martedì 28 luglio 2009

Sempre più a ..Sud (Parte II)


Nella seconda parte del nostro viaggio alla scoperta del rapporto presentato dalla SVIMEZ il 16 luglio 2009 sulle condizioni del mezzogiorno,analizzeremo i punti del rapporto che rispettivamente riguardano le politiche di finanza pubblica,le politiche infrastrutturali e le politiche creditizie.

  • Le politiche di finanza pubblica

Attualmente il Sud ha un livello di spesa pubblica pro capite più basso rispetto al Centro Nord, anche non considerando la spesa previdenziale che è più elevata laddove ci sono maggiore occupazione e retribuzioni più alte: non è esatto, quindi, sostenere che vi sia un eccesso di spesa nel Mezzogiorno. La spesa pubblica pro capite nel Mezzogiorno è stata nel 2007 pari a 10.490 euro, inferiore rispetto ai 12.300 euro pro capiti del Centro Nord .
Le risorse di competenza assegnate dalla Finanziaria al FAS (4.543 milioni di euro) hanno subito nel corso dell’anno importanti tagli, per un ammontare di 1.581 milioni di euro. Le risorse complessivamente disponibili, comprensive dei residui passivi all’inizio dell’anno e al netto dell’accantonamento disposto dalla Finanziaria 2007, sono state pari a 6.720 milioni.
E’ difficile sostenere che il Mezzogiorno goda di un eccesso di risorse o che spenda troppo;occorre piuttosto valutare la capacità ed efficacia di tale spesa. Anzi, le Regioni meridionali hanno un livello di spesa pubblica, sia corrente che in conto capitale, inferiore alle altre nonostante i finanziamenti aggiuntivi ad esse destinati, che in realtà diventano così sostitutivi e servono a coprire le ordinarie esigenze di dotazione di capitale e di sostegno agli investimenti.

  • Le politiche infrastrutturali

In linea generale è necessari dire che per quel che riguarda gli investimenti infrastrutturali del Settore Pubblico Allargato,questi sono cresciuti al Centro Nord dell’17,8% e al Sud del 6,9%.
Analizziamo ora punto per punto i vari settori delle infrastrutture:
Autostrade
- La rete stradale nel Mezzogiorno presenta un indice di diffusione in linea con la media nazionale, ma è costituita prevalentemente da strade con caratteristiche non autostradali.
Ferrovie
- Al Sud la dotazione è minore e la qualità modesta. Ad esempio solo il 7,8% delle linee ad alta velocità, cioè il tratto campano Roma-Napoli, risulta localizzato nel Mezzogiorno. L’offerta di servizi ferroviari è particolarmente modesta al Sud, dove le percorrenze dei treni (treni-km)sono soltanto il 17% del totale per le merci e il 23% per i passeggeri, un valore non diverso dalla situazione di dieci anni fa.
Porti
- Nel Mezzogiorno i porti sono numerosi ma la maggior parte è di piccola dimensione e orientata al transito passeggeri. Ciò che limita maggiormente il potenziale sviluppo dei porti è la carenza dei centri intermodali. Nel Mezzogiorno l’indice di dotazione è pari ad appena un ventesimo del totale nazionale.
Aeroporti -
Il livello degli aeroporti nelle regioni meridionali è accettabile, pur mancando scali in Molise e Basilicata. La criticità più forte è data ancora una volta dalla carenza di collegamenti. Nessun aeroporto del Mezzogiorno, ad eccezione di Palermo, ad esempio è collegato con un stazione ferroviaria
Acqua -
A livello nazionale circa 1/3 dell’acqua immessa in acquedotto viene dispersa. Nel Mezzogiorno la situazione si fa ancora più critica, con il 37% dell’acqua sprecata. In testa alla poco invidiabile classifica la Puglia, con oltre il 46% di dispersione, seguita da Sardegna (43%) e Abruzzo (41%). Praticamente in Puglia su 308 metri cubi d’acqua pro capite (dati 2005) immessi nelle tubature solo 165 arrivano a destinazione. Se a livello nazionale solo il 3,2% della popolazione non dispone di acque depurate la percentuale sale al Sud, arrivando al 7% in Calabria e addirittura all’11,5% in Campania.In Sicilia il 3% della popolazione è priva di fognature, il 3,6% in Puglia, mentre tale servizio è presente in tutte le altre regioni.
Energia
- La dotazione di reti di energia elettrica è al Sud molto carente. Le interruzioni di energia elettrica sono ancora molto diffuse in Sicilia (il doppiodella media nazionale), Campania e Calabria. Interessante notare che la diffusione delle fonti rinnovabili vede il Sud in testa rispetto al Centro-Nord, con punte eccezionali in Molise, Calabria, Basilicata e Puglia.
Ambiente
– La gestione del ciclo delle risorse naturali al Sud nasconde una realtà molto variegata e curiosa.In dieci anni, dal 1997 al 2008 la produzione di rifiuti urbani è cresciuta nelle regioni meridionali di 1,5 milioni di tonnellate, raggiungendo quota 10,6. A produrre più rifiuti Calabria (+35%, media nazionale +22%), Abruzzo e Puglia (+27%). Nel 2007 ogni cittadino del Sud ha prodotto in media 508 kg di rifiuti.
Differenziata – A fronte di una media nazionale del 27,5% (con il Nord a 42,4%), il Sud resta lontano anni luce, fermo all’11,6%. Ma
non tutto: non mancano infatti le eccezioni come la Sardegna che è al 27,8. Ma il problema vero sono i costi, dovuti a una cattiva gestione del ciclo: la raccolta e il trasporto dell’indifferenziato costa al Sud 80 euro a tonnellata contro i 65 del Centro-Nord. Il trattamento e smaltimento spazia dai 45 euro a tonnellata della Calabria ai 99 della Campania.Situazione ancora peggiore per la differenziata: al Centro-Nord, dove si recuperano maggiori quantità di materiali, il costo medio è di 124 euro a tonnellata, al Sud poco meno del doppio, 220 euro Inoltre se dal 2003 al 2006 a livello nazionale la quantità di rifiuti speciali smaltita a discarica è passata da 19,7 a 18,2 milioni di tonnellate, il Sud ha registrato una crescita di quasi un punto percentuale, da 4,3 a 5,2 milioni di tonnellate.
Impianti – Dei 47 impianti di incenerimento it
aliani solo 7 sono nel Sud, concentrati in Sardegna e Campania. Al Sud fa da padrone lo smaltimento in discarica, con circa l’85% dei rifiuti.
Sismi, frane ed erosioni – I 5.581 comuni italiani a rischio idrogeologico secondo il Ministero dell’Ambiente si concentrano in alcune regioni: Valle d’Aosta, Umbria, Calabria, Toscana e Marche, con valori compresi tra il 100 e il 98% di sismicità. A guidare la poco invidiabile classifica la Calabria, con il 100% dei 409 comuni coinvolti, seguita dalla Basilicata (94%), Molise (89%) e Campania (86%). Il 70% dei comuni siciliani è a rischio per le frane e sono molto colpiti dal fenomeno anche Campania e Calabria.Quanto alle erosi
oni, la situazione è critica in Basilicata, con il 73% dei km di spiaggia colpiti dal fenomeno, seguita da Puglia (48%) e Calabria (34%).
Logistica
- Nel 2008 nel Mezzogiorno i volumi di traffico container sono scesi di quasi il 4% a fronte della crescita del 3% del Centro-Nord. A trainare il segno meno Cagliari (-53,2%) e Salerno (-14%). I porti meridionali perdono inoltre competitività per la mancanza di una adeguata integrazione tra traffico portuale e terrestre. Ad esempio infatti soltanto il 2% dei container al Sud viene instradato via ferrovia, rispetto al 18% del Centro-Nord (il 14% a Livorno, il 18% a Ravenna, il 23% a La Spezia e appena l’1,4% a Gioia Tauro).
Internet e la banda larga
- La diffusione della banda larga in Italia è cresciuta molto dal 2002 al 2007: in base agli ultimi dati disponibili (2005) in Italia sono presenti 7,7 milioni di km di cavi ottici, di cui 2,1 nel Mezzogiorno. Nel 2009 possiedono un personal computer poco più del 53% delle famiglie del Centro-Nord e il 45% delle famiglie meridionali,; l'accesso ad internet è presente nel 35,2% nelle famiglie meridionali e in quasi il 45,2% nelle famiglie centro-settentrionali.
Bisogna puntare su ben indiv
iduate priorità: sarebbe opportuno riorientare la spesa per le infrastrutture su poche e significative priorità, sugli interventi immediatamente realizzabili e di indubbia efficacia, su progetti che possano avere una sicura valenza meridionalistica. Occorre sfruttare il vantaggio geografico del Mezzogiorno nelle rotte tra Far East ed Europa con una strategia integrata che investa tutte le articolazioni del Paese (valichi alpini, reti ferroviarie,stradali, collegamenti ai porti e alle strutture di movimentazione e lavorazione delle merci). La concorrenza mediterranea dovrebbe indurre a sviluppare nel Sud nuove opportunità di sviluppo, come dimostra il caso eccellente dell’interporto di Nola.

  • Le politiche creditizie
Banche - Tra il 1990 e il 2001 il numero di banche presenti nell’area si è ridotto del 46% contro il 20% del Centro-Nord. Il numero di banche meridionali indipendenti, sia Spa che Banche popolari, è crollato da 100 del 1990 a 16 del 2004; negli stessi anni le banche di credito cooperativo (BCC) si sono più che dimezzate (da 213 a 111). Mentre resta forte la dipendenza del sistema bancario meridionale dal Centro-Nord. Nel 2008 il numero di banche operative nel Mezzogiorno è diminuito di 5 unità, portandosi a 223.Tra le 151 banche con sede amministrativa in una delle regioni meridionali 17 facevano parte di gruppi del Centro-Nord
Sportelli
- L’Italia è il paese con il più alto numero di sportelli per abitante in Europa dopo la Spagna, ma la loro diffusione è disomogenea e legata al diverso peso economico regionale (presenza di imprese, densità di popolazione, PIL): per esempio, dal 2001 al 2006 il numero di comuni con sportelli bancari è cresciuto in Lombardia del 21% mentre è calato del 15% in Sardegna, del 9% in Calabria e Sicilia e del 5% in Basilicata.
Accesso al credito
- Resta poi il grande problema dell’accesso al credito: al Sud dal 2004 al 2006 il 9,3% delle imprese ha lamentato difficoltà, contro il 3,8% del Nord. Dal 2007 al 2008 inoltre il tasso di crescita annua dei prestiti alle imprese è crollato al Sud dal 14,9% al 7,9% contro il calo più contenuto a livello nazionale (da 12,4% a 10,2%). A farne le spese le aziende con un numero di addetti inferiore a 20: dal 2007 al 2008 i prestiti a breve termine a piccole imprese meridionali sono crollati da 6,9 a 2,4%mentre nello stesso periodo le aziende del Centro-Nord hanno registrato una dinamica più positiva (da 2,6 a 3,1%)
Famiglie
- Nel 2008 i prestiti bancari alle famiglie del Mezzogiorno sono cresciuti quasi del 7%, in rallentamento rispetto all’anno precedente. Il calo è stato più forte nel comparto dei mutui. Crescita ancora più ridotta per i prestiti alle imprese (+5,4%, erano il doppio nel 2007), che sono stati più contenuti specialmente per le aziende di piccole dimensioni.
La “rete creditizia” meridionale risulta quantitativamente ma si rivela relativamente più fragile ed inadeguata funzionalmente ad accompagnare lo sviluppo delle imprese. Occorrerebbe individuare forme di controllo e di promozione tali da rendere la rete bancaria molto più incisiva e vantaggiosa per i sistemi produttivi locali. Potrebbe essere auspicabile la promozione da parte delle Regioni meridionali di un “osservatorio attivo” capace di dettare (e non di imporre) linee guida di comportamento nei confronti del sistema bancario. L’azione dovrebbe essere anche quella di promuovere un significativo irrobustimento di una “rete” di banche locali, premessa essenziale per avviare un nuovo e più fisiologico rapporto con la clientela.

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