

Sebbene le sue interviste e il suo modo di porsi al pubblico, impacciato e sgrammaticato, abbiano suscitato amara ilarità, Luigi Cesaro fa parte di una delle famiglie imprenditoriali più potenti della Campania. Il Gruppo Cesaro è impegnato in molteplici attività, specie nel settore dell'edilizia e dello sport, e produce fatturati milionari.
Luigi Cesaro, secondo alcune fonti giornalistiche, sarebbe sotto indagine della magistratura. Agli atti ci sarebbero le accuse di alcuni pentiti, in particolare Gaetano Vassallo e Luigi Guida, che lo vedrebbero contiguo al cartello camorristico dei Casalesi, addirittura come referente politico della fazione dei Bidognetti. Accuse gravi che, in verità, già circolavano da qualche tempo come aveva riportato tre anni fa il settimanale L'espresso.
Cesaro non è nuovo a questo tipo di inchieste: già nel 1984 ebbe occasione di conoscere le patrie galere quando venne arrestato per collusioni con la NCO di Raffaele Cutolo: dapprima fu condannato in Tribunale a 5 anni di reclusione, in seguito venne assolto sia in Appello che in Cassazione, nella cui relazione finale tuttavia i magistrati stigmatizzavano la contiguità dei rapporti tra Cesaro e gli esponenti della Nuova Camorra Organizzata (ammessi dallo stesso durante il processo a suo carico). Si rese latitante nel 1988 quando, da assessore al bilancio di Sant'Antimo, venne coinvolto in una nuova inchiesta su un giro di truffe effettuato da alcuni amministratori locali in accordo coi clan; nel 1991 il Comune venne sciolto perinfiltrazione camorristica quando ne era lui stesso consigliere insieme ai fratelli Aniello e Raffaele. Gli stessi carabinieri, nello stesso anno, constateranno le sue pericolose frequentazioni con “pregiudicati di spicco della malavita organizzata operante a Sant'Antimo e dintorni”.
Insomma Cesaro si presentò alle elezioni provinciali del 2009 con un curriculum di tutto rispetto. Il passato non è mai stato un problema per la sua carriera politica: per ben due volte è riuscito a farsi eleggereconsigliere provinciale, per tre volte deputato (compresa la Legislatura attuale) e perfinoeuroparlamentare, per poi approdare, come già detto, allo scranno di presidente della giunta provinciale. Da cosa deriva tutto questo successo politico?
Come già avevo raccontato in alcuni articoli precedenti, in Campania esistono poche grandi famiglie imprenditoriali in grado di imporre la propria volontà al territorio, sfruttando la pochezza della sua classe dirigente e il perenne stato di bisogno in cui la popolazione è ridotta. Grazie a questi elementi è possibile monopolizzare ampie forme di economia e controllare il tessuto sociale.
Aniello CesaroPartiamo da un luogo simbolo del potere della famiglia Cesaro in Campania, e di cui si è molto discusso in questi giorni in merito alle indagini che coinvolgono l'onorevole Gigino. L'area Texas di Aversa era una delle poche aree industriali del Sud Italia: finanziata in gran parte con i soldi della Cassa del Mezzogiorno, chiuse i battenti nel 1999. Al fine di evitare il licenziamento coatto dei370 lavoratori, si predispose un piano per la riconversione produttiva dell'area e lo stabilimento venne ceduto alla bolognese Yorik srl, di proprietà dell'ex deputato forzista Ilario Floresta,che avrebbe dovuto effettuarla. Ma la Yorik venne rilevata da Aniello Cesaro, fratello di Luigi, e la destinazione d'uso dell'area cambiò radicalmente. I 370 lavoratori, così, persero il lavoro.
Si susseguirono diversi progetti per la costruzione di parcheggi e case da parte dei Cesaro, contestati dalle associazioni cittadine che invece volevano la riqualificazione promessa fin dal 1999. I progetti subirono vari blocchi e non se ne fece più niente. Ad oggi, però, sembra che il destino dell'area sia legato all'ennesimo disegno imprenditoriale di natura speculativa. La vicenda è questa: la Regione Campania, nel 2010, approvò il progetto presentato dalla Nuova Immobiliare Srl, società proprietaria dei terreni dell'area Texas e facente capo ai fratelli Cesaro. All'interno del piano era prevista la costruzione di ben 140 unità immobiliari su un'area di 60mila mq, collegata alla vicina stazione centrale ferroviaria. Il sindacoDomenico Ciaramella, in quota Pdl, respinse il piano riconfermando il suo “no” ad ogni forma di speculazione edilizia. Il Consiglio comunale di Aversa emise così due delibere (l'ultima qualche mese fa) che impedivano la costruzione delle case, ribadendo la destinazione dell'area al verde pubblico e a progetti di riqualificazione. Ma la pressione della Regione Campania, esercitata per mezzo di unaConferenza dei Servizi istituita due mesi fa con l'obiettivo di far passare il piano immobiliare dei Cesaro, sembrò essersi imposta sulle decisioni del Consiglio: l'assessore all'urbanistica Mattiello infatti firmò la relazione prodotta dalla Conferenza, dando in pratica via libera al progetto sebbene lo stesso avesse negato categoricamente, fino a pochi giorni prima, che sarebbe stato costruito alcunché nella ex area industriale Texas. Il sindaco Ciaramella indisse una riunione con tutte le forze politiche per discutere del piano immobiliare presentato dai Cesaro quando, con le precedenti delibere del Consiglio, si era invece chiuso il capitolo dell'annosa vicenda (gli amministratori sostengono che la Regione abbia avviato un iter procedurale, su richiesta dei Cesaro, a cui non è stato possibile sottrarsi nonostante il parere negativo del Consiglio). Sembra così che i Cesaro l'abbiano spuntata e quell'area, a discapito delle promesse decennali di riqualificazione urbana, probabilmente sarà interessata dall'edilizia residenziale e commerciale (salvo colpi di scena). E proprio su quest'area Texas si concentrano alcune dichiarazioni dei pentiti, in particolar modo dell'imprenditore dei rifiuti Gaetano Vassallo che nel 2008, quando pendeva un'analoga possibilità di speculazione edilizia sull'area, dichiarò:
Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell'occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan.[...] “
Da sempre nel ramo dell'edilizia, gli affari della famiglia Cesaro si concentrano nel “Gruppo Cesaro”, la holding di famiglia presieduta dall'architetto Aniello Cesaro con un passato da consigliere comunale di Sant'Antimo all'epoca del suo scioglimento per infiltrazione camorristica nel 1991, in cui fu coinvolto in prima persona insieme ai fratelli.
Cesaro Resort







Il gruppo è impegnato, oltre al settore edilizio, anche a quello della sanità e dello sport, e i suoi investimenti superano i confini campani e raggiungono il Nord Italia. E' tuttavia qui in Campania che sono concentrati gli affari più redditizi. Il gruppo gestisce una serie di centri sportivi, due ristoranti, un hotel a cinque stelle e uno dei pochi centri Igea dell'hinterland partenopeo, oltre alle diverse commesse ottenute in giro per le province di Napoli e Caserta e a consolidati rapporti commerciali con altri gruppi imprenditoriali, in primisCosta Crociere.
Gli impianti sportivi hanno spesso ospitato il ritiro di varie formazioni calcistiche di serie A, come il Parma e il Milan.
Insomma, ottimi affari.
Un potere, dunque, saldamente legato all'economia e alla politica, che ovviamente permette di poter esercitare più facilmente pressioni laddove ci siano interessi contrastanti con le reali esigenze della popolazione. Il binomio economia-politica si ripropone per l'ennesima volta... a qualcuno viene in mente quella cosa strana e lontana nel tempo, denominata conflitto d'interessi? Gli affari dei fratelli Cesaro, con tutte le loro ombre, strettamente connessi alla politica, possono rientrare in questa accezione?

venerdì 8 luglio 2011

L'anello mancante in mezzo ai rifiuti

Non si può prescindere dal presente senza collegare le vicende passate entro un filo logico. Perché comprendendo il passato è possibile farsi un'idea del presente e forse capirne i meccanismi, specie quando si parla di potere. 

Era novembre 2010: un impacciato Luigi Cesaro, deputato Pdl e presidente della giunta provinciale di Napoli, veniva ascoltato dalla commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Dal suo discorso tuttavia la commissione non cavava un ragno dal buco: al di là delle visibili carenze lessicali, il colloquio appariva più uno scialbo tentativo di discolpa da parte di Cesaro che non piuttosto una relazione sullo stato delle cose. Scaricabarile a iosa, approssimazioni a palate, omissioni a go go, ignoranza palese su diverse punti dell'argomento. Insomma, la commissione decideva di udirlo soltanto per un quarto d'ora e poi lasciarlo andare.
Eppure nel 2009 fu prodigo di promesse. Il Pdl, per festeggiare la sua vittoria alle elezioni provinciali, organizzò una festa pacchiana all'Arenile di Bagnoli; le televisioni lo intervistarono per chiedergli della sua prossima agenda politica. Subito dichiarò di voler formare una “squadra da mettere in campo” per risolvere i "problemi" e questa squadra doveva essere composta soprattutto di “giovani”. Sono passati due anni e la commissione, tornata in questi giorni sul luogo del delitto, ha trovato praticamente immutata la situazione. Di "squadre messe in campo" e di "giovani", ovviamente, nemmeno un rantolo lontano. In compenso, però, di "cose messe in campo" ce n'è in gran quantità tra rifiuti sparsi nelle strade e i soldi pubblici drenati nelle casse della società provinciale Sapna. Tramite questa ditta la Provincia esercita la sua competenza legislativa sullo smaltimento dei rifiuti, controllando gli impianti e i siti di stoccaggio sul territorio. In altri termini è l'ente a cui è demandata la responsabilità di gestire la filiera dei rifiuti.
La Sapna dunque è la società provinciale in cui si accentra il vero potere gestionale. Comuni e Regione, in realtà, hanno competenze abbastanza limitate rispetto al potere giuridico di quest'ente pubblico, che al momento è costato ai contribuenti 2 milioni e 400mila euro in un anno di perfetta inattività. Questa società è figlia della legge 123 del 2008 voluta da Berlusconi, la legge che impose l'apertura di dieci discariche militarizzate tra cuiChiaiano, oggetto di aspra battaglia tra la comunità locale e il Governo e oggi posta sotto sequestro dalla magistratura per sospette infiltrazioni del clan dei Casalesi nella gestione. 
I vecchi consorzi di rifiuti, quelli basati sulla formula mista pubblico-privato dove entravano in commistione clientelare interessi politici, imprenditoriali e camorristici (e in cui venne indagato Nicola Cosentinoriguardo alla società Eco4, su cui pende tuttora un mandato di arresto bloccato dal Parlamento) vennero sciolti e riuniti nel Consorzio Unico di Bacino Napoli e Caserta, l'ultimo carrozzone clientelare prima della costituzione delle attuali società provinciali Sapna (Napoli) e Gisec (Caserta). Il Consorzio in via di liquidazione, che vanta crediti per svariate decine di milioni di euro verso i Comuni, gestisce oltre 2000 lavoratori in esubero tuttora "parcheggiati" nei capannoni a non fare nulla. Il lavoro che dovrebbero svolgere, come dimostrò la trasmissione Presa Diretta, viene affidato dalle società provinciali a ditte private molto probabilmente legate alla camorra.
L'anello mancante di Gomorra è sempre stato il quadro dettagliato dei rapporti tra politica, affaristi d'alto rango, massoneria e servizi segreti. Come nei molteplici capitoli oscuri di storia italiana, anche la vicenda dei rifiuti in Campania ha tutti i requisiti per entrare a farne parte, alla pari delle stragi terroristiche e mafiose degli anni passati e dei patti tra Stato e Cosa Nostra. Qualcuno in alto dovrà rispondere dei continui aumenti di morti per tumore dovuti a queste pratiche criminali. Per farlo occorre però raccontare.
L'inchiesta Eco4 sull'omonima ditta di smaltimento in capo ai fratelli Orsi stava cominciando a dipanare le ombre sul potere che aveva ridotto la Campania in un cumulo di rifiuti, tanto che gli inquirenti stavano cominciando a individuare i mandanti politici dei traffici di rifiuti illeciti. Tuttavia Michele Orsi, perno dell'inchiesta, venne ucciso a Casal di Principe il 2 giugno 2008 dal gruppo di fuoco capitanato da Giuseppe Setola, responsabile di lì a qualche mese della cosiddetta “Strage di Castelvolturno” in cui morirono sei africani e un italiano. Il giorno dopo Michele Orsi avrebbe dovuto essere ascoltato dagli inquirenti sui legami politica-camorra.
Un omicidio preciso e puntuale. Setola e i suoi uomini obbedivano agli ordini provenienti dall'alto e approfittavano del tempo messogli a disposizione per mietere vittime in tutto il casertano, ammazzando perlopiù estorsori infedeli e imprenditori la cui unica colpa era stata quella di denunciare. In poche settimane uccisero a colpi di kalashnikov decine di persone, nel silenzio totale delle istituzioni locali e nazionali e degli organi d'informazione. Fu soltanto con la strage degli africani e della successiva rivolta della comunità "nera" di Castelvolturno che concentrò l'attenzione dei mass media sul commando casalese, e obbligò di conseguenza il Governo ad azionare gli apparati repressivi. Ovvero lo Stato intervenne quando le azioni del commando divennero un mero problema di ordine pubblico, mentre non lo erano state affatto per la tutela della vita delle persone.
Fino alla strage, Setola e il suo gruppo di fuoco avevano fatto il bello e il cattivo tempo, coperti da una rete di fiancheggiatori, sgusciando tra covi e cunicoli e potendo usufruire di ampie risorse economiche e militari messe a disposizione dal clan (denaro e armi vennero sequestrati in gran quantità il giorno del suo arresto).
Setola godeva del lasciapassare di Antonio Iovine e Michele Zagaria, i boss dei Casalesi, i quali con tutta probabilità gli avevano offerto le giuste coperture e i mezzi necessari per commettere gli omicidi. Michele Orsi era senza dubbio l'obiettivo più importante. Dalle dichiarazioni rilasciate prima del suo assassinio, incrociate con quelle di altri pentiti, fu possibile ricostruire la piramide del sistema camorristico di smaltimento dei rifiuti fino ai livelli della politica nazionale. Il dominus politico fu identificato in Cosentino, ma furono lambiti anche i nomi di Bocchino, Coronella e Landolfi, non indagati.
Controllare l'Eco4 voleva dire controllare, direttamente o meno, tutte le fasi dello smaltimento dei rifiuti nel casertano: il servizio presso i Comuni, la raccolta differenziata, i trasporti, i siti di smaltimento e i futuri impianti di incenerimento. L'ambizione dei fratelli Orsi era quella di creare un sistema economico alternativo nel settore dei rifiuti urbani al monopolio di Impregilo. Volevano riunire i consorzi casertani e napoletani per formare un unico superconsorzio, ma il sogno rimase tale. Arrivarono le inchieste, gli arresti, i sequestri, poi le intimidazioni e gli agguati e il sistema dovette mutare nuovamente forma, trasformandosi in nuove società, nuovi capitali e forse nuovi uomini, senza mai scomparire.
Questo sistema oggi è dominato dalla figura delle società provinciali, il cui destino è forse legato a nuove indagini giudiziarie. La Procura di Napoli sta infatti lavorando su due ipotesi di reato in relazione ai trasporti fuori regione avvenuti prima dell'approvazione governativa del decreto legge di alcuni giorni fa, ovvero traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello Stato. Secondo i sospetti di magistrati e carabinieri i traffici di rifiuti provenienti dalla Campania e diretti nelle cave di Taranto e di Messina sarebbero avvenuti in assenza di intese istituzionali, basati semplicemente su una serie di contratti privati stipulati tra alcune ditte, tra cui appunto la Sapna di Napoli e l'"Ecoambiente" di Salerno, l'”Italcave” pugliese e le siciliane “Profineco” e “Vincenzo d'Angelo”. Con questi traffici sarebbero stati stoccati illegalmente rifiuti speciali, in spregio alle normative ambientali e penali.
In conclusione, è chiaro che l'emergenza rifiuti continuerà per Napoli e la Campania fin quando non avverrà un completo ricambio della classe dirigente e terminerà quella sorta di complicità tra Stato e criminalità organizzata. Ma il ricambio dei vertici potrà avvenire soltanto se ci sarà una rivoluzione culturale da parte degli Italiani, a cui seguirà per forza di cose una rivoluzione politica. Se il giornalismo partecipativo, i blog e i siti di informazione libera sono una spia e una spinta verso questa direzione ben venga. E' pur sempre una speranza.

giovedì 26 maggio 2011

Sotto scacco



Via dei Mille è una delle vie dello shopping napoletano. Inserita nel contesto del salotto buono della città, fu costruita a fine Ottocento dalla nuova amministrazione unitaria italiana, connettendo il Corso Vittorio Emanuele alla elegante Via Chiaia. Molto frequentata di giorno, è l'arteria in cui risiedono numerosi locali e discoteche per la movida notturna.

Il bar Guida era uno dei punti di riferimento per gli abitanti della zona. Da alcuni mesi era chiuso perchè in fase di ristrutturazione e, secondo le voci di alcuni passanti, proprio oggi avrebbe dovuto riaprire i battenti. Avrebbe dovuto, è il caso di dirlo, perchè all'una e mezza di stanotte un boato ha squassato gli interni, scaraventando pietre e suppellettili lungo la strada e il vicolo al lato che mena nell'area popolare di Chiaia. La lingua di fuoco dell'esplosione ha lambito le finestre del palazzo di fronte fino all'ultimo piano. Fortunatamente a quell'ora nessuno si trovava nelle vicinanze: un lato positivo del coprifuoco notturno cui i negozianti sono costretti a subire quotidianamente.


L'odore di bruciato si sente ancora ad un centinaio di metri di distanza, le persone e i turisti si fermano davanti all'ormai ex bar transennato dai vigili per scattare fotografie. Un ricordo della città, l'ennesimo insulto alla dignità dei Napoletani.
Gli investigatori ipotizzano la pista del racket, ma i proprietari negano di aver mai subito richieste estorsive. Tornando a snocciolare alcuni dati diffusi nel corso degli anni dall'Antimafia, l'80% dei commercianti napoletani è costretto a pagare la tangente agli emissari dei clan, magari sotto forma di regali di Natale, di Capodanno o di Pasqua. La paura, l'impunità e l'assenza delle istituzioni fa il resto.

Destini opposti

Alberico Gambino ritorna in Consiglio Regionale grazie al decreto di Berlusconi. Gambino è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di peculato durante il mandato di primo cittadino a Pagani. Insieme a lui  viene reintegrato il consigliere Roberto Conte (in attesa del numero legale per poter rientrare), condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica.

Per uno che torna...

Protesta degli operai di Fincantieri a Castellammare di Stabia. Il nuovo piano industriale prevede la chiusura di 2 stabilimenti e 2500 esuberi.
...2500 che se ne vanno.

Questa è la bella Italia...

mercoledì 11 maggio 2011

Crisi rifiuti: Ricatto a Napoli


Tremila tonnellate di rifiuti, decine di roghi, spazzatura ovunque. Napoli è di nuovo al collasso. Da una parte Berlusconi accusa, non senza apparire ridicolo, i pm di avergli chiuso le discariche a fini elettorali; dall'altra le amministrazioni di centrodestra della Regione e della Provincia, dopo più di un anno dal loro insediamento, continuano a lamentare le negligenze della vecchia gestione di centrosinistra. Questo scaricabarile serve a nascondere la volontà politica di far proseguire questa crisi ancora a lungo, almeno in attesa dell'esito delle elezioni comunali.

giovedì 17 marzo 2011

Lettera ad un paese non ancora (veramente) unito


In questi giorni si discute sulla necessità,sull’opportunità e sulle modalità di festeggiare i 150 anni dell’unità d’ Italia;c’è chi non festeggia per motivi politici,chi non lo fa per ragioni ideologiche e c’è chi festeggia ricordandosi di essere italiano solo in questo momento.
Io ritengo sia giusto festeggiare. Ma non festeggiare un’unità che non si è ancora realizzata,piuttosto l’inizio di un procedimento di unificazione che non è ancora terminato. Nel 1861 Cavour diceva “abbiamo fatto l’Italia adesso dobbiamo fare gli italiani”. Magari. Molto,anzi tantissimo era stato fatto con la liberazione del territorio nazionale dalle dominazioni straniere e dai “signori” che lo governavano. Sono stati commessi sicuramente molti errori,come in tutte le vicende umane. E pensare però che c’è ancora chi rimpiange i Borbone, non contento di vivere in uno stato libero e democratico,per il quale numerosi patrioti,molti napoletani, hanno combattuto e sono morti. Rimpiangere il Regno delle due Sicilie è come rimpiangere,per certi versi,il fascismo. 

venerdì 11 marzo 2011

Ombre di camorra su Pignataro: arrestato il sindaco Giorgio Magliocca


E' una cittadina curiosa quella di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta. Apparentemente lontana da tutte le vicende legate a buona parte dei paesi del casertano, registra oggi l'arresto del sindaco Pdl Giorgio Magliocca con l'accusa di concorso esterno in associazione camorristica col clan Ligato-Lubrano, referente dei Nuvoletta di Marano. Avrebbe consentito la gestione di beni confiscati alla camorra cedendola di fatto ai medesimi gruppi criminali. Avvocato, già consulente del ministero delle Telecomunicazioni di Mario Landolfi nel 2006, nel 2010 viene nominato coordinatore di gabinetto della segreteria del sindaco di Roma Alemanno.
L'arresto tuttavia non è un lampo a ciel sereno: Magliocca è stato più volte oggetto di inchieste giornalistiche di alcune redazioni locali e la stessa opposizione di centrosinistra denuncia le sue frequentazioni con i clan fin dal 2007. Un caso su tutti: quando venne emessa una interdittiva antimafia nei confronti della principale ditta di smaltimento dei rifiuti di Pignataro, la Cosmer, il sindaco coprì la vicenda definendola una questione "di natura tecnica". Ne accennammo soltanto qualche mese fa in quest'articolo, in cui si evidenziava come la Cosmer fosse gestita dalle stesse persone che avevano diretto in prima persona le operazioni di smaltimento dei rifiuti industriali nelle discariche di Pianura e di Terzigno ai tempi dei grandi sversamenti controllati dalla camorra tra gli anni '80 e gli anni '90, ovvero i Di Francia e alcuni loro collaboratori. Per rinfrescarsi un po' la memoria, risentitevi l'intervista di Annozero realizzata tre anni fa ad uno degli ex dipendenti della discarica "Elektrika" di Pianura e confrontate i nomi tirati in ballo a metà filmato con quelli riportati nell'organigramma del sito della Cosmer.

Pignataro inoltre è il paese in cui nel 2009 fu coinvolto nell'inchiesta "Biopower" l'europarlamentare Andrea Cozzolino, oggi al centro dello scandalo sulle primarie del Pd falsate a Napoli, in ordine a una serie di mazzette sulla realizzazione di una centrale elettrica a biomasse in zona e che allora portò all'arresto di numerose persone e ad un avviso di garanzia per lo stesso Cozzolino.

venerdì 4 marzo 2011

Partitocrazia

In ogni città i partiti nazionali posizionano i propri uomini per tenere sotto controllo la politica locale: il Pdl, ad esempio, ha demandato questo compito a Mario Landolfi e Nicola Cosentino; l'Udc ha collocato il vetusto Ciriaco De Mita; l'Italia dei Valori ha posizionato Nello Formisano; mentre il Partito Democratico, dopo la batosta Cozzolino, si sta arrovellando ancora. Gli unici candidati sindaci certi sono Luigi De Magistris per l'Idv e Clemente Mastella per i Popolari per il Sud, quest'ultimo in particolare viene dato nei sondaggi all'8%, in altre parole con la capacità di dettare gli equilibri della eventuale maggioranza consiliare che si imporrà al Comune.

Insomma il fior fiore della politica nazionale è stato rifilato a Napoli e alla sua sventurata regione. Gente che non è capace nemmeno di organizzare delle dimissioni secondo le procedure previste dalla legge (forse è l'abitudine a non applicarla mai).
La mossa (fallita) del centrodestra di sfiduciare il consiglio comunale tramite le dimissioni di massa rivela come i suoi dirigenti non siano così sicuri di poter vincere le elezioni di maggio: il ritorno dei rifiuti, le avventure di Berlusconi e la corruzione della classe politica locale sono dei macigni che altrove avrebbero fatto cadere dei governi e avrebbero sbriciolato una classe dirigente, qui l'unico peso consiste nella perdita di qualche punto percentuale nei sondaggi. Sufficiente però ad impedire al Pdl di diventare maggioranza. Un atto di forza quindi, quello del centrodestra, che in realtà è un atto di debolezza.

Il centrosinistra, d'altro canto, non è stato capace di gestire neanche la normale amministrazione da 20 anni che è al potere, e non si capisce come possa farlo da qui ad altri 5 anni con in più la Provincia e la Regione occupate dal partito di Berlusconi.

L'ingovernabilità e l'incapacità di esprimere una schiera di persone interessate al bene pubblico non è una questione di destra o di sinistra, semplicemente ristretta alla realtà napoletana; riguarda tutta l'Italia ed è da ricercare nella partitocrazia. Non è mai esistita una "propensione culturale all'illegalità" degli italiani e autocommiserarsi è la cosa peggiore che un popolo possa mai commettere. Può essere retorico, ma la classe dirigente attuale va sostituita di sana pianta, continuare a credere nei partiti politici attuali è un'utopia.

SIETE RIDICOLI

Con la mozione di sfiducia del Pdl al sindaco Iervolino e con la defezione di un bel gruppetto di consiglieri del Pd, il consiglio comunale di Napoli si avviava allo scioglimento. Ma il prefetto De Martino bloccava tutto (al momento) per via di un vizio procedurale sulle dimissioni del consigliere Udc Fabio Benincasa e di altri quattro consiglieri del Pdl. Festa grande a Palazzo San Giacomo tra le lacrime e gli abbracci dei fedelissimi della sindaca.

Avevano liberato Napoli (con tanto di striscione nell'androne del Comune)... a 2 mesi dalle elezioni. Una strategia politica, quella del Pdl, degna di una mente tra le più eccelse e sopraffine della storia politica italiana, frutto del lavoro collettivo di tutto lo stato maggiore del centrodestra campano composto più da inquisiti che incensurati. Strategia miseramente naufragata di fronte a un vizio di procedura.

Riprovateci. Andrà meglio la prossima volta.

domenica 13 febbraio 2011

AttaccatEVi al tram!

Dal 7 marzo viaggiare con i mezzi pubblici in Campania sarà più caro. Con Delibera della Giunta Regionale n. 963 del 30/12/2010,approvata all’unanimità, la Regione Campania ha rimodulato i livelli tariffari massimi dei titoli di viaggio del consorzio UNICOCAMPANIA, prevedendo rincari del 20% sui biglietti di bus,tram e treni.Secondo quanto previsto dal nuovo piano tariffari il biglietto Unico Napoli che nel 2010 costava 1,10 costerà 1,32. Ma i rincari non interessano solo la città di Napoli ma l’intera Regione.

Soffermiamoci sulla fascia U2(quella che comprende tra gli altri Bacoli e Monte di Procida): i rincari anche qui saranno del 20% con i viaggiatori che per andare a Napoli saranno costretti a pagare 2.16 contro 1.80 del 2010.

I rincari interesseranno anche gli abbonamenti mensili ( si passa da € 48,20 a 57,84) e per quelli annuali (da 420,10 a 504,12).

Ma quali sono le motivazioni di tali rincari? Secondo quanto previsto dalla suddetta delibera “le tariffe per il trasporto pubblico di interesse regionale e locale sono, all’inizio di ogni anno, automaticamente adeguate secondo il meccanismo del price cap (individuazione del prezzo massimo) e comunque in misura non inferiore al tasso programmato di inflazione per l’anno di riferimento” Ma non solo. L’aumento dei consti del biglietti è dovuto anche al “alla limitatezza delle risorse finanziarie regionale” per l’anno 2011, “nonché alla contrazione dei finanziamenti statali”.

Insomma i soldi non ci sono o peggio sono spesi male e a rimanere “ a piedi “ dovranno essere i cittadini.

Tutto questo “sia al fine di garantire il mantenimento del sistema, sia al fine di sostenere iservizi minimi, quantitativamente e qualitativamente sufficienti a soddisfare la domanda di mobilità”. Ma quali sono i “servizi minimi” che dovrebbero essere garantiti? Certamente non quelli che vengono oggi offerti in Campania,basti pensare alla Ferrovia Cumana che per coprire meno di 20 km impiega oltre 45 minuti,senza considerare le condizioni in cui si trovano a viaggiare gli utenti,costretti a fare i conti con ritardi che sono all’ordine del giorno e con mezzi che andrebbero sicuramente rottamati.

Dunque si chiede un aumento del prezzo del biglietto senza che a questo corrisponda un miglioramento del servizio reso al cittadino,per colpa della cattiva amministrazione del sistema. Un assaggio di federalismo. “Ben vi sta!” direbbe Tremonti ( e non avrebbe tutti i torti se non fosse stato proprio lui a tagliare i fondi per il trasporto pubblico).

Ma non è tutto. Non più di due mesi fa il comune di Napoli con ordinanza n. 35 del 30 dicembre 2010 ha stabilito il “rinnovo del dispositivo di limitazione programmata del traffico esteso all'intero territorio cittadino fino al 31 dicembre 2011” per contenere “i rischi per la salute umana connessi al livello delle concentrazioni di PM10 in atmosfera” ma anche per “ rilanciare il trasporto pubblico, per favorire un consapevole utilizzo delle risorse e per sviluppare comportamenti virtuosi e ambientalmente compatibili”

Insomma da una parte si invitano i cittadini a non usare l’auto, dall’altra si aumenta il costo del biglietto dei mezzi pubblici.

Una politica degna del celebre protagonista del libro di R.L Stevenson, Dottor Jekyll e mr. Hyde.

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