mercoledì 3 giugno 2009

Il silenzio sulla discarica di Chiaiano

Il silenzio fa paura; non le proteste, le manifestazioni o gli scandali giudiziari. Al terribile periodo delle stragi e degli anni di piombo, in Italia è sopraggiunto un’altra terribile fase storica, quella del silenzio, dello status quo. Anche sulla vicenda della discarica di Chiaiano.
Un silenzio spaventoso è calato sulla vicenda della discarica di Chiaiano, a Napoli. Ad un anno dalle manifestazioni, dai cortei, dagli scontri e dal caos scaturito dall’emergenza rifiuti, ecco che improvvisamente tutto è stato messo a tacere: è calata la "pax berlusconiana". Perizie, carotaggi, tecnici del “sì” e tecnici del “no”, la scienza che diventa un’opinione di fronte alla chiara infattibilità del progetto governativo, dettato da ben altri interessi che da quelli riguardanti la collettività. E’ come se avessero creato una discarica nel centro di Fiesole, a pochi passi da Firenze. Nessuno farebbe una cosa del genere, perché a Napoli invece ciò si può fare? Eppure le soluzioni alternative per risolvere l’emergenza rifiuti sono tantissime e molto meno dispendiose ed invasive di quelle governative.

Venuto meno l’appoggio popolare, a quei pochi che rimangono a contestare attivamente l’operato del governo a Chiaiano non resta che l’isolamento. Anche perché al minimo accenno di rivolta, la repressione delle forze di polizia e di carabinieri è subito massiccia.

Giorni fa, in concomitanza con le veementi proteste dei disoccupati organizzati, decine di persone scesero in strada di notte a bloccare Via Cupa dei Cani, principale ingresso alla cava, per ostacolare l’arrivo degli autocompattatori, rumorosi e maleodoranti. L’intervento delle forze dell’ordine mise in fuga queste persone che, a detta dei media (che non sono mai la bocca della verità, anzi), avrebbero cercato anche di dare fuoco ai copertoni gettati sull’asfalto.

Nessun giornalista ha detto poi che Chiaiano con la sua selva è stata inserita dal Ministero dell‘Ambiente nel catalogo Paesaggio Rurale Storico Italiano, rappresentando così un “patrimonio storico nazionale” da salvaguardare. Ha senso dirlo dopo averci gettato già migliaia di tonnellate di rifiuti all’interno del Parco delle Colline, no? Perché l’intera selva è una discarica a cielo aperto, in cui la camorra ha sversato un quantitativo di rifiuti speciali negli anni pari a svariati milioni di tonnellate. In zona comandano i Nuvoletta, le cave sarebbero appartenute a uomini dei clan prima di essere vendute all’Impregilo e poi essere requisite dal governo. Cave tufacee, instabili e sottoposte all’azione degli agenti atmosferici. Alle prime piogge si verificano allagamenti e smottamenti, mettendo a rischio l’incolumità stessa di chi ci lavora dentro.

E la politica? Cosa ha fatto la politica? Il Comune di Napoli si è semplicemente prostrato a Berlusconi e a Bertolaso, il Comune di Marano di Napoli non ha potuto fare certamente molto. Interessi e connivenze con la criminalità organizzata e con apparati dello Stato “deviati” sono troppo forti perché si venga a creare un fronte politico compatto contro la discarica, che si manifesta soltanto con la comparsa sulla scena di singole personalità che tuttavia strumentalizzano la protesta a scopo di voto, specialmente in campagna elettorale.

E la gente? Che fine hanno fatto tutte quelle persone che si opponevano alla realizzazione della discarica? Colpevolmente svanite. Il potere scaturisce dalla rassegnazione della gente, di certo non nasce naturalmente nelle lobby. Frattanto quell’ammasso di rifiuti continua a crescere, con il rischio che il governo decida di militarizzare e utilizzare anche le altre cave per continuare a sversare.



Ps
: Esposto di Tommaso Sodano in Procura contro l’inceneritore di Acerra e la discarica di Chiaiano. Vedremo come andrà anche questo ennesimo tentativo.

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