martedì 11 dicembre 2018

Mani su Bagnoli - Il Silenzio e i Giochi Politici


Bagnoli non pervenuta. A leggere la manovra di bilancio e i relativi emendamenti presentati alla Camera dei Deputati, nessuno stanziamento è stato effettuato in favore della bonifica dell'ex area industriale di Napoli Ovest. Il ministro al sud Barbara Lezzi aveva parlato di 150 milioni di euro necessari ogni anno per mandare avanti le opere di riqualificazione del S.I.N. (Sito d'Interesse Nazionale), il sindaco Luigi de Magistris si era detto fiducioso che questi soldi sarebbero stati allocati entro quest'anno. Ed invece Bagnoli è ripiombata in quel silenzio che dalla famigerata dismissione sembra aver avvolto queste lande sventurate.

LE GARE BLOCCATE

Dinanzi all'ennesimo stop, gli unici fondi rimasti per la bonifica sono i circa 70 milioni di euro nelle casse di Invitalia, soldi necessari per avviare almeno le opere propedeutiche ai lavori veri e propri. Ma anche su questo fronte si assiste ad una paralisi: delle tre gare bandite nel 2018, soltanto una procede. Le altre due risultano tuttora ferme.

La prima ha un importo a base d'asta pari a 2,2 milioni di euro e concerne la "messa in sicurezza di emergenza dei cumuli in area ex Morgan all’interno delle aree ex Ilva e ex Italsider". Si tratta di aree in cui sono stati accumulate diverse quantità di rifiuti derivanti dalle precedenti opere di risanamento e mai smaltite, e alcuni di questi cumuli sono classificati come rifiuto pericoloso contenente amianto. 

I cumuli da smaltire tra il capannone Morgan e l'acciaieria

Nel corso della fase istruttoria Invitalia ha disposto la sospensione della gara "in via cautelativa e temporanea" per fornire i chiarimenti necessari ai quesiti che le imprese interessate avevano posto. A seguito di un'ulteriore proroga, la sospensione dovrebbe cessare il 16 dicembre prossimo e riprendere l'iter per l'aggiudicazione.

Per quanto riguarda
la seconda gara, bandita agli inizi di quest'anno per la "progettazione definitiva, esecutiva, direzione lavori e coordinamento della sicurezza in fase esecutiva degli interventi di bonifica e risanamento ambientale delle aree ex ILVA e ex ITALSIDER, della colmata a mare e degli arenili «nord» e «sud», ricadenti nel sito di rilevante interesse nazionale di Bagnoli - Coroglio", il Tar Campania con sentenza n. 6689 del 19 novembre scorso ne ha disposto di fatto l'annullamento, sulla scorta di irregolarità delle coperture assicurative presentate dall'aggiudicatario RTI Golder Associates srl. Il ricorso era stato presentato dalla Acquatecno srl, società esclusa nel corso della gara.

IL QUADRO POLITICO

Alla secolare lentezza delle
Francesco Floro Flores
procedure burocratiche si somma la variabile politica, nel quale Bagnoli è a suo malgrado divenuta pedina di un gioco più grande. Ma in che modo? Anzitutto attraverso una logica dello "spoils system" che non riguarda soltanto gli uomini, ma anche la forma degli apparati: rimasto intatto l'art. 33 del decreto "Sblocca Italia" che istituiva il commissariato di governo alla bonifica, il nome di Sandro Nastasi, legato al PD, è stato sostituito con quello di Francesco Floro Flores, imprenditore vicino al M5S e al sindaco de Magistris, nominato tra l'altro da questo governo consigliere di Cassa depositi e prestiti (Cdp). Un nome al quale è affidato il compito di intrattenere i rapporti col mondo affaristico interessato a fare di Bagnoli un polo dei divertimenti e del turismo, e proprio il ruolo in Cassa depositi e prestiti conferisce a lui e ai suoi padrini politici un potere enorme in tal senso: nelle intenzioni dell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte, Cdp dovrebbe infatti diventare una sorta di banca d'investimento pubblica per le imprese, grazie ai 200 miliardi di euro del nostro risparmio postale. Parallelamente Invitalia - creatura concepita dalla nomenklatura del Partito Democratico - dovrà essere progressivamente svuotata, e alcune delle sue funzioni principali trasferite proprio alla CdP (nel decreto "Semplificazioni" è previsto lo spostamento dei fondi destinati al "venture capital" da Invitalia alla Cassa depositi e previsti). A corollario di questo disegno si registra l'attivismo del ministro Barbara Lezzi, a cui è affidato l'ingrato compito di blandire i comitati attraverso gli incontri sul territorio e le pre-cabine di regia dalla valenza decisionale pari a zero (la prossima è programmata per l'8 gennaio 2019 al ministero).


Definite linee, uomini e strategie, la questione Bagnoli viene così temporaneamente accantonata in vista delle prossime tornate elettorali (europee 2019, regionali 2020, comunali 2021). La strategia dei partiti - mai come oggi impersonificati dai loro leader - persegue la parcellizzazione della città in feudi da conquistare quartiere per quartiere. Non è un caso se sabato scorso il presidente della Camera Roberto Fico e il sindaco Luigi de Magistris si accompagnavano insieme nei meandri del rione Sanità addobbato a festa per la notte bianca, mentre il vicepremier Luigi Di Maio si concedeva una passeggiata nella poco distante San Gregorio Armeno per ritirare la statuina del presepe che lo rappresenta. Un modo forse per comunicare ai commercianti e ai piccoli imprenditori che le istituzioni nazionali sono vicine, ma anche per piazzare la propria bandierina, così come già fatto nelle settimane scorse dal ministro Matteo Salvini in tour nel difficile quartiere Vasto (dove operano comitati di residenti vicini alle posizioni della Lega) e dal governatore Vincenzo De Luca che si prodiga nelle luminarie natalizie e negli attacchi a spada tratta contro il governo.
Presidio del comitato Bagnoli Libera (foto di Anteprima24.it)

LE CONCLUSIONI

A questo punto l'ultima (flebile) speranza per Bagnoli risiede nel passaggio al Senato della legge di bilancio, dove sono annunciati ulteriori emendamenti. Ma anche laddove l'improba impresa di stanziare dei fondi aggiuntivi per le bonifiche possa comunque avvenire all'interno dei paletti all'aumento della spesa pubblica imposti dalla Commissione europea, si tratterebbe di un emendamento-mancia da poche decine di milioni di euro. 

Per questo ci auguriamo che, al di là della martellante propaganda sul web e per le strade, la classe politica riesca a trovare cinque minuti per attuare in concreto i buoni propositi sull'ambiente tanto sbandierati. Bagnoli sarebbe un buon punto di partenza, giochi politici permettendo. 

martedì 13 novembre 2018

Decreto Sicurezza, il No degli attivisti del Meetup Napoli


Nel corso della riunione del Meetup "Amici di Beppe Grillo di Napoli" tenutasi ieri sera nei pressi della chiesa di Sant'Aniello a Caponapoli (in basso il video della stessa), è stata presentata una mozione per chiedere al governo Conte di ritirare il decreto Sicurezza in discussione al Parlamento e di approntare normative che siano davvero rispondenti alle reali esigenze di sicurezza delle fasce più deboli della popolazione, nella convinzione che l'attuale articolato di legge rappresenti una mazzata per gli ultimi della società e risponda soltanto alle logiche di quei poteri forti nel Paese che vedono in Matteo Salvini e nella Lega una sponda affidabile.

Le esigenze delle classi sociali più povere del Paese sono infatti molto diverse da quelle previste nel decreto (nonostante l'intossicazione mediatica e social a cui siamo quotidianamente sottoposti). Si pensi ad esempio al mancato rispetto delle norme di sicurezza sul posto di lavoro che viene costantemente disatteso dal proliferare di lavori precari e in nero (il decreto non prevede assolutamente nulla per affrontare le cd. morti bianche), o allo stato disastroso della sanità pubblica che costringe migliaia di persone che necessitano di cure a dover affrontare un vero e proprio calvario per veder rispettati i propri diritti (il caso della donna ricoperta di formiche nell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli è emblematico). Non mancano poi gli aspetti più critici che sono stati evidenziati in tema di modifiche della normativa antimafia.

La proposta ha accolto le adesioni di una parte degli attivisti del Meetup di Napoli e di alcuni rappresentanti eletti col MoVimento 5 Stelle.

Per un maggior approfondimento dei punti più critici del decreto, si rimanda al testo in basso presentato ieri in assemblea sul quale sono state raccolte delle adesioni.


Il Link alla mozione con le firme raccolte in assemblea --> Qui

Qui invece è la discussione per decidere le prossime iniziative --> Qui

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Mozione al Meetup "Amici di Beppe Grillo di Napoli" sul decreto "Sicurezza"

Il Decreto Sicurezza nasce come risposta immediata alle problematiche di ordine pubblico avvertite da una parte del nostro Paese, e si caratterizza per un sostanziale ritorno al passato attraverso la penalizzazione di alcune fattispecie che erano state stralciate dal codice penale. Rispetto agli anni precedenti in cui l'inasprirsi delle misure coercitive seguiva una cadenza ciclica, la normativa voluta dal governo Conte non tiene in debito conto del periodo storico in cui viviamo, segnato dal radicamento di frustrazione e risentimento nelle classi sociali più deboli che hanno subito il declassamento provocato dalla crisi economica del 2008 e dalla successiva austerity imposta dai burocrati dell'Unione Europea.

All'interno del corpus normativo del decreto (e della legge di conversione approvata in Senato) emergono degli articoli che inaspriscono in maniera forte le pene nei confronti di coloro che sono anzitutto vittime dell'attuale modello di sviluppo economico. Si passa dalla restrizione dei diritti per chi migra nel nostro Paese (si pensi all'abolizione della protezione umanitaria, al prolungamento del periodo di reclusione nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio, all'accelerazione scellerata dei tempi per l'esame della domanda d'asilo ecc.) alla previsione del carcere per chi chiede la carità in maniera "vessatoria" (il cd. accattonaggio molesto, già depenalizzato in passato a seguito di alcuni interventi demolitori della Corte costituzionale) e per chi blocca una strada magari nel corso di una protesta o di una manifestazione non autorizzata, prevedendo in quest'ultimo caso da 1 a 6 anni di carcere.

Sembra che l’obiettivo dichiarato del decreto sia quello di criminalizzare il conflitto sociale, in perfetta continuità con le politiche adottate dai governi precedenti (si pensi al decreto Minniti) che hanno assecondato la volontà dei cosiddetti poteri forti.

Poniamoci allora una domanda: che cos’è la sicurezza? Avere un lavoro dignitoso che ti consenta di tornare a casa sano e salvo fa parte senza dubbio della sicurezza, eppure lo stillicidio quotidiano delle morti bianche ci dimostra che esiste un'emergenza in tal senso. Nel decreto in esame non è previsto nulla, si preferisce invece colpire chi un lavoro non ce l'ha ed è costretto a mendicare per strada (e di certo non può farlo col sorriso sulle labbra, come invece sembra ipocritamente sottintendere il decreto).

Sicurezza è anche vivere in un ambiente sano per la nostra famiglia e i nostri figli. Impedire la realizzazione di una discarica o di un inceneritore bloccando l'arrivo di camion ricolmi di rifiuti tossici è una modalità di lotta che risponde a questa esigenza, ed invece il decreto prevede il carcere per chi si oppone alla devastazione dei nostri territori.

Una modifica all’art. 633 del codice penale, a prima firma di un esponente del M5S, innalza le pene per chi compie occupazioni illegali in terreni ed edifici pubblici e privati. Anche in questo caso, l’occupazione di interi pezzi del territorio e il controllo degli alloggi popolari da parte delle mafie può essere reso analogo alla resistenza in difesa del lavoro? Si pensi alle occupazioni delle fabbriche contro i licenziamenti di massa che sono stati effettuati negli ultimi anni. E’ giusto equiparare dal punto di vista penale casi così diversi?

Viene da domandarsi se questo decreto risponde davvero alle esigenze di REALE sicurezza dei cittadini più poveri, oppure se ne rappresenta l'ennesimo strumento di repressione (e quindi di insicurezza) a vantaggio di quella classe padronale che vediamo oggi organizzare a Torino la mobilitazione delle categorie professionali - in combutta con la Lega - per costringere il M5S e la sindaca Chiara Appendino a cedere sul "No" alla TAV che vede opporsi da anni il popolo della Val di Susa.

Bene hanno fatto quei senatori a dissentire sull'approvazione del decreto. Ma ciò non appare sufficiente. Il decreto “sicurezza”, così come emendato dal Parlamento, rappresenta una dichiarazione di guerra alle classi disagiate e agli ultimi della società, attraverso l’escamotage giuridico di trattare situazioni diverse con modi uguali, laddove invece l'art. 3 della Costituzione, nel sancire il principio d’uguaglianza, dispone anche il principio della parità di trattamento, che prevede di trattare situazioni giuridiche analoghe con modi analoghi, e situazioni giuridiche differenti con modi differenti.

La nostra proposta è quindi la seguente:

- Ritiro e abrogazione immediata del decreto “sicurezza”
- Modifiche normative che siano davvero rispondenti alle esigenze di sicurezza delle classi sociali più deboli del Paese (sicurezza sul lavoro, sicurezza abitativa, sicurezza nelle cure sanitarie ecc.)


In un’ottica di attuazione dei diritti civili e dei diritti sociali che proceda di pari passo PER TUTTI E IN MANIERA INDISTINTA, senza alimentare alcuna guerra tra poveri.

giovedì 1 novembre 2018

Carogne


Il 17 settembre scorso Rita, Antonio e Francesca, madre e figli entrambi disabili, ricevettero per l'ennesima volta la visita dell'ufficiale giudiziario, giunto per preannunciare lo sgombero coatto dell'appartamento che occupavano a Montesanto, nel centro storico di Napoli. Dinanzi alla prospettiva di ritrovarsi in mezzo alla strada, il figlio Antonio - affetto da gravi problemi psichici - decise (forse in accordo con la madre) di compiere il più clamoroso degli atti di protesta: far esplodere l'abitazione con la bombola del gas. 

La deflagrazione risuonò in tutto il quartiere. Rita morì sul colpo, mentre i figli rimasero gravemente feriti e furono ricoverati presso il vicino ospedale Pellegrini. Un gesto di inaudita violenza, testimone della povertà e della solitudine che pure si vivono nei caotici vicoli della città. 




Appena saputa la notizia, l'ex vicesindaco Raffaele Del Giudice si affrettò a dichiarare che quelle persone non erano note ai servizi sociali, sgravando così dalle responsabilità la sua amministrazione. Eppure proprio in quei giorni i sindacati denunciavano alla stampa il vergognoso stato di conservazione degli atti custoditi negli scantinati degli archivi del settore welfare del Comune, come evidenziava Pierluigi Frattasi in un articolo sul Mattino:

Semidistrutte, illeggibili, mangiate dai topi e dalla muffa. Sono migliaia le pratiche per l’assistenza ai bisognosi che stanno marcendo nell’archivio degli uffici comunali dei Servizi Sociali in via Salvatore Tommasi 19. Decine di faldoni accatastati l’uno sull’altro sul pavimento del piano seminterrato, zuppi d’acqua, fradici, con le pagine ormai incollate in una poltiglia informe. […] Atti ancora in corso di validità, perché non sono ancora passati i dieci anni per mandarli al macero […] Del tutto assenti, poi, le misure di prevenzione ed antincendio nell'edificio. […] Riscontrata la presenza diffusa di fessurazioni nelle pareti e nelle volte, di infiltrazioni provenienti dal terrazzo di copertura, di pluviali otturate, di distacchi di cornicioni del cortile interno […]

Dinanzi a tale operazione di cancellazione della memoria storica dell'universo sociale partenopeo appare lecito chiedersi se tutto ciò, oltre a legittimare lo scaricabarile tra le istituzioni, non sia funzionale a quel marketing turistico che da qualche anno a questa parte è diventato determinante negli equilibri di potere del governo cittadino. E' un dato di fatto che la crescita dei flussi turistici stia trasformando gli anditi del centro storico (e non solo) in case vacanze e bed & breakfast, a discapito di centinaia di famiglie che vengono sfrattate a causa dell'aumento dei fitti. Addirittura in un convento situato nel cuore del "Pallonetto" di Santa Lucia, la congregazione delle Suore di Maria SS. Addolorata ha di recente convertito l'ex scuola elementare in una casa vacanza "a tema", dove ogni camera si ispira nel design alle varie chiese di Napoli. Lo chiamano infatti turismo religioso.

Gli attivisti della campagna antisfratto "Magnammece 'o pesone" calcolano che ogni anno a Napoli vi sono circa 1600 sfratti esecutivi, mentre ben 20mila famiglie sono in attesa di un alloggio popolare. In compenso le abitazioni riconvertite in strutture ricettive sono oltre cinquemila negli ultimi 3 anni, un boom senza precedenti nel capoluogo campano. La Conferenza Unificata del mese scorso ha trovato l'intesa sul riparto tra le regioni dei finanziamenti per l'edilizia residenziale pubblica: alla Regione Campania ne spettano poco più di 55 milioni di euro. Soldi che però rimangono congelati in attesa del via libera da parte della giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca, più interessato a non farsi scalzare alle elezioni regionali del 2020. 

Per far fronte all'emergenza abitativa il Comune istituisce ogni anno un fondo per la morosità incolpevole pari a circa un milione di euro. Un fondo a cui però sono in pochi che vi accedono, non solo per mancanza di informazione, ma soprattutto a causa di una postilla che grava come un macigno. Questa postilla si chiama "Programma 100", risale ai tempi dell'ex sindaco Rosa Russo Jervolino e non è mai stata rivista dall'attuale amministrazione di Luigi de Magistris. Il Programma 100 obbliga i beneficiari di contributi comunali a dimostrare la regolarità nei pagamenti dei tributi comunali, e di fatto esclude la maggior parte dei potenziali beneficiari che non potendo pagare il fitto, difficilmente possono far fronte ad ulteriori tasse.

Il cd. Programma 100 inserito nel modulo di accesso al fondo per la morosità incolpevole

Ma oggi si sa, siamo ai tempi della povertà "abolita" e del reddito di cittadinanza che sanerà tutte le sfortune della nazione: input comunicativi che finiscono per esacerbare il pregiudizio verso chi si ritrova in situazioni di indigenza. E' il caso occorso alla famiglia della povera Rita, quando il giorno successivo alla morte della donna vi era già chi maliziava su presunte rendite che i familiari avrebbero incassato grazie ai sussidi statali. Il motto "Prima gli italiani!", oggi tanto sdoganato, si era già ritorto contro gli italiani stessi. Di quali italiani stiamo parlando esattamente? Di quelli che vogliono lucrare sul business delle case vacanze, oppure di quelli che da tale business vengono rovinati?

Sarebbe forse il caso di rileggersi il "Ventre di Napoli" di Matilde Serao, pubblicato nel 1904. Le conclusioni di quell'inchiesta tratteggiano uno scenario quasi analogo a quello odierno:
Se io leggo i giornali, opuscoli, libri che si occupino delle grandi questioni napoletane, se io seguo il movimento delle sue associazioni, se io noto i voti dei congressi, se io odo i lamenti degli albergatori, non veggo da tutto questo che una costante, nobile, ammirevole ed esclusiva preoccupazione di rendere gradito, sempre più, il soggiorno di Napoli, ai forestieri. Benissimo! […] Compiamo il miracolo di fare sparire i mendicanti schifosi, i venditori odiosi, i fiorai petulanti e tanti altri individui anche più bassi, anche più equivoci […] Ma si permetta a un'anima solitaria e ardente di passione pel suo paese, come è la mia, di chiedere una parte di tutto questo, una povera piccola parte per migliorare le condizioni igieniche e morali del popolo napoletano. […] Perché non si obbligano le società dei nuovi quartieri al Vasto, all'Arenaccia, al quartiere Orientale, di ridurre al minimo possibile le pigioni, in modo che le case fatte pel popolo siano abitate proprio da esso e non dalla piccola borghesia, di nove o dieci lire e non vi possano, per regolamento, stare più di due o tre persone, quando vi sono bimbi? Si tenti questo! 
Ecco, si tenti questo. 

martedì 18 settembre 2018

Mani su Bagnoli - L'Industria del Divertimento


L'Arenile (Fonte: Facebook)
Era il 1995 quando un (relativamente) sconosciuto Umberto Frenna, imprenditore ed ex militante della sinistra radicale, riuscì ad accaparrarsi un appezzamento di spiaggia a Bagnoli per realizzarvi i primi eventi musicali. Quell'anno segnò la nascita della discoteca l'Arenile, oggi uno dei principali punti di ritrovo del by night partenopeo, il cui battesimo coincideva con i funerali dell'Ilva in dismissione. Erano anche gli anni di Antonio Bassolino e del suo "Rinascimento napoletano": il ritorno d'immagine della città attraversata dai capi di governo del G7 apriva prospettive inedite, e la politica dei grandi eventi divenne una parte essenziale dell'azione amministrativa. Per Bagnoli furono delineati piani regolatori imperniati sulla riconversione dei vecchi impianti industriali in grandiosi poli della conoscenza e della produzione culturale, talmente immaginifici da poter funzionare però soltanto in un contesto storico di forte sviluppo economico. Al contrario la chiusura dell'Ilva stava lì a testimoniare il fallimento delle politiche economiche di Stato (non viste di buon occhio dall'Unione Europea) e l'avvento graduale della recessione. Quei piani regolatori erano perciò il pretesto per creare pesanti apparati amministrativi - come la fallita Bagnolifutura SpA - volti a garantire rendite di posizione ad una casta di amministratori e dirigenti pubblici, che oggi sono finiti in buona parte alla sbarra per la mancata bonifica dei suoli inquinati. Il presunto rinascimento napoletano offriva la copertura ideologica alla megalomania di quei progetti, a cui ha fatto seguito senza soluzione di continuità la "rivoluzione arancione" del sindaco Luigi de Magistris, che ne ha raccolto il testimone ridimensionando quella linea politica sulla base di un contesto finanziario molto più modesto e frammentato ma altrettanto pretenzioso. I risultati del connubio tra la costruzione del proprio personaggio incentrata sulla figura del ribelle e gli accordi con l'imprenditoria partenopea impegnata nell'industria del turismo e dei divertimenti sono visibili nelle cronache di questi giorni, e in particolare proprio nel territorio di Bagnoli.

La scelta
di Francesco Floro Flores come futuro commissario di Bagnoli, e dell'attuale commissario Salvo Nastasi in procinto di lasciare, è di fatti sintomatico della crescente centralità dell'industria del divertimento nell'area flegrea. Mentre il burocrate Nastasi si fa le ossa al Ministero dei beni culturali, l'imprenditore Floro Flores diventa gestore dello Zoo e dell'Arena Flegrea, due grandi "driver" dell'intrattenimento made in Partenope, grazie alle buone entrature con l'attuale amministrazione comunale. A suggellare il nuovo patto tra politica locale e imprenditoria è l'esplosione delle attività di intrattenimento sul litorale bagnolese, come racconta Riccardo Rosa sulle colonne digitali di Napolimonitor.it:

Arenile di Bagnoli, Alma Flegrea, Club Partenopeo (ex Voga), HBTOO, Chapeau, Neasy, Yama (ex Riva), Veliero, Naif, Nero, sono i nomi dei locali che dal giovedì alla domenica richiamano sul litorale flegreo migliaia di persone. Locali di ogni tipo: dal colosso della musica dal vivo e da discoteca, fino al pub che Città della Scienza ha aperto lato mare senza troppo pudore, mettendo a reddito le proprie concessioni con un’attività che di didattico ha ben poco, negli stessi momenti in cui si faceva un gran rumore per provare (invano) a mettere in discussione la ricostruzione sulla costa dei suoi edifici. Oltre ai locali notturni, di fronte alla spiaggia di Coroglio e all’inizio del pontile di Nisida, c’è il Lido Pola, centro sociale occupato e poi riconosciuto “bene comune” dal sindaco de Magistris. Il Lido ha altre attitudini e obiettivi rispetto alle discoteche del vicinato, ma per finanziare le proprie attività sul territorio propone un cartellone musicale altrettanto fitto, che contribuisce ad attrarre gente in un imbuto di strade strette la cui unica via di fuga diventa il mare.
A questo elenco bisogna aggiungere lo Scirocco Bay aperto di recente all'interno del Circolo Ilva, una volta simbolo della solidarietà e del mutuo soccorso operaio, oggi associazione polisportiva che tra le sue attività ha aggiunto le serate musicali. Proprio di recente si è aperto un contenzioso con il Comune per la revoca delle autorizzazioni: il presidio-operaio-che-fu avrebbe sforato l'orario concesso. La parola ora è passata ai giudici amministrativi.


Il litorale flegreo
L'intrattenimento rappresenta quindi l'ultima frontiera dello sviluppo economico, forse l'unica da queste parti in grado di assorbire manodopera (non importa se precaria o in nero) e di attrarre centinaia di migliaia di persone ogni anno. Il che però suona anche come un sinistro ammonimento per gli abitanti di Bagnoli, quasi a voler minacciare: o accettate che il progresso segua questa direttrice, oppure scordatevi qualsiasi ipotesi di sviluppo. Legare la prosecuzione delle bonifiche alla rigenerazione urbana attraverso la struttura commissariale voluta da Matteo Renzi (e confermata dal Governo Conte) ha voluto significare questo, al di là delle ragioni tecniche che pure sono state addotte. Questo nuovo che avanza lo stanno sperimentando loro malgrado i residenti degli edifici a ridosso delle discoteche, stretti tra la morsa delle caotiche serate danzanti e l'inquinamento del territorio. In una sorta di keynesismo alla rovescia, le istituzioni si preoccupano di foraggiare questa crescita concedendo suoli pubblici a canoni irrisori, mentre per le bonifiche possono trascorrere decenni senza che sia stata ancora messa in sicurezza l'ex Eternit ricolma di amianto (secondo il cronoprogramma, la bonifica dovrebbe partire entro questo mese).


Il Neasy di Coroglio
Questo perché l'intera Napoli vive un periodo di forte crescita dell'offerta dei luoghi di intrattenimento. I critici del fenomeno parlano di "barettizzazione", ovvero dell'insediamento caotico di attività commerciali legate al cibo e alla musica in zone densamente abitate e di particolare pregio paesaggistico-monumentale. La riscoperta del by night affonda però le sue radici in un contesto fortemente mutato. Mentre a cavallo tra gli anni '80 e '90 lo scopo principale della clientela era il divertimento fine a sé stesso a cui si accompagnava volentieri il consumo di stupefacenti come l'eroina, oggi l'accesso ai luoghi del divertimento ha accentuato il suo carattere di bene posizionale da ostentare, di status, e la competizione si è fatta man mano più agguerrita soprattutto tra i giovanissimi. In assenza di qualsivoglia programmazione di sostegno alle imprese del territorio, ci hanno pensato i social network a dare slancio al settore dei divertimenti, grazie alla possibilità di veicolare all'istante migliaia di contenuti multimediali tramite il proprio profilo Facebook o Instagram. Ancora una volta essi hanno svelato la loro vera natura: lungi dall'essere strumento di interconnessione tra le persone, il social si comporta anzitutto come stimolatore della domanda di beni e servizi, particolarmente efficace in tale settore. Il cliente mostra al mondo la sua presenza all'evento e le aziende dell'intrattenimento sfruttano le possibilità offerte dai social per diffondere gli appuntamenti musicali, ricorrendo alla capillarità della comunicazione che il web consente tramite grafiche accattivanti: in questa logica le bellezze naturali diventano insospettabili complici di un business che ne cattura i tratti più incantevoli - un tramonto sul golfo, la luna sul mare, il profilo dei Campi Flegrei - per essere diffusi sul web accanto a dj console, gente danzante e luci psichedeliche. Essere lì, parteciparvi, è questione di status. Raffaele Alberto Ventura analizza questo fenomeno nel suo libro Teoria della classe disagiata per descrivere il volto del capitalismo odierno convertitosi ai profitti della terziarizzazione più selvaggia:

Non è la scarsità delle merci industriali a inquietare la classe media disagiata bensì la scarsità strutturale dei beni posizionali che garantiscono il riconoscimento. Non c'è modo di garantire a tutti l'accesso ai medesimi beni posizionali, proprio perché in quanto posizionali è la loro distribuzione ineguale a determinarne la domanda. […] La storia del pensiero economico, a partire dal dibattito tra Ricardo e Malthus sul consumo improduttivo, dovrebbe averci convinto del fatto che la "corruzione dei costumi" non è soltanto un effetto collaterale dell'accumulazione ma addirittura un suo meccanismo di regolazione. Si tratta, come abbiamo visto, di stimolare i consumi per non subire le conseguenze della sovrapproduzione.

Le economie avanzate in decadenza come la nostra, secondo Ventura, assistono ad una crescita esponenziale del settore terziario a scapito del primario e del secondario: per impedire, o quantomeno rallentare l'avvento delle crisi di sovrapproduzione, il sistema si preoccupa infatti di formare una classe consumatrice allo scopo di consumare il surplus produttivo. Anche l'industria del divertimento risponde a questa esigenza. Grazie ai progressi tecnologici nel campo dell'informatica, oggi il divertimento 2.0 rientra a pieno titolo nel settore terziario avanzato, ossia in quello che alcuni economisti chiamano "quaternario", formato dai servizi informatici e in generale del lavoro intellettuale, compresa l'industria dello spettacolo e dei divertimenti, svolgendo egregiamente la funzione di consumo improduttivo.
La sosta abusiva su via Coroglio
Anche Napoli, e in particolare Bagnoli, rientrano in queste dinamiche globali. Per offrire un quadro quanto più possibile aderente alla realtà occorre tuttavia tener conto della logica da capitalismo di rapina che domina a queste latitudini, dove veniamo schiacciati da una borghesia violenta che in certi casi assume i connotati di mafiosità (si veda il sequestro al clan Contini del club Partenopeo), che si appropria degli spazi pubblici attraverso la lottizzazione del litorale, la violazione dei limiti prescritti per l'inquinamento sonoro, il parcheggio abusivo, la tolleranza degli organi di polizia. In questo magma incandescente diventano fenomeno endemico le risse, gli accoltellamenti e finanche gli omicidi, come quello del giugno scorso in cui fu ucciso a colpi di pistola un ragazzo di 28 anni fuori ad una delle discoteche del litorale di Coroglio.

Per questo occorre che le istituzioni tornino ad assumere il loro ruolo di regolamentazione degli interessi economici. Fino ad oggi si sono limitate, vuoi per ignoranza, vuoi per interesse, ad assecondare le trasformazioni sulla base della logica del laissez-faire, che quaggiù si traduce nel trasferire il potere a soggetti diversi dalle istituzioni statali, e legittimare una gestione privatistica e abusiva degli spazi pubblici. Neanche i protagonisti de La dismissione di Ermanno Rea avrebbero potuto immaginare che il simbolo dell'orgoglio industriale napoletano si sarebbe trasformato in una Ibiza dei poveri: se la moglie Rosaria lo avesse intuito, avrebbe piantato fin dal principio il povero Vincenzo Buonocore e la sua ossessione per lo smontaggio delle colate continue.

domenica 16 settembre 2018

Mani su Bagnoli - Lo scacchiere


Hanno tentato di spiazzare tutti con la tecnica del blitz per proporre il nome di Francesco Floro Flores quale commissario di Bagnoli, dopo che altri nomi avevano pericolosamente iniziato a circolare su alcuni quotidiani (tra cui quello del geologo e senatore M5S Franco Ortolani). Tuttavia questo balzo in avanti ha turbato un piano elaborato già da tempo, rischiando di bruciarne il nome a causa del dilatarsi dei tempi che ne hanno moltiplicato i fattori di dissenso, tanto da costringere il Governo a congelare momentaneamente la nomina e il vicepremier Luigi Di Maio a conferire all'Avvocatura dello Stato l'incarico di vagliare il nome di Floro Flores per il rilievo di eventuali profili di incompatibilità. Mosse per guadagnare tempo, sia chiaro, in attesa che le acque si calmino e che vengano ricalibrati gli equilibri all'interno della compagine governativa, anche perché sul commissario si gioca una partita cruciale per i prossimi appuntamenti elettorali.

Classe 1955, Floro Flores ha dalla sua la capacità e l'intelligenza di aver saputo costruire da solo una realtà imprenditoriale che si snoda tra le tecnologie informatiche e l'aerospazio, settori che vanno ad occupare ben 300 dipendenti negli stabilimenti del gruppo Trefin. L'avvicinamento al mondo della politica inizia nel 2010 con un M5S appena nato, dove stringe relazioni con alcuni degli attuali esponenti del partito, in primis il presidente della Camera Roberto Fico. Allora si propone come candidato sindaco alle elezioni comunali del 2011 (sollevando peraltro notevoli perplessità), ma non supera le primarie interne e se ne allontana (momentaneamente) per stringere rapporti man mano più fitti con il vincitore Luigi de Magistris. I frutti di questa strategia arrivano progressivamente e consentono a Floro Flores di allargare i propri interessi all'industria del divertimento, grazie all'acquisizione dello Zoo e dell'Arena Flegrea dall'ente Mostra d'Oltremare - controllato a maggioranza dal Comune di Napoli - a prezzi modici (sulla concessione dell'Arena a base d'asta di 35mila euro all'anno vi è un esposto dell'associazione Volontari per l'Italia), senza dimenticare l'assunzione del fratello del sindaco, Claudio, nelle società di Floro Flores come esperto di comunicazione.

La svolta però arriva a luglio di quest'anno, quando il Governo Conte lo nomina consigliere di amministrazione in Cassa Depositi e Prestiti, la cassaforte di Stato attraverso cui viene investito il risparmio postale degli italiani nell'acquisizione di imprese di importanza strategica. Tra gli investimenti azionari figura anche Fintecna SpA, controllata al 100% da CdP. Fintecna è la principale creditrice della fallita Bagnolifutura SpA, insieme alla Cementir e ad alcuni gruppi bancari, protagonisti di uno scontro con l'amministrazione de Magistris che le aveva obbligate a bonificare i terreni di loro proprietà sulla base del principio "chi inquina paga". La risposta delle società fu quella di chiedere ed ottenere dal giudice il fallimento della Bagnolifutura SpA per debiti sugli acquisti dei terreni non corrisposti all'epoca della sua costituzione. Attualmente sono in corso una serie di contenziosi tra la curatela fallimentare, l'Invitalia - attuale proprietaria dei suoli da bonificare come da decreto Sblocca Italia - e i creditori sul valore dell'indennizzo, calcolato intorno ai 68 milioni di euro dall'Agenzia del Demanio.

In virtù di tale matassa se di patto M5S - de Magistris non si tratta, come raccontano alcuni giornali non proprio disinteressati, poco ci manca: la nomina di un personaggio vicino ai plenipotenziari locali del M5S (Fico in primis con l'avallo di Di Maio) e al sindaco de Magistris insidia le mire dell'attuale governatore Vincenzo De Luca, che nei giorni scorsi ha indirizzato una missiva al ministro Barbara Lezzi per sottolineare la propria contrarietà alla nomina di Floro Flores, motivandola sulla sussistenza di un potenziale conflitto d'interessi tra le attività gestite dall'imprenditore nell'area flegrea e la carica di commissario, nonché sulla coincidenza tra creditore e struttura commissariale. De Luca si dimostra preoccupato non tanto dal personaggio in sé quanto piuttosto dal concretizzarsi di un accordo che mira a farlo fuori in vista delle elezioni regionali del 2020, e non è sfuggito ai più accorti la visita del consigliere regionale Carmine De Pascale, generale dell'esercito eletto in quota "De Luca Presidente" (lista civica di diretta emanazione del governatore), venuto pochi giorni fa a Bagnoli per un sopralluogo insieme ad alcuni dirigenti locali.  

Il generale De Pascale in visita a Bagnoli (Fonte: Facebook)
Fuori da questi giochi sembra essere la Lega, retta in queste lande dal duopolio formato dal sottosegretario Pina Castiello e dal deputato Gianluca Cantalamessa, forse troppo debole per poter incidere in un territorio, Bagnoli, dove alle ultime elezioni il M5S ha incassato quasi il 60% eleggendo l'attuale presidente della Camera. Per il momento può bastare il feudo di Afragola, dove il giornalista Arnaldo Capezzuto ha ipotizzato un patto di desistenza tra i due alleati di governo per portare il candidato del centrodestra Claudio Grillo a sindaco della città.

Questo per raccontare un quadro (certamente parziale) dei movimenti politici in atto, quelli che avvengono sulla superficie delle cose. Ma che dire invece del "mondo di mezzo", dell'ideologia che sorregge e legittima questi giochi all'ombra di una città che attende da trent'anni una bonifica sacrosanta dopo aver distrutto migliaia di posti di lavoro? Sul presunto rilancio di Bagnoli avanza la logica del terziario avanzato imperniato sull'industria del divertimento (da qui il nome di Floro Flores), dove l'edilizia ricopre un ruolo importante ma non più centrale come nel passato. Ne parlerò nel prossimo articolo.

venerdì 31 agosto 2018

Mani su Bagnoli - L'incontro col ministro


In queste ore circola su alcuni quotidiani locali il nome dell'imprenditore Francesco Floro Flores come nuovo commissario alla bonifica di Bagnoli. In attesa di smentite o conferme, ritengo utile pubblicare l'incontro avvenuto a Roma tra il ministro del Sud Barbara Lezzi e alcuni rappresentanti dei comitati territoriali.


Il 31 luglio scorso i comitati di Bagnoli hanno incontrato il ministro Barbara Lezzi presso una delle sedi distaccate della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un incontro a cui sono riuscito a prender parte. Gli addetti ci hanno accolto con cordialità per poi accompagnarci nel dipartimento dove il ministro ci aspettava insieme ai suoi collaboratori.

Arrivo leggermente in ritardo rispetto agli altri.
Al mio ingresso noto la sobrietà della stanza; il tavolo ovale è un po' traballante, e vengo colpito dalla grandezza dei quadri ad olio che ci accolgono. Su uno di essi noto distrattamente un'iscrizione dedicata a Sant'Ignazio di Loyola. 

L'incontro è già iniziato e i partecipanti stanno relazionando al ministro le tematiche più scottanti: bonifiche, pianificazione urbanistica, controllo popolare degli appalti, contrarietà al porto turistico e ad una Nisida preda dei grandi alberghi. E' Eduardo Sorge a snocciolare dati e cifre sui trent'anni dello stop di Bagnoli. 

GLI STRUMENTI FINANZIARI Il passaggio sui cd. Bagnoli bonds - ossia gli strumenti finanziari che nei fatti consentirebbero ai creditori della ex Bagnolifutura SpA, dichiarata fallita dal tribunale, di poter subentrare nella proprietà dei suoli bonificati così come previsto dall'art. 33 dello Sblocca Italia - attira l'attenzione del ministro. I creditori rispondono infatti al nome di Fintecna, Cementir, banche, quindi si tratta perlopiù dei soggetti responsabili dell'inquinamento e che dovrebbero procedere al pagamento dei costi della bonifica sulla base del principio "chi inquina paga". Il rischio è che questi strumenti finanziari si trasformino in un grimaldello per entrare nel futuro affare della riqualificazione. Il ministro prende nota e ripromette di affrontare la questione quanto prima.

IL PRARU - 
Il programma di riqualificazione ambientale e rigenerazione urbanistica viene rivendicato come conquista da parte dell'amministrazione comunale, così come sottolineato dal presidente della X Municipalità Diego Civitillo. Unico problema (si fa per dire): quel progetto contiene la concessione di ampie porzioni di suoli ai costruttori per le residenze nella Zona Rossa per i Campi Flegrei, e non apporta alcuna pianificazione per salvaguardare la sicurezza degli abitanti, ad esempio le famose vie di fuga in caso di turbolenze sismiche e vulcaniche. I movimenti e il presidente della X Municipalità lo evidenziano, ricordando inoltre al ministro come i quartieri circostanti l'ex area Italsider siano stati completamente tagliati fuori da qualunque ipotesi di riqualificazione. Forse questo programma non è proprio una conquista, ma vabbè: il ministro prende nota anche stavolta e ci conferma che la scelta urbanistica può cambiare, aprendo alla possibilità di poter ridiscutere la fase di rigenerazione urbana del PRARU. 


COMMISSARIAMENTO -
  I movimenti pongono la domanda al ministro sulla posizione del Governo rispetto all'organismo voluto da Renzi nella scorsa legislatura e presieduto fino a pochi giorni fa da Salvatore Nastasi. La Lezzi risponde di essere contraria per principio a qualunque tipo di commissariamento, ma per il caso specifico ritiene che assegnare in questo momento tutto agli organi ordinari (quindi al Comune di Napoli in primis) vorrebbe dire perdere tempo per l'avvio delle bonifiche. Apprezzo la sincerità del ministro, tuttavia a mio giudizio tale compito dovrebbe essere limitato alle sole bonifiche, e non anche a tutta la fase successiva di rigenerazione urbana. Ma come dire: o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra. Contraddizione momentaneamente sopita che in futuro riemergerà col nome del nuovo commissario.



MOVIDA SELVAGGIA -  Si chiede un intervento del ministro sulle concessioni date ai locali notturni che negli ultimi anni sono spuntati come funghi sulla costa bagnolese, spesso in spazi angusti e su suoli inquinati. Ricordiamo al ministro il recente sequestro del club Partenopeo, intestato a persone ritenute contigue al clan camorristico dei Contini, dove dalle intercettazioni emergeva che il giro d'affari si attestasse su cifre da capogiro.

BORGO DI COROGLIO -  Il ministro si riserva di parlarne direttamente con i residenti al prossimo incontro con la cittadinanza. Al momento il PRARU prevede l'esproprio delle proprietà al fine di riqualificarlo, fermo restando la possibilità per i residenti di esercitare un diritto di opzione tra il rientro negli appartamenti o l'acquisto del possesso di nuove case realizzate in compensazione. 

FINANZIAMENTI -  La nota cruciale sono ancora una volta i fondi. Per Bagnoli sono stati gettati ben 600 milioni di euro senza nessun risultato tangibile per la cittadinanza. Il ministro conta di poter recuperare una prima "tranche" di denaro dalla legge di bilancio prevista per l'autunno con cui finanziare le operazioni iniziali di bonifica, e ciò vorrà dire contrattare col ministro dell'economia Giovanni Tria. Più facile a dirsi che a farsi, ma qualcosina dovrà pur muoversi: in fondo mancano appena due anni per le elezioni regionali.


Ci congediamo col ministro dopo un paio d'ore con la promessa di un'assemblea di confronto tra cittadinanza e Governo per metà ottobre a Bagnoli .


CONSIDERAZIONI PERSONALI -  L'assegnazione della cabina di regia al ministro Lezzi era un passaggio abbastanza scontato. L'impressione è che Barbara Lezzi miri a recuperare il consenso perduto coi movimenti sociali meridionali, soprattutto quelli che contestano la costruzione del gasdotto Tap in Puglia, e forse si è resa conto di essere stata usata dai vertici "forti" del Governo come parafulmine della rabbia popolare salentina per il voltafaccia del premier Conte. Bisogna anche ricordare che quello della Lezzi è pur sempre un ministro senza portafoglio, quindi privo di autonomia finanziaria, e i soldi dovranno essere concessi dal ministro Tria. Quindi l'interlocuzione che i movimenti hanno avviato si svolge con una componente debole del Governo (ed anzi proprio la più debole come sembrerebbe dal valzer in atto sulla nomina del nuovo commissario), posta nel bel mezzo degli interessi politici ed economici di coloro che vogliono dividersi la torta Bagnoli, tra cui il sindaco
Il sottosegretario Pina Castiello
Luigi de Magistris e il presidente della Camera Roberto Fico (col placet di Luigi Di Maio ben lieto di passare la patata bollente a quest'ultimo).

Perché (e questo va ai miei ex compagni di partito) hai voglia a gridare "honestà honestà" se sei alleato con persone che osannavano gli "innominabili" Cosentino e Cesaro, e mi riferisco al sottosegretario al Sud Pina Castiello della Lega, che ieri sul Mattino si è precipitata a piazzare la propria bandierina su Bagnoli (anzi su Nisida). Il nome del nuovo commissario dovrà necessariamente accontentare tutti gli interessati alla spartizione del territorio.

Ma di questo parlerò più approfonditamente nel prossimo articolo.

lunedì 30 luglio 2018

Mani su Bagnoli - Il Cemento


Bagnoli, dalle suggestioni e peccati originali ai fatti


Nel pieno dell'estate 2018, Invitalia - quale Soggetto Attuatore - ha pubblicato il "Progetto di risanamento ambientale e rigenerazione urbanistica" (PRARU) per l'ex area industriale di Bagnoli, a Napoli, così come previsto dal decreto "Sblocca Italia" del 2014. Il termine per la presentazione delle osservazioni scade il 6 agosto e le operazioni di bonifica dovrebbero cominciare dalla zona ex Eternit. Operazioni da rifare ex novo dopo che il tribunale di Napoli ha accertato il disastro ambientale provocato dalle precedenti bonifiche (svariate sono state le condanne a tecnici comunali e del Ministero dell'ambiente).

Così come anche evidenziato dal movimento "DeMa" che fa capo al sindaco Luigi de Magistris, il progetto approvato dal commissario Nastasi ricalca per buona parte quello già approvato dal Comune negli anni passati. L'abominio partorito dal Governo Renzi è stato fortunatamente scongiurato.

Tutti felici e contenti? In realtà il parziale ritorno al passato riporta in auge tutte le problematiche connesse a quelle idee progettuali.

Anzitutto si ripete il copione per cui le operazioni di bonifica debbono necessariamente passare dalla previsione di un progetto di "rigenerazione urbanistica". Come a dire: o accettate la speculazione edilizia che vi proponiamo/imponiamo, o vi sorbite i veleni della fabbrica ancora per un bel po'. Anomalia tutta italiana che tiene questo luogo sospeso in un limbo da quasi trent'anni. 

Nel nuovo piano inoltre si ripropone l'indice di fabbricabilità pari a 0,68 mc/mq già stabilito con la variante al Prg del 2004 (qui leggermente inferiore a 0,64 mc/mq), uno dei più bassi in Italia. Ma come già si poteva osservare da quel testo, il coefficiente viene ottenuto ricomprendendo aree che per le loro caratteristiche intrinseche non possono essere edificate (tra cui il Costone di Coroglio pari a 121,7 ettari e la colmata a terra pari a 27 ettari che dovrà essere rimossa). Una mossa che sembrerebbe esser stata fatta per annacquare la concentrazione delle volumetrie previste in rapporto alla superficie.


Modalità di calcolo dell'indice di fabbricabilità, pari al rapporto tra le volumetrie da realizzare e la superficie territoriale



Relazione alla Variante occidentale del PRG, pag. 100


Si tenga presente poi che un progetto di "rigenerazione urbanistica" dovrebbe coinvolgere gli edifici già esistenti, affinché si possano procedere a rigenerarli appunto. Ed invece, come emerge da uno primo sguardo delle tavole di intervento pubblicate sul sito di Invitalia, i rioni circostanti l'area da riqualificare sono completamente tagliati fuori nonostante le condizioni di forte degrado in cui versano. In compenso però vi è la previsione di nuovi lotti edificabili (rappresentati in colore grigio chiaro ed uniforme nelle tavole successive)

Il rione Cavalleggeri d'Aosta - dove fino a poco tempo i clan si combattevano a colpi di kalashnikov - viene lambito dalla previsione ad occidente di un nuovo abitato che, nelle intenzioni del progetto, dovrebbe rappresentare "l'elemento di congiunzione tra il quartiere e il nuovo parco". 


Le aree col bollino rosso prevedono nuovi insediamenti pari a 344.801 mc, suddivisi tra 247.105 mc destinati a produzione di beni e servizi e 97.696 mc destinati a nuove residenze (si veda in basso. Clikkate per avere una maggiore risoluzione del file). 


Le aree 3b1, 3e e 3f, che pure sarebbero destinate a nuovi insediamenti, non vengono ricomprese nel computo effettuato da Invitalia perché non rientranti nell'area di sua competenza. Sulla base delle norme attuative dovrebbe farsi ricorso agli strumenti urbanistici approvati dal Comune, e quindi al PUA Coroglio-Bagnoli modificato nel 2011. Il resto è dedicato a parcheggi ed attrezzature pubbliche.

L'ex quartiere operaio di Bagnoli non viene minimamente scalfito da alcuna ipotesi di riqualificazione urbana (si veda in basso). La speranza ventilata spesso dalla politica è che dal recupero dell'area industriale possano derivare importanti effetti economici "indiretti" in termini di occupazione grazie agli attrattori turistici e ricettivi (tradotto: alberghi e locali), oltreché ai famosi incubatori d'impresa. Speranze appunto, nessuna certezza. E di certo nessuna certezza che non si tratti di lavoro sottopagato o in nero, come già avviene nelle discoteche attualmente presenti lungo la costa flegrea, sorte in maniera caotica e tramite canoni di concessione irrisori (di questo ne parleremo in un'altra occasione).

    
Anche in questo caso si ripropongono nuovi lotti edificabili a Sud del quartiere di Bagnoli ed intorno al Rione Agnano lungo via Cocchia. 

Le aree 1f, 2 e 4 prevedono rispettivamente:
Complessivi 120.000 mc di nuove edificazioni, suddivise in 80.000 mc per produzione di beni e servizi e 40.000 mc di nuove residenze [Area 1f].


Complessivi 190.000 mc di nuove edificazioni, suddivisi in 130.000 mc di produzione di beni e servizi e 60.000 mc di nuove residenze [Area 2].


Complessivi 165.000 mc di nuove edificazioni per sola produzione di beni e servizi [Area 4].

Curiosa è poi l'estensione dei lotti edificabili anche al di fuori dei confini del PRARU, nell'area a ridosso della Linea 2 della metropolitana tra le fermate di Cavalleggeri e Leopardi. Secondo i vecchi strumenti urbanistici (ossia sempre il PUA Coroglio-Bagnoli) queste aree non dovrebbero essere coinvolte da nuove edificazioni, ma semplicemente dalla realizzazione di opere di urbanizzazione primaria. Trattasi di una svista del sottoscritto, o si è effettivamente verificato un allargamento della superficie edificabile? Oppure nei vecchi accordi non veniva esplicitato sul piano degli elaborati grafici?


Stralcio dal PUA Coroglio-Bagnoli
I nuovi lotti secondo il progetto di Invitalia

Dal punto di vista urbanistico - tralasciando le altre criticità sul piano infrastrutturale, delle attività ricettive ecc - la questione più scottante riguarda senza dubbio queste nuove edificazioni (nel concreto i progetti dovranno essere definiti attraverso un concorso di idee ai sensi dell'art. 156 del codice dei contratti pubblici) e soprattutto le nuove residenze. Ed è la questione più pressante che dovrebbe porsi il ministro del Sud Barbara Lezzi, nominata a capo della cabina di regia su Bagnoli dal premier Conte, con la quale i comitati hanno un appuntamento fissato a Roma per domani pomeriggio. 

Il partito a cui appartiene il ministro ha più volte sbandierato l'obiettivo del "cemento zero" nell'area flegrea. Ho perso il conto dei comunicati stampa e delle conferenze che organizzavamo all'epoca per ribadire la necessità che su Bagnoli non venisse posato un solo mattone in più. Questo perché da un lato deve procedersi a recuperare le preesistenze (e quindi a riqualificare davvero i quartieri flegrei) tutelando l'ambiente ed impedendo nuove speculazioni edilizie, e dall'altro bisogna assicurare il rispetto della cd. Zona Rossa istituita per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei tramite un vincolo di inedificabilità. In queste zone si rende infatti necessario non aggravare le eventuali procedure di evacuazione della popolazione e approntare le indispensabili vie di fuga che oggi sono completamente assenti. 

Del resto è anche lo stesso Rapporto Ambientale redatto da Invitalia a suggerire un'alternativa alla cementificazione: dal 1981 ad oggi se ne sono andate da Bagnoli ben 10mila persone. Questo vuol dire che sono tanti gli appartamenti sfitti che potrebbero essere destinati a finalità sociali tramite un calmiere dei fitti o l'acquisizione al patrimonio pubblico. Capisco che oggi avanzare tali proposte vuol dire essere tacciato come minimo di bolscevismo, ma se il perno di questo progetto è una nuova cementificazione, direi che le istituzioni si sono fatte male i conti, oppure hanno dalla loro parte dei cattivi suggeritori.

Nei prossimi articoli cercherò di approfondire ulteriori aspetti che devono essere trattati a parte per la loro complessità.