Nella seconda parte del nostro viaggio alla scoperta del rapporto presentato dalla SVIMEZ il 16 luglio 2009 sulle condizioni del mezzogiorno,analizzeremo i punti del rapporto che rispettivamente riguardano le politiche di finanza pubblica,le politiche infrastrutturali e le politiche creditizie.
- Le politiche di finanza pubblica
Attualmente il Sud ha un livello di spesa pubblica pro capite più basso rispetto al Centro Nord, anche non considerando la spesa previdenziale che è più elevata laddove ci sono maggiore occupazione e retribuzioni più alte: non è esatto, quindi, sostenere che vi sia un eccesso di spesa nel Mezzogiorno. La spesa pubblica pro capite nel Mezzogiorno è stata nel 2007 pari a 10.490 euro, inferiore rispetto ai 12.300 euro pro capiti del Centro Nord .
Le risorse di competenza assegnate dalla Finanziaria al FAS (4.543 milioni di euro) hanno subito nel corso dell’anno importanti tagli, per un ammontare di 1.581 milioni di euro. Le risorse complessivamente disponibili, comprensive dei residui passivi all’inizio dell’anno e al netto dell’accantonamento disposto dalla Finanziaria 2007, sono state pari a 6.720 milioni.
E’ difficile sostenere che il Mezzogiorno goda di un eccesso di risorse o che spenda troppo;occorre piuttosto valutare la capacità ed efficacia di tale spesa. Anzi, le Regioni meridionali hanno un livello di spesa pubblica, sia corrente che in conto capitale, inferiore alle altre nonostante i finanziamenti aggiuntivi ad esse destinati, che in realtà diventano così sostitutivi e servono a coprire le ordinarie
- Le politiche infrastrutturali
In linea generale è necessari dire che per quel che riguarda gli investimenti infrastrutturali del Settore Pubblico Allargato,questi sono cresciuti al Centro Nord dell’17,8% e al Sud del 6,9%.
Analizziamo ora punto per punto i vari settori delle infrastrutture:
Autostrade - La rete stradale nel Mezzogiorno presenta un indice di diffusione in linea
Ferrovie - Al Sud la dotazione è minore e la qualità modesta. Ad esempio solo il 7,8% delle linee ad alta velocità, cioè il tratto campano Roma-Napoli, risulta localizzato nel Mezzogiorno. L’offerta di servizi ferroviari è particolarmente modesta al Sud, dove le percorrenze dei treni (treni-km)sono soltanto il 17% del totale per le merci e il 23% per i passeggeri, un valore non diverso dalla situazione di dieci anni fa.
Porti - Nel Mezzogiorno i porti sono numerosi ma la maggior parte è di piccola dimensione e orientata al transito passeggeri. Ciò che limita maggiormente il potenziale sviluppo dei porti è la carenza dei centri intermodali. Nel Mezzogiorno l’indice di dotazione è pari ad appena un ventesimo del totale nazionale.
Aeroporti - Il livello degli aeroporti nelle regioni meridionali è accettabile, pur mancando scali in Molise e Basilicata. La criticità più forte è data ancora una volta dalla carenza di collegamenti. Nessun aeroporto del Mezzogiorno, ad eccezione di Palermo, ad esempio è collegato con un stazione
Acqua - A livello nazionale circa 1/3 dell’acqua immessa in acquedotto viene dispersa. Nel Mezzogiorno la situazione si fa ancora più critica, con il 37% dell’acqua sprecata. In testa alla poco invidiabile classifica
Energia - La dotazione di reti di energia elettrica è al Sud molto carente. Le interruzioni di energia elettrica sono ancora molto diffuse in Sicilia (il doppiodella media nazionale), Campania e Calabria.
Differenziata – A fronte di una media nazionale del 27,5% (con il Nord a 42,4%), il Sud resta lontano anni luce, fermo all’11,6%. Ma non tutto: non mancano infatti le eccezioni come
Impianti – Dei 47 impianti di incenerimento italiani solo 7 sono nel Sud, concentrati in
Sismi, frane ed erosioni – I 5.581 comuni italiani a rischio idrogeologico secondo il Ministero dell’Ambiente si concentrano in alcune regioni: Valle d’Aosta, Umbria, Calabria, Toscana e Marche, con valori compresi tra il 100 e il 98% di sismicità. A guidare la poco invidiabile classifica
Logistica - Nel 2008 nel Mezzogiorno i volumi di traffico container sono scesi di quasi il 4% a
Internet e la banda larga - La diffusione della banda larga in Italia è cresciuta molto dal 2002 al 2007: in base agli ultimi dati disponibili (2005) in Italia sono presenti 7,7 milioni di km di cavi ottici, di cui 2,1 nel Mezzogiorno. Nel 2009 possiedono un personal computer poco più del 53% delle famiglie del Centro-Nord e il 45% delle famiglie meridionali,; l'accesso ad internet è presente nel 35,2% nelle famiglie meridionali e in quasi il 45,2% nelle famiglie centro-settentrionali.
Bisogna puntare su ben individuate priorità: sarebbe opportuno riorientare la spesa per le infrastrutture su poche e significative priorità, sugli interventi immediatamente realizzabili e di indubbia efficacia, su progetti che possano avere una sicura valenza meridionalistica. Occorre sfruttare il vantaggio geografico del Mezzogiorno nelle rotte tra Far East ed Europa con una strategia integrata che investa tutte le articolazioni del Paese (valichi alpini, reti ferroviarie,stradali, collegamenti ai porti e alle strutture di movimentazione e lavorazione delle merci). La concorrenza mediterranea dovrebbe indurre a sviluppare nel Sud nuove opportunità di sviluppo, come dimostra il caso eccellente dell’interporto di Nola.
- Le politiche creditizie
Sportelli - L’Italia è il paese con il più alto numero di sportelli per abitante in Europa dopo
Famiglie - Nel 2008 i prestiti bancari alle famiglie del Mezzogiorno sono cresciuti quasi del 7%, in rallentamento rispetto all’anno precedente. Il calo è stato più forte nel comparto dei mutui. Crescita ancora più ridotta per i prestiti alle imprese (+5,4%, erano il doppio nel 2007), che sono stati più contenuti specialmente per le aziende di piccole dimensioni.
La “rete creditizia” meridionale risulta quantitativamente ma si rivela relativamente più fragile ed inadeguata funzionalmente ad accompagnare lo sviluppo delle imprese. Occorrerebbe individuare forme di controllo e di promozione tali da rendere la rete bancaria molto più incisiva e vantaggiosa per i sistemi produttivi locali. Potrebbe essere auspicabile la promozione da parte delle Regioni meridionali di un “osservatorio attivo” capace di dettare (e non di imporre) linee guida di comportamento nei confronti del sistema bancario. L’azione dovrebbe essere anche quella di promuovere un significativo irrobustimento di una “rete” di banche locali, premessa essenziale per avviare un nuovo e più fisiologico rapporto con la clientela.
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