mercoledì 15 luglio 2009

La Procura indaga sul depuratore di Cuma

In seguito alle notizie che si sono diffuse in questi giorni sulla non balneabilità di tutto il litorale domitio e flegreo, la Procura di Napoli ha aperto un fascicolo riguardo la gestione del depuratore di Cuma e sulla società Hydrogest Spa. I dati dell'ARPAC e del Comune di Bacoli non tranquillizzano i bagnanti e non si può dare loro torto: l'ente protezione ambientale campano è stato più volte contraddetto da Legambiente (che ha conferito il primato di litorale più inquinato alla Campania) e dal fatto che sussistano diversi conflitti d'interesse al suo interno. Per esempio, nel caso della discarica di Chiaiano, l'ARPAC diede parere favorevole proprio quando uno dei suoi componenti faceva parte della società che avrebbe gestito la discarica.
Riguardo la gestione passata del depuratore, la Procura ha emesso una sentenza dichiarando che nel 2003 furono sversati senza alcun trattamento diversi fusti di percolato, il liquido che si forma durante la decomposizione dei rifiuti. La ditta Pianese contribuì dunque ad ammalorare la condizione dell'impianto.
Ma più volte si è insinuato il sospetto che la condizione degli impianti venga lasciata penosa proprio per favorire il traffico illecito di rifiuti tossici e la costruzione di piscine a pagamento in tutta l'area domitia, la cui economia è in mano alla camorra.

Realtà questa a cui non è più possibile sfuggire o far finta che non esista.

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