sabato 13 giugno 2009

Intercettazioni: insulto alle vittime di mafia

Sono passati all’incirca cinque anni dalla morte di Gelsomina Verde, una ragazza di 22 anni torturata ed uccisa con un colpo alla nuca durante la faida di Scampia perchè fidanzata per alcuni mesi con un uomo appartenente al clan degli Scissionisti. Il corpo venne gettato nella sua automobile e dato alle fiamme, trasformandolo in un "tronco irrigidito, tutto nero, il volto solo un teschio annerito, le gambe scuoiate dalle fiamme" (Roberto Saviano, Gomorra pag. 95). Cosimo Di Lauro, figlio del famigerato boss Paolo Di Lauro, meglio conosciuto come Ciruzzo ’o milionario, venne condannato sei mesi fa all’ergastolo, essendo ritenuto dai magistrati il mandante dell’efferato omicidio. Ugo De Lucia, l’esecutore materiale, era stato anch’egli condannato due anni prima. I giudici in tutto comminarono 120 anni di carcere ai responsabili della sanguinosa faida.


Perchè rievocare questa pagina nerissima della millenaria storia di Napoli, dell’Italia? Perchè gli arresti eseguiti dalla magistratura contro i killer dei Di Lauro e degli Scissionisti e le relative condanne penali sono state inflitte grazie al supporto decisivo di un enorme quantitativo di intercettazioni ambientali e telefoniche, come sottoscrivono i giudici. Telefonate che, insieme all’apporto delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, divengono schiaccianti nella risoluzione di un processo come quello di Gelsomina Verde, ma non solo. Il ddl intercettazioni approvato in Parlamento blocca anche questo tipo di processi. Difficilmente oggi sapremmo i nomi degli assassini di Gelsomina e di tante altre vittime di mafia e di camorra. Senza la possibilità di poter intercettare, non si sarebbero potuti comminare i 120 anni di ergastolo ai criminali responsabili della faida di Scampia. Boss e affiliati, che già escono fin troppo facilmente dalle prigioni, avranno una forte chance in più di beffare la magistratura, ingolfata già all’inverosimile di pratiche e processi arretrati, viene ora aggravata ancor di più dall’introduzione del reato di clandestinità, prevista dal "pacchetto sicurezza" del governo, nella volontà politica e mediatica di trasformare il lavavetri marocchino e il rom negli untori della bella e felice società italiana. Ecco perchè sostanzialmente, senza troppi giri di parole, il provvedimento del governo sulle intercettazioni è un insulto bello e buono a tutte le vittime innocenti di mafia, di ’ndrangheta e di camorra. Ed apre a scenari di maggiore repressione sulle attività investigative degli organi giudiziari.


Bacio Alfano

Il procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, ha addirittura definito il provvedimento del centrodestra: "Siluro alla sicurezza di tutti i cittadini e impunità per fior di delinquenti". Non è possibile che per mettere al sicuro politici ed imprenditori mariuoli o un Marcello Dell’Utri o un Salvatore Cuffaro, condannati entrambi per concorso esterno in associazione mafiosa, un reato la cui eccezionale gravità noi Italiani forse abbiamo dimenticato, si debba mettere a repentaglio la gracile sicurezza della Nazione, che consiste non già nell’arrivo di immig

rati bensì nel dilagare della corruzione e nell’aumento del potere delle organizzazioni mafiose. Soprattutto non possiamo

accettare che si getti fango su vittime che non avrebbero potuto avere giustizia senza le intercettazioni, per regio decreto di Papi Silvio e di Alfano "Croce Napoli".


Ps: Ecco cosa partorisce la tolleranza esasperata. Sono anni che campeggia a Via Toledo, centralissima strada di Napoli, un enorme graffito con la scritta "Forza Faiani", inneggiante al gruppo criminale dei Di Biase detti "Faiano" operante in passato nel centro storico cittadino. Uguali scritte campeggiano anche in altre parti della medesima strada e nei vicoletti dei Quartieri Spagnoli. Non rappresentano anche questi degli insulti a chi combatte la criminalità organizzata quotidianamente e a chi ha perso la vita combattendola? Cosa aspettano le autorità a cancellarle queste scritte, ci vuole molto? La memoria delle vittime va conservata, di certo non quella dei carnefici.

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