giovedì 18 giugno 2009

Colonia Napoli

Dall’assassinio di Petru in poi, avvenuto circa un mese fa, questi sorci sbucati da chissà quali tane si sono ancora affrontati con le armi da fuoco nei vicoli dei Quartieri Spagnoli. L’ultimo agguato risale a due giorni fa, quando un ragazzino quindicenne e suo padre sono stati feriti con colpi di pistola in momenti differenti. Dapprima il minorenne, centrato da un proiettile alla gamba. Di poi il padre, colpito "solo" alla mano. Entrambi sono stati ricoverati all’Ospedale dei Pellegrini, dove poche ore dopo sono stati subito dimessi. Secondo gli inquirenti l’agguato va inserito nel contesto della faida esplosa negli ultimi tempi tra i clan Ricci-Sarno e i Mariano, detti anche "Picuozzo". Nei giorni ancora precedenti sono stati numerosi i ferimenti, le sparatorie e le intimidazioni.
I Sarno di Ponticelli sono forse il clan più invasivo della città. Mentre l’attenzione del governo e dei media era soltanto per i Casalesi, il gruppo di Vincenzo e Giuseppe Sarno acquisiva potere su gran parte del territorio cittadino, trasformandosi in una vera e propria cupola in grado di occupare ogni tipo d’attività commerciale e di taglieggiare chiunque, dai venditori ambulanti ai parcheggiatori abusivi. In seguito alla scarcerazione di Marco Mariano, uno dei tre fratelli Mariano che negli anni ’80 fondò l’omonimo clan, diverse personalità "illustri" che non si vedevano più da tempo ai Quartieri hanno fatto il loro ritorno, intenzionate a riprendere "ciò che è loro". Il potere dei Riccio-Sarno, rafforzato anche dall’alleanza con Antonio D’Amico detto "fravulella", si è fatto forte in questi anni, inserendosi nel vuoto di potere generato dalla scomparsa di clan come i "Faiano" o De Biase e i Russo. Come andrà a finire, anche tenendo conto del gioco di alleanze aperto dai Mariano che cercano disperatamente appoggi con i clan del Pallonetto di Santa Lucia e del Cavone, non è dato sapere. Bisogna tuttavia tenere conto che sostanzialmente in città sono quattro i fronti aperti: i Quartieri Spagnoli, Secondigliano, Ponticelli e l’area attorno Piazza Mercato. Terreni di conquista di bande criminali dedite ad ogni tipo di attività lucrosa.

Detto ciò mi sento però in dovere di parlare e di dare un giudizio personale, benchè negli articoli di cronaca, si sa, non è mai consigliabile parlare in prima persona. Napoli è allo sbando. Viabilità, rifiuti, criminalità, urbanistica; cose che dal vocabolario degli amministratori cittadini, fin dai tempi di Sua Maestà Achille Lauro, sono scappate via urlando di fronte a tanto scempio. Constato che la vera indifferenza, oltre che nei quartieri popolari, si riscontra soprattutto nella Napoli "bene". La classe borghese cittadina è la vera grande assente delle vicende della città, o peggio, parte di essa preferisce offrire supporto logistico ai clan. La classe politica nostrana è infatti composta principalmente da elementi di questa imbelle borghesia. E’ incredibile che un uomo come Antonio Bassolino, dopo vent’anni di magna magna generale e di spartizione indiscriminata della Campania, sia ancora presidente della Regione. Per anni non ha fatto altro che parlare di quella dannata metropolitana, vera e propria ossessione del governatore, che doveva trasformare Napoli e l’hinterland in una groviera e ha finito invece col fare peggio, intasando definitivamente il già caotico traffico cittadino a furia di interminabili cantieri. Non che l’ascesa alla Provincia di un uomo come Luigi Cesaro sia promettente. Al di là delle sue evidenti difficoltà linguistiche, i guai giudiziari che lo coinvolgono sono di una gravità inaudita. Viene in particolare accusato dall’imprenditore Gaetano Vassallo di essere il referente del clan dei Casalesi, e inoltre vengono tirati in ballo in diverse deposizioni anche Nicola Cosentino e Mario Landolfi, cioè tutto l’establishment del PdL campano. Eppure ha vinto con quasi il 60% grazie allo spot dei sacchetti dell’immondizia scomparsi dalle strade e ad un decreto rifiuti per la verità molto discutibile.

Riguardo la morte di Petru, vorrei dire un’ultima cosa. La città vive nell’indifferenza più esasperata, quasi a voler essere una sorta di autodifesa al malgoverno imperante. Quando quei pistoleri cocainomani armati di mitragliette hanno seminato il panico nei pressi della stazione della Cumana di Montesanto, tutti pensavano certamente a fuggire e basta. Io non ci sto all’ennesima aggressione mediatica della città. Non si può chiedere ad una ventina di persone coi bambini in mano di ragionare, di soccorrere il povero Petru. Probabilmente non avevano nemmeno capito che il giovane romeno era stato colpito dai proiettili. Piuttosto dov’erano le guardie giurate armate che sorvegliavano la stazione? Non dico che dovevano mettersi a fare i cowboy dalla pensilina che dà sulla piazzetta di Montesanto e fare fuoco contro i killer, però potevano benissimo soccorrere Petru e portarlo all’Ospedale dei Pellegrini, distante meno di cento metri dalla stazione. Questo è il loro lavoro: sorveglianza e sicurezza. Invece non ve n’è traccia, nemmeno nei filmati delle telecamere a circuito chiuso. Saranno scappati, che dire.
Ragionare a mente fredda senza trovarsi nel bel mezzo di una sparatoria è facile. E’ facile scagliarsi contro i "soliti" Napoletani terroni, sporchi e mariuoli. E’ da benpensanti dire: "Ecco il cuore di Napoli", "Vergognati Napoli". E’ pura ipocrisia. Ma le campagne discriminatorie nei confronti degli stranieri sono nate nelle fosche lande della civilissima Padania e queste sì sono cose da vergognarsene, mica da vantarsene come fa Borghezio.
Ora come ora so solo che Petru è morto e con lui tantissime vittime innocenti delle faide di camorra, non importa se sei rumeno, italiano o africano.
Incredibile come anche suonare la fisarmonica possa uccidere a Napoli. Quasi grottesco.

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