sabato 25 luglio 2009

Sempre più a...Sud (Parte I)

Il 16 luglio è stato presentato dalla SVIMEZ,l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno,il Rapporto 2009 sull’economia del meridione. Il quadro tracciato dal rapporto è a dir poco agghiacciante in quanto mostra come il paese viaggi a velocità diverse.Il rapporto però non si limita a sottolineare l’esistenza cronica di un divario tra Nord e Sud Italia ma anzi mostra come questo divario sia progressivamente aumentato negli ultimi dieci anni. Cerchiamo di analizzarlo punto per punto,facendone una sintesi. Per comodità abbiamo diviso l’esposizione del rapporto in 4 parti.
La prima parte dello studio affronta l’analisi delle politiche economiche generali e settoriali,delle politiche industriali e delle politiche di coesione e l’Europa
o Le politiche economiche generali e settoriali
Iniziamo con l’analizzare il Pil (prodotto interno lordo). Nel 2008 il Pil ha segnato nel Mezzogiorno-1,1% . Ormai da sette anni consecutivi il Sud cresce meno del Centro-Nord, cosa che non è mai successa dal dopoguerra a oggi. A livello regionale la Campania mostra una diminuzione del Pil particolarmente elevata (-2,8%), mentre le altre regioni meridionali presentano perdite più contenute. Meno colpita dalla crisi la Puglia (-0,2%). Se si raffronta il Pil per abitante tra Nord e Sud viene fuori che nel 2008 nel Mezzogiorno è stato 17.971 euro, circa il 59% del Centro-Nord (30.681 euro).
Nel 1951 nel Mezzogiorno veniva prodotto il 23,9% del Pil nazionale. Sessant’anni dopo, nel
2008, la quota è rimasta sostanzialmente immutata (23,8%). Dal 1951 al 2008 il Sud è cresciuto circa agli stessi ritmi del Centro-Nord, ma non è riuscito e non riesce a recuperare il gap di sviluppo.

Passiamo con l’analizzare i vari settori:
Agricoltura - Nel 2008 l’agricoltura meridionale ha tenuto molto più degli altri settori e
ha invertito il trend negativo iniziato nel 2005. In particolare, molto positiva è stata la
performance della Basilicata (+24%); segno meno solo in Campania (-1,8%) e Calabria (-0,8%).
Aziende agricole - Nonostante gli sforzi e i progressi degli ultimi anni le criticità
strutturali di fondo restano: la dimensione media delle aziende nel Mezzogiorno è di 6
ettari, contro i quasi 10 del Centro-Nord. Dal 2001 al 2008 la crescita della produttività agricola meridionale è stata la metà di quella del Centro-Nord (+8,9% contro +17%). A pesare ulteriormente sulla poca competitività è il costo del lavoro per unità di prodotto, che nel Sud è superiore del 38% a quello del Centro- Nord
Export - Crescono però le esportazioni: nel 2008 +9,7% al Sud, più del triplo del
Centro-Nord, con un vero e proprio boom verso i mercati extra Ue (+36%).
Industria -La recessione si è fatta sentire in modo particolare al Sud, con un calo del Pil industriale nel 2008 del 3,8%, mentre le produzioni manifatturiere hanno segnato un calo di oltre il 6%. A tirare giù l’industria meridionale soprattutto macchine e mezzi di trasporto (-10,5%), settore dei metalli e chimico-farmaceutico (-7,1%). In controtendenza invece il settore energetico, che ha segnato un rialzo dell’8,7% a causa soprattutto del calo del prezzo delle materie prime.
Occupazione industriale - Sull’industria meridionale pesa soprattutto la scarsa produttività (il divario con il centro-Nord è di oltre 22 punti percentuali) e le ridotte dimensioni delle imprese.
Immediato il contraccolpo sull’occupazione: 23mila lavoratori del comparto auto hanno perso il lavoro al Sud nel 2008. Dal 2004 al 2008 il settore manifatturiero ha espulso quasi 33mila lavoratori.).
Edilizia - La crisi non ha risparmiato il settore edile: dopo la forte crescita degli ultimi otto anni (quasi +16%), nel 2008 il Sud ha segnato un calo degli investimenti del 2% rispetto all’anno precedente. Sul fronte occupazione il Mezzogiorno ha registrato una flessione dell’1,2%, pari a 7mila lavoratori in meno, il doppio del Centro-Nord, di cui quasi 5mila lavoratori autonomi. La vera piaga del settore edile è data però soprattutto dal sommerso: secondo stime SVIMEZ i lavoratori in nero occupati nel settore sarebbero 180mila, di cui il 63% (110mila) concentrati al Sud.
Servizi e terziario - Sempre per effetto della crisi, per la prima volta dal 2000 il Pil del settore dei servizi è calato. Al Sud, dopo quattro anni di forte crescita, nel 2008 il Pil è sceso dello 0,3%, con un calo quasi del 3% nel comparto commercio. La crescita degli occupati nel settore è stata molto contenuta e al Sud ha segnato + 0,2%, pari a 10mila nuovi posti di lavoro.
Turismo - Nel 2007 nel Mezzogiorno gli arrivi e le presenze di turisti stranieri sono aumentati del 6 e del 5% rispetto all’anno precedente, a fronte del 4% e del 2,1% del
Centro-Nord. Nonostante questo, il Mezzogiorno non riesce ad esercitare sui turisti italiani e stranieri una forte capacità attrattiva, a causa di critiche difficoltà strutturali. Il turismo al Sud è soprattutto domestico, di prossimità: circa il 60% dei vacanzieri infatti proviene dalle diverse regioni meridionali, più il Lazio.Punti critici nell’attrazione dei turisti sono dati dalla scarsità di servizi e trasporti: pochi aeroporti poco collegati con voli low cost e città europee; trasporti pubblici carenti; rete ferroviaria a binario unico e sistema autostradale sotto dotato.
A differenza del passato, nel Sud oggi la crisi rischia di mordere maggiormente con effetti fortemente negativi sui consumi, investimenti e occupazione. Questo perché l’economia meridionale somma all’inversione ciclica debolezze strutturali che affondano le loro radici nel tempo. La leggera convergenza con il Centro-Nord viene raggiunta per via patologica, non con maggiore crescita, ma con perdita di popolazione. Tale dinamica è in controtendenza con quanto avviene nelle aree deboli nel resto dell’Europa.

Ogni anno,nel quinquennio 2002-2007, il Mezzogiorno d'Italia è cresciuto meno del resto d'Italia.

o
Le Politiche industriali

Per quanto riguarda le politiche industriali lo studio afferma che In Italia nel 2007 c’è stato un crollo rispetto all’anno precedente sia del numero di domande per agevolazioni, che ha sfiorato il 76%, sia degli importi, diminuiti da 6 miliardi e mezzo a 1 miliardo e mezzo. Se al Centro Nord,le agevolazioni si sono ridotte del 27% rispetto all’anno prima,nel Mezzogiorno invece il calo è stato dell’86,5%.
Il motivo è stato il sostanziale azzeramento degli interventi per ridurre gli squilibri territoriali.
La modesta presenza delle multinazionali nell’intero sistema economico del Mezzogiorno appare fortemente penalizzante. Le perduranti difficoltà sperimentate nel corso degli anni duemila dalle piccole e medie imprese del Mezzogiorno spingono a riproporre le ragioni di una “politica industriale regionale” in grado di affrontare i fattori strutturali endogeni alla base di tali difficoltà. Il problema che bisogna affrontare è come far maturare il tessuto imprenditoriale meridionale. Che ciò possa avvenire senz’altro con il miglioramento delle condizioni del contesto civile è desiderabile, ma non dimostrato.
o Le politiche di coesione e l’Europa
La presa d’atto della scarsa efficacia della programmazione 2000-2006 ai fini dello sviluppo del Mezzogiorno sta chiaramente ad indicare la necessità di una svolta sia per quanto riguarda le modalità di programmazione e la focalizzazione della spesa, sia per quanto riguarda la realizzazione degli interventi. Rispetto al percorso sin qui seguito parrebbe necessario procedere ad un più forte processo di “riforma interna” della programmazione, che, pur evitando di determinare“rotture” traumatiche che rischierebbero di ritardare la spesa e far perdere le risorse, ponga più stringenti vincoli alla frammentazione, alla dispersione territoriale, e a quell’eccesso di localismi che ha non marginalmente condizionato i risultati delle politiche.

Nessun commento:

Posta un commento

Chiunque può liberamente inserire un commento. Insulti o sproloqui vari verranno immediatamente cancellati.