venerdì 4 marzo 2011

Partitocrazia

In ogni città i partiti nazionali posizionano i propri uomini per tenere sotto controllo la politica locale: il Pdl, ad esempio, ha demandato questo compito a Mario Landolfi e Nicola Cosentino; l'Udc ha collocato il vetusto Ciriaco De Mita; l'Italia dei Valori ha posizionato Nello Formisano; mentre il Partito Democratico, dopo la batosta Cozzolino, si sta arrovellando ancora. Gli unici candidati sindaci certi sono Luigi De Magistris per l'Idv e Clemente Mastella per i Popolari per il Sud, quest'ultimo in particolare viene dato nei sondaggi all'8%, in altre parole con la capacità di dettare gli equilibri della eventuale maggioranza consiliare che si imporrà al Comune.

Insomma il fior fiore della politica nazionale è stato rifilato a Napoli e alla sua sventurata regione. Gente che non è capace nemmeno di organizzare delle dimissioni secondo le procedure previste dalla legge (forse è l'abitudine a non applicarla mai).
La mossa (fallita) del centrodestra di sfiduciare il consiglio comunale tramite le dimissioni di massa rivela come i suoi dirigenti non siano così sicuri di poter vincere le elezioni di maggio: il ritorno dei rifiuti, le avventure di Berlusconi e la corruzione della classe politica locale sono dei macigni che altrove avrebbero fatto cadere dei governi e avrebbero sbriciolato una classe dirigente, qui l'unico peso consiste nella perdita di qualche punto percentuale nei sondaggi. Sufficiente però ad impedire al Pdl di diventare maggioranza. Un atto di forza quindi, quello del centrodestra, che in realtà è un atto di debolezza.

Il centrosinistra, d'altro canto, non è stato capace di gestire neanche la normale amministrazione da 20 anni che è al potere, e non si capisce come possa farlo da qui ad altri 5 anni con in più la Provincia e la Regione occupate dal partito di Berlusconi.

L'ingovernabilità e l'incapacità di esprimere una schiera di persone interessate al bene pubblico non è una questione di destra o di sinistra, semplicemente ristretta alla realtà napoletana; riguarda tutta l'Italia ed è da ricercare nella partitocrazia. Non è mai esistita una "propensione culturale all'illegalità" degli italiani e autocommiserarsi è la cosa peggiore che un popolo possa mai commettere. Può essere retorico, ma la classe dirigente attuale va sostituita di sana pianta, continuare a credere nei partiti politici attuali è un'utopia.

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